Studio archeobotanico sui resti incrostati di cibo, ha svelato la sua composizione risalente a 5.000 anni fa

I ricercatori del Collaborative Research Center (CRC) 1266 dell’Università di Kiel (CAU) sono stati in grado di dimostrare, nel primo studio archeobotanico sui residui di cibo bruciato sulla superficie di vasi di ceramica, quanto fossero vari i pasti preparati 5.000 anni fa nell’Holstein orientale.
Lo studio pubblicato nella rivista scientifica PlosOne, mostra che sia i cereali sia le piante selvatiche hanno svolto un ruolo importante. È il risultato ottenuto grazie a una fruttuosa collaborazione di ricerca tra il CRC 1266 dell’Università di Kiel, BIAX Consult (Zaandam, Paesi Bassi) e Kenaz Consult & Laboratory (Berlino, Germania).
I vasi di ceramica analizzati provengono da uno dei villaggi più antichi dello Schleswig-Holstein, l’insediamento neolitico Oldenburg LA 77 a Ostholstein. Il team di ricercatori utilizzando la microscopia elettronica a scansione e l’analisi chimica, ha identificato un’elaborata preparazione di prodotti alimentari a base vegetale (vedi immagini).
Wiebke Kirleis professoressa responsabile dello studio nel CRC 1266 ha affermato:
«Le “croste alimentari” contenevano resti di chicchi di farro e d’orzo, nonché semi di oca bianca, una pianta che cresce selvatica, infestante e ruderale e produce molti semi amidacei».
I semi di oca bianca sono quelli della Chenopodium album (dal greco chén = oca e podion = piede, riferito alla forma delle sue foglie).
Dragana Filipović, ricercatrice associata presso il CRC 1266, ha aggiunto:
«I cereali carbonizzati e la pula del farro e dell’orzo, così come i semi dell’oca bianca, sono già stati documentati dalle analisi archeobotaniche dei campioni di terreno di questo insediamento neolitico».

Cereali lattiginosi maturi e piante selvatiche fornivano varietà
Le nuove scoperte mostrano che i cereali hanno effettivamente svolto un ruolo importante nella dieta, e che le piante selvatiche, hanno arricchito lo schema alimentare dei primi agricoltori del nord.
L’orzo raccolto a maturazione lattiginosa, veniva preparato in modo simile al farro verde, prodotto tradizionalmente nel Baden-Württemberg. Il farro veniva lavorato allo stato germogliato, il che conferiva al porridge un sapore dolce. L’alimentazione nel Neolitico quindi non era affatto blanda, ma piuttosto varia.
Le persone avevano un senso del gusto molto differenziato, attribuivano grande importanza al buon sapore. Le analisi chimiche della ceramica, finora, hanno dimostrato che i vasi contenevano prodotti lattiero-caseari: uno sguardo alle croste bruciate sulla pentola, hanno rivelato che cereali e latticini, negli stessi recipienti, probabilmente venivano trasformati in porridge per l’uso quotidiano, costituivano una base dietetica equilibrata.
Lucy Kubiak-Martens, partner di cooperazione di BIAX Consult (Paesi Bassi) e prima autrice dello studio, ha sottolineato:
«Mentre i grassi animali vengono assorbiti nella ceramica e lasciano un segnale, i componenti vegetali del cibo possono essere rilevati solo nella crosta del cibo bruciato».
La ricerca ha dimostrato quanto sia importante un sistema multimetodo per ricostruire ricette neolitiche, create da una varietà di ingredienti, queste scoperte ampliano la nostra comprensione del lungo e complesso processo di trasformazione delle piante in pasti, durante il periodo che nell’Europa centro-settentrionale, seguì l’introduzione dello stile di vita agricolo e delle piante coltivate.

,
Avatar photo

About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
View all posts by Pino Silvestri →