Facebook vieta l’utilizzo di specificate emoji a fini sessuali

Gli emoji dalla metà degli anni ’90 inizialmente utilizzati in Giappone, nel 2010 sono stati incorporati nei comuni sistemi operativi mobili, diventando una parte importante della cultura digitale in tutto il mondo.
Emoji dall’aspetto innocuo (caratterizzate dall’esperta di linguistica Gretchen McCulloch come “emblemi” digitali piuttosto che come sostituti delle parole), spesso assumono secondi fini con significato culturale, politico o sessuale.
Gli emoji in alcuni casi hanno perso il significato originario, assumendo, loro malgrado, uno più esplicito e “sessuale”: per esempio, l’emoji della melanzana spesso è usata per indicare un pene, quella della pesca per rappresentare un fondoschiena femminile.
Facebook come riporta il New York Post, ha riconosciuto questi doppi significati lo scorso luglio nel suo aggiornamento degli Standard della community. Ha affermato che gli emoji o le stringhe di emoji specifiche e di uso comune possono essere considerate un “elemento suggestivo” nella sollecitazione sessuale; secondo le linee guida, si può ritenere che un utente abbia commesso una sollecitazione sessuale se il suo post contiene una “offerta o richiesta” implicita o indiretta di contenuti sessuali (ad esempio foto di nudo) accanto a elementi suggestivi. Ciò può comportare la rimozione del post dell’utente o la chiusura del suo account.
Le norme degli Standard della community sono state emanate a settembre. Facebook ha detto:
«Non stiamo agendo semplicemente sulle emoticon, il post sarà rimosso da Facebook e Instagram solo se contiene emoji sessuali accanto a una richiesta implicita o indiretta d’immagini nude, sesso, partner sessuali o chat di sesso».
Facebook e Instagram non permetteranno più agli utenti di pubblicare link a materiale pornografico o foto nude che utilizzano le emoticon per coprire genitali, natiche e capezzoli.
WhatsApp comprata da Facebook rimarrà probabilmente un rifugio emozionale facilitato dalle emoji, poiché la sua crittografia end-to-end impedisce la lettura e il filtraggio dei messaggi.
Facebook come nel caso di molti contenuti “borderline” ed eufemistici, potrebbe trovarsi a dover affrontare una battaglia difficile per applicare questo nuovo Standard della community, utilizza una combinazione di algoritmi di apprendimento automatico e moderatori umani per tenere i contenuti inappropriati fuori dalle sue applicazioni.
Il contenuto non esplicitamente violento, razzista, sessuale o pericoloso, ma che la maggior parte degli esperti di Internet può vedere inappropriato (ad esempio, utilizzare eufemismi per scherzare sull’Olocausto, o emoji per indicare atti sessuali), per Facebook usando gli algoritmi può essere difficile da rilevare e rimuovere, visti i mezzi rapidi e decentralizzati con cui gli eufemismi entrano ed escono dall’uso o cambiano significato.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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