Scoperta una proteina che può proteggere dall’Alzheimer

I ricercatori nello studio di un trattamento per la malattia di Alzheimer si sono concentrati su una proteina con effetti protettivi. Il nuovo studio pubblicato nella rivista Cells rivela come il colesterolo e l’infiammazione in diversi tipi di cellule cerebrali umane interagiscono con una proteina chiamata ABCA7, che regola il modo in cui le molecole passano attraverso le membrane cellulari.
Il team di ricercatori dell’Alzheimer’s Center della Temple University di Filadelfia, ritiene che livelli ridotti di ABCA7 nelle cellule cerebrali umane, potrebbero essere un fattore scatenante dell’Alzheimer, le nuove informazioni potrebbero essere utilizzate per sviluppare nuovi trattamenti.
Il team di ricercatori ha affermato:
«Abbiamo dimostrato che la deplezione del colesterolo riduce i livelli di ABCA7 nella microglia e negli astrociti umani, ma non nelle cellule neuronali».
Ricerche precedenti di due degli autori del presente studio hanno scoperto che i livelli cerebrali di ABCA7 diminuiscono con l’età e le persone con livelli più bassi hanno maggiori probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer in età precoce. Ciò si è basato sulle scoperte sulle varianti genetiche di ABCA7 nei pazienti con malattia di Alzheimer provenienti da studi di associazione sull’intero genoma con migliaia di partecipanti.
Joel Wiener neuroscienziato che ha partecipato allo studio, ha affermato:
«Il nostro obiettivo è rivelare le funzioni di ABCA7 e utilizzare ciò che apprendiamo sul suo ruolo nella patologia, per trasformarlo in una terapia efficace contro il morbo di Alzheimer».
Il colesterolo e l’infiammazione cronica sono implicati nella malattia di Alzheimer, ma c’è molto che non sappiamo su questi due fattori. L’infiammazione aiuta a combattere le infezioni e a guarire i tessuti danneggiati, ma è un complesso processo. L’infiammazione cronica può danneggiare i tessuti e gli organi sani e portare a gravi condizioni di salute.
Le cellule immunitarie chiamate microglia, nel nostro cervello regolano principalmente l’infiammazione, sebbene anche le cellule di supporto chiamate astrociti svolgano un ruolo, insieme ai neuroni.
Joel Wiener e colleghi hanno eseguito una serie di esperimenti su microglia umana, astrociti e linee cellulari di neuroni coltivate in laboratorio, dopo aver rimosso parte del colesterolo, hanno trattato le cellule cerebrali con la Rosuvastatina, un farmaco che inibisce la produzione di colesterolo.
È stato evidenziato che quando circa la metà o i tre quarti del colesterolo normale sono stati rimossi dalle cellule, i livelli di ABCA7 sono diminuiti di circa il 40% nelle linee cellulari della microglia e di circa il 20% in una linea cellulare degli astrociti.
Il team di ricercatori successivamente hanno somministrato tre diverse citochine – piccole proteine che innescano l’infiammazione secrete dalle nostre cellule immunitarie – alle linee cellulari del cervello. Hanno appurato che nella microglia, due delle citochine hanno soppresso l’espressione di ABCA7 e la terza citochina non ha mostrato alcun impatto su ABCA7. Nessuna delle tre citochine ha indotto alcun cambiamento nei livelli di ABCA7 negli astrociti o nei neuroni.
Joel Wiener ha affermato:
«Nel complesso, l’esaurimento del colesterolo e l’infiammazione possono ridurre i livelli di ABCA7 nel cervello e causare l’insorgenza della malattia di Alzheimer».
È possibile che la perdita della proteina ABCA7 nell’Alzheimer possa essere dovuta a un brusco cambiamento nel metabolismo del colesterolo o a una risposta infiammatoria.
Il team di ricercatori ha affermato:
“I risultati supportano l’idea che ABCA7 mantenga l’equilibrio lipidico nel cervello eliminando il colesterolo che potrebbe danneggiare le cellule nervose, ma l’infiammazione sembra abbassare temporaneamente i livelli di ABCA7, il che può diventare un problema quando l’infiammazione non si risolve. Ciò potrebbe spiegare perché le persone affette da sclerosi multipla, che comporta alti livelli di citochine infiammatorie, hanno maggiori probabilità di sviluppare l’Alzheimer».
Nicholas Lyssenko neuroscienziato che ha fatto parte del team di ricercatori, ha affermato:
«La sfida più grande ora è capire come misurare i livelli di ABCA7 nel cervello degli esseri umani viventi. Se riusciamo a raggiungere questo obiettivo, potremmo verificare se l’infiammazione sopprime ABCA7 nel corpo umano».
Gli effetti progressivi e devastanti della malattia di Alzheimer sulla struttura e sulla funzione del cervello si manifestano nel tempo in un’ampia gamma di cambiamenti cognitivi e comportamentali. Gli unici trattamenti per la malattia di Alzheimer si concentrano sulla riduzione dei sintomi e sul rallentamento della progressione della malattia, ma attualmente non esiste una cura.
Nicholas Lyssenko in conclusione ha affermato:
«Test efficaci per i livelli di ABCA7 nel cervello identificheranno anche gli individui che sono a maggior rischio di malattia di Alzheimer e stimoleranno lo sviluppo di nuove terapie basate sulla proteina ABCA7».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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