Indonesia vuole applicare restrizioni più severe sulla pratica di importazione nota come “jastip”

La pratica degli indonesiani di pagare i connazionali per acquistare prodotti per loro quando viaggiano all’estero, è diventata un’opportunità di business redditizia, rafforzata dalla popolarità dei beni esteri promossi sui social media.
I funzionari della nazione del sud-est asiatico con più di 270 milioni di abitanti, stanno rafforzando la sorveglianza nei porti di ingresso e applicare ulteriori restrizioni per ridurre al minimo le importazioni da parte di semplici cittadini, nel timore che alcuni non riescano a dichiarare il reddito o a ottenere i permessi necessari per accedere a prodotti come generi alimentari e medicinali.
Il modello di business conosciuto come jasa titip, (“affidamento del servizio”), o in breve come jastip, consente agli indonesiani che vanno in vacanza all’estero di guadagnare riportando in patria prodotti dal Giappone, dalla Cina, dal Regno Unito, dalla Tailandia e altrove.
Diane Cahyono si reca a Bangkok ogni due o tre mesi per acquistare borse in tela Gentlewoman, articoli di moda venduti al mercato dell’abbigliamento Pratunam, cosmetici e prodotti per la cura della pelle, snack e altri beni su richiesta.
Diane Cahyono riferendosi a come le tendenze possono influenzare la domanda di jastip, ha affermato: «Gli indonesiani vogliono davvero che gli oggetti siano usati dai loro amici».
Diane Cahyono ha provato jastip per la prima volta in vacanza nel 2019, ma ha iniziato davvero a farlo solo da un anno sulla scia della pandemia di coronavirus, quando non è a Bangkok, collabora con un’amica per procurarsi prodotti o contatta direttamente i fornitori. Promuove i prodotti su Instagram e acquista annunci pubblicitari lì. Inoltre inserisce il suo catalogo prodotti su gruppi WhatsApp e piattaforme di e-commerce come Shopee. La merce di solito la trasporta via cargo da Bangkok alla sua residenza vicino a Giakarta prima di spedirla a livello nazionale.
Diane Cahyono ha affermato: «Le nostre normative doganali ora stanno diventando sempre più severe».
Lo jastip, in effetti, ha attirato l’attenzione delle autorità indonesiane, le recenti azioni del governo potrebbero limitarlo. Il Regolamento emanato lo scorso marzo stabilisce alcuni limiti personali all’importazione di gadget elettronici, inclusi telefoni cellulari e tablet. Zulkifli Hasan ministro del Commercio ha detto che il Regolamento è stato contestato e sarà valutato.
L’ufficio doganale dell’aeroporto internazionale Soekarno-Hatta di Giakarta nello stesso mese di marzo ha affermato che ogni passeggero può portare con sé 5 chilogrammi di prodotti alimentari. L’ufficio ha affermato che in 33 azioni di contrasto è stata distrutta una tonnellata di panini al latte provenienti dalla Thailandia, per un valore di circa 400 milioni di rupie indonesiane (23 milioni di euro), perché privi di certificazione alimentare indonesiana.
Diane Cahyono ha affermato:
«Di solito invio spedizioni di merci da 50 a 100 chilogrammi alla volta, pagando da 5,54 a 7,30 euro per chilogrammo, compresi i dazi doganali. Il prezzo dipende dalle dimensioni e dalla disponibilità del prodotto, nonché dalla distanza percorsa per ottenerlo ed esclude le spese di spedizione locali. Maggiore è l’impegno necessario per ottenere un prodotto, più alto sarà il suo prezzo. È questo il mio dilemma, in quanto venditrice mi trovo nella posizione di utilizzare realmente prodotti stranieri. Chi non vorrebbe amare i prodotti locali? Ma il dilemma è che a parità di prezzo, effettivamente la qualità è diversa».
Esperti ed alcune aziende sono critici nei confronti dello jastip. Bhima Yudhistira Adhinegara, direttore del Centro di studi economici e giuridici con sede a Giacarta, cita il “grande impatto negativo della pratica sugli operatori nazionali”, poiché i clienti possono beneficiare di “beni importati senza sottoporsi a procedure complicate e costosi dazi all’importazione”. Ha affermato:
«Jastip deve essere monitorato più da vicino perché è diventato un concorrente di prodotti simili nel paese. Se gli verrà permesso di continuare, occuperà una grande nicchia del mercato interno. Oltre ad incidere sulla competitività delle imprese, il peso della perdita di reddito derivante dai dazi all’importazione, è da stimare il valore giornaliero delle transazioni di jastip tra 5 e 6 miliardi di rupie, aggiungendo che l’80% del totale è costituito da jastip illegale che non rispetta le normative, e non paga i dazi di importazione e le accise. Le tariffe di importazione legali possono raggiungere il 40%, ciò significa che il paese perde un potenziale reddito di 1,6 miliardi di rupie il giorno».
Anna (non ha voluto rivelare il suo nome completo), si occupa di jastip tra Indonesia e Cina dal 2018, promuovendo gli articoli su WeChat, WhatsApp e Instagram. Li consegna utilizzando 50 o 60 chilogrammi di bagaglio a mano per ogni passeggero o volo cargo e pagando le tasse richieste. Fornisce ai clienti in Indonesia beni provenienti dalla Cina, come smartwatch e articoli di lifestyle del rivenditore discount Miniso, non disponibili in Indonesia. Porta anche prodotti dall’Indonesia – come un rimedio a base di erbe e un farmaco per l’ulcera gastrica – per gli studenti indonesiani in Cina e prodotti come sigarette e chicchi di caffè per i cinesi.
Anna ha affermato:
«Gli studenti hanno soldi limitati, quindi usare il corriere globale DHL è costoso per loro. Siamo più economici, questo aiuta».
Anna addebita una tariffa jastip del valore di 11,64 euro al chilogrammo, anche se per alcuni beni più grandi fissa il prezzo per articolo. Il suo servizio è attivo ogni due settimane, impiega da nove a dieci persone incaricate di consegnare, ricevere o imballare la merce. Ha detto che per ogni viaggio di andata e ritorno, al netto dei costi di volo e alloggio, realizza un profitto compreso tra 934 e 993 euro. Ha rifiutato di rivelare le tariffe dei suoi corrieri (studenti universitari indonesiani che volano verso casa e ritorno) ma ha detto che ricevono da 233 a 583 euro per viaggio, a seconda del numero di ordini.
Anna ha espresso irritazione per  l’azione del governo di reprimere lo jastip, ha affermato:
«L’Indonesia stabilisce norme per cose piccole come questa, come se non ci fossero altri regolamenti urgenti. Portare prodotti indonesiani in Cina costituisce in realtà una percentuale maggiore della mia attività, vedo lo jastip come un modo per contribuire a introdurre i prodotti indonesiani all’estero, nel mio caso, l’Indonesia-Cina ha avuto più traffico rispetto alla Cina-Indonesia, quindi più esportazioni che importazioni. Gli stessi cinesi amano i prodotti indonesiani, così come gli occidentali in Cina».

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About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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