Chip sottopelle per controllare i pedofili e salvare i bimbi dai "mostri"

Tenere d’occhio chi ha commesso crimini sessuali, in particolare quelli contro i minori, grazie ad un chip innestato all’interno del corpo. Questa la proposta che sul The Times ha voluto fare Ken Jones, presidente dell’associazione che nel Regno Unito raccoglie i più alti ufficiali di polizia ACPO.
Il celebre poliziotto, il più alto in grado nei ranghi della polizia inglese e gallese, ritiene che l’impianto sia una proposta da fare a chi viene condannato per atti di pedofilia violenta o per violenza sessuale. In questo modo le autorità potrebbero realizzare, un po’ come già avviene con i progetti di controllo basati su braccialetto elettronico, una "mappa" speciale, che indichi le zone dalle quali queste persone devono tenersi lontane.
Grazie al tracking satellitare reso possibile dal chip, le forze dell’ordine potrebbero tenere sempre sotto controllo gli spostamenti dei "chippati": qualora entrassero nelle "zone rosse" la polizia verrebbe immediatamente avvertita dal sistema di monitoraggio. Si tratterebbe, evidentemente, di aree frequentate dai più piccoli, dalle scuole alle giostre fino alle abitazioni di persone che sono cadute vittima di reati sessuali. Al contrario di braccialetti e cavigliere elettronici, questa la tesi, il chip sarebbe assai più difficile da rimuovere.
"Se siamo pronti a tracciare i movimenti delle automobili – ha dichiarato – perché non dovremmo monitorare quelli delle persone? Si potrebbero chirurgicamente inserire chip nei più pericolosi condannati per reati sessuali che abbiano espresso il proprio consenso". (P.I.)
Il microchip messo a punto dallo scienziato Kevin Warwick si innesta sottopelle e segnala la posizione di chi "lo ospita" 24 ore su 24.
A provare per prima volta l’apparecchio (nel 2002), è stata  Danielle Duval una piccola bambina inglese che è stata microchippata per volere dei suoi genitori a garanzia della sua protezione.
Il funzionamento è semplice: il chip emette un segnale che si traduce con una "X" sullo schermo di un computer sul quale compare la mappa della città. Per di più, il microchip non utilizza solo la tecnologia Gps, ma anche quella dei normali telefoni cellulari. Per la copertura totale, le zone d’ombra come le stazioni del metrò e i tunnel sotterranei devono essere forniti di ricevitori per non perdere il segnale del microchip.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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