Trapianti di utero sono ormai una realtà che cambia la vita. Ecco come funziona la straordinaria procedura

L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che l’infertilità colpisce 1 persona su 6 in tutto il mondo. Le cause dell’infertilità sono molteplici, sia per gli uomini sia per le donne, ma per le donne con infertilità assoluta da fattore uterino (UFI) le circostanze sono più difficili: non hanno un utero (forse perché sono nate senza utero a causa di una condizione genetica, o perché hanno subito un’isterectomia in un’età precedente alla creazione di una famiglia), o non hanno un utero funzionale in grado di portare avanti una gravidanza.
L’infertilità assoluta da fattore uterino (UFI) colpisce 1 donna su 500 in tutto il mondo, e circa 15.000 donne nel Regno Unito. Fino a poco tempo fa, l’unica opzione per creare una famiglia era la maternità surrogata e l’utero in affitto.

Trapianti di utero effettuati finora
Finora, 90 donne in tutto il mondo hanno ricevuto trapianti di utero che hanno dato vita a 49 bambini. È importante monitorare costantemente lo sviluppo di questi bambini, soprattutto perché l’unico obiettivo del trapianto uterino è la nascita di un bambino sano.
È particolarmente importante e promettente vedere bambini cresciuti bene durante la gravidanza, senza alcuna evidenza di restrizione della crescita, e che nel corso del monitoraggio di  2 anni, raggiungeranno le tappe neonatali e di sviluppo adeguate all’età.
È stato effettuato all’inizio di quest’anno il primo trapianto di utero nel Regno Unito. La paziente una donna di 34 anni era affetta da una condizione genetica chiamata sindrome di Mayer-Rokintansky-Küster-Hauser (MRKH), che colpisce una donna su 5000. Ciò significa che era condizionata da infertilità assoluta da fattore uterino (UFI) in quanto nata con le ovaie ma senza tube di Falloppio e utero. Il suo desiderio era avere dei figli, in particolare voleva partorire e avere un rapporto biologico con la sua prole. Ciò esclude l’adozione e la maternità surrogata.
La sorella (non affetta dalla condizione genetica MRKH) nata con ovaie, tube di Falloppio e utero, ha voluto donargli il suo utero. Aveva già creato la sua famiglia, avendo avuto due gravidanze senza complicazioni, dando alla luce due bambini sani.
Entrambe le donne prima dell’intervento, per garantire che la loro salute e il loro benessere fossero ottimizzati e che l’operazione potesse avere successo, hanno dovuto sottoporsi a un’importante preparazione medica e psicologica. Le operazioni per entrambe le donne hanno comportato un intervento chirurgico importante che comporta dei rischi. Inoltre, la preoccupazione maggiore per una ricevente è la possibilità che il corpo “rigetti” l’utero della donatrice, per evitarlo, si ricorre a farmaci anti-rigetto e a un attento monitoraggio post-operatorio per aumentare le probabilità di successo del trapianto.

Ecco come funziona il trapianto di utero
L’operazione di prelievo dell’utero dalla donatrice è durata 8 ore e 12 minuti, mentre l’operazione di impianto ha richiesto 9 ore e 20 minuti. La fase più difficile dell’intervento consiste nel preservare l’apporto di sangue, nel trapiantare e nello stabilire il più rapidamente possibile un apporto di sangue collegato nella ricevente.
La verifica della funzionalità dell’utero e il successo del trapianto, a condizione che si eviti il rigetto, inizialmente dipendono dal fatto che la ricevente abbia le mestruazioni, prova che le ovaie e l’utero lavorano insieme durante il ciclo mestruale.
La ricevente ha avuto tre mestruazioni, le prime che abbia mai avuto, se rimarrà incinta e tutto procederà normalmente, il bambino verrà fatto nascere con un parto cesareo. La paziente  a tempo debito, potrà esaudire il desiderio di avere un secondo figlio. L’utero sarà quindi rimosso e il trattamento immunosoppressivo potrà essere interrotto, eliminando così i rischi associati.
Isabel Quiroga responsabile dell’équipe congiunta e consulente chirurgo dei trapianti (vedi nota più avanti), ha dichiarato:
«La paziente felice dopo il lungo intervento, era assolutamente al settimo cielo, spera di poter avere non uno ma due bambini. Il suo utero funziona perfettamente, stiamo monitorando attentamente i suoi progressi. Siamo orgogliosi come équipe di contribuire a questo programma, speriamo che porti molte altre donne a beneficiare di questa procedura».
È stato evidenziato che ora esiste un programma di donazione di utero, comprende sia donatori viventi sia deceduti. Womb Transplant UK associazione di beneficenza, riporta che le donatrici viventi, in effetti, rappresentano oggi il 40% delle donatrici nel Regno Unito.
L’associazione si augura che, sulla base del successo dell’intervento, “il trapianto di utero diventi un’opzione sostenibile per le donne affette dalla stessa patologia”. Spera che l’équipe si dedichi alla creazione di un programma di trapianto sostenibile e a lungo termine che aiuti le donne, attualmente non in grado di avere figli propri, a realizzare il loro sogno.

Nota su Isabel Quiroga
Isabel Quiroga è responsabile clinico per il recupero degli organi presso l’Università di Oxford, da 9 anni dirige il corso National Organ Retrieval Masterclass nel Regno Unito.
Ha conseguito un dottorato di ricerca in Immunologia dei trapianti presso l’Università di Oxford e un master in Medicina umanitaria presso l’Università Miguel Hernandez di Alicante, in Spagna.
Le sue ricerche sono state pubblicate sul British Journal of Obstetrics & Gynaecology, Frontiers in Medicine e Clinical Obstetrics and Gynaecology.

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About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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