Amnesty International e The Economist: la decriminalizzazione del lavoro sessuale è la migliore soluzione per tutti

Marina Della Giusta (docente presso l’Università di Reading) e Maria Laura Di Tommaso (ricercatrice di Economia presso la Facoltà di Scienze Politiche di Torino), spiegano perché sono i risultati del loro lavoro a portarle a sostenere la decisione di Amnesty per la decriminalizzazione della prostituzione.

Amnesty International e The Economist sono entità molto diverse, ma hanno raggiunto conclusioni simili sulle politiche riguardanti i mercati del sesso. Lo scorso agosto, il Consiglio internazionale di Amnesty International ha deciso di sostenere la completa decriminalizzazione della prostituzione perché proteggerebbe meglio i diritti umani delle lavoratrici del sesso e sarebbe meglio per la salute e la sicurezza di tutti i soggetti coinvolti. Il Consiglio internazionale di Amnesty si oppone alla criminalizzazione del lavoro sessuale sia per i clienti sia per le lavoratrici del sesso. La criminalizzazione spinge questo “mercato” nell’economia sommersa, aumentando i rischi che le lavoratrici del sesso devono affrontare.
The Economist forse meno prevedibilmente, nel 2014 in un rapporto sul sesso a pagamento, si è schierato contro le politiche di criminalizzazione, ha anche sostenuto una completa liberalizzazione del mercato. Nell’interesse di proteggere la salute e la sicurezza delle lavoratrici del sesso, contro la criminalizzazione, favorevole alla regolamentazione del mercato, recentemente si è unito alla causa anche Robert Skidelsky membro della Camera dei Lord, eminente economista, biografo di John Maynard Keynes (è stato un economista britannico, padre della macroeconomia, considerato il più influente tra gli economisti del XX secolo).

Modello Nordico
Allo stesso tempo, una serie d’importanti soggetti e organizzazioni continua a sostenere il cosiddetto “approccio svedese”, dopo la sua adozione in Norvegia e Islanda, correttamente è stato chiamato Modello Nordico. E’ sancito nell’atto Kvinnofrid del 1999 (Violenza contro le donne), condanna l’industria del sesso come luogo di oppressione femminile, mira a combattere la prostituzione criminalizzando i clienti e non le donne. Il governo svedese ha promosso tale linea a livello nazionale e internazionale, attraverso l’istruzione pubblica, conferenze, schede informative e intensa attività di sensibilizzazione presso l’UE e le Nazioni Unite.

Marina Della Giusta e Maria Laura Di Tommaso, hanno scritto:
«In qualità di economisti, riteniamo che la politica debba basarsi su considerazioni concernenti il benessere. In altre parole, secondo quali modalità i lavoratori del sesso e il pubblico sono meglio informati? Nel corso della nostra ricerca sull’economia del lavoro sessuale, ci siamo posti una serie di domande fondamentali sul benessere delle persone coinvolte.
Che cosa sappiamo degli agenti, delle prostitute, dei protettori, dei clienti e degli altri? In termini di caratteristiche sociodemografiche, comportamenti e motivazioni, che tipo di persone sono? Indagini e studi hanno fornito i dati, nel suo complesso come si confrontano con la popolazione? Siamo state interessate in particolare alle diverse modalità istituzionali – strade, bordelli, salotti, appartamenti – in cui i diversi soggetti agiscono e come questi rispondono alle diverse disposizioni normative. La regolamentazione, dopo di tutto, non riguarda solo un aspetto ma un ampio spettro, con modalità e diversi gradi di criminalizzazione, decriminalizzazione e legalizzazione.
Abbiamo dedicato quindici anni alla ricerca di queste domande utilizzando i dati di clienti statunitensi e britannici e un campione internazionale di prostitute provenienti dall’Europa dell’est, dai paesi dell’ex Unione Sovietica, e da paesi dell’Africa, dell’America Latina, della Cina e del Sud-Est asiatico. Abbiamo lavorato con molti collaboratori, sottoposto il nostro lavoro a una vasta revisione paritaria e a critiche professionali su articoli, conferenze e libri. Ecco cosa possiamo dirvi.
I lavoratori del sesso, o prostitute, non sono solo donne, comprendono uomini e persone transgender. Affrontano rischi per la loro salute, violente aggressioni e frode (non sono pagati per i loro servizi). In ogni caso, questi rischi sono più elevati quando la prostituzione è considerato reato, in parte perché la criminalizzazione rende più difficile la collaborazione con il personale medico e con le forze dell’ordine. La criminalizzazione del lavoro sessuale rende inoltre più difficile l’individuazione delle persone minorenni o le vittime di tratta di esseri umani.
Forse sorprendentemente, la nostra ricerca sulle donne vittime dello sfruttamento sessuale mostra che le lavoratrici in strada sono in qualche modo più favorite rispetto alle lavoratrici del sesso in saloni, club o alberghi, perché hanno una maggiore libertà di movimento, soffrono meno abusi fisici e sessuali, hanno maggiori probabilità di accedere ai servizi sanitari rispetto alle donne che lavorano in sale, club o alberghi. Sia per i clienti sia per i lavoratori del sesso, dal punto di vista della domanda e dell’offerta, la criminalizzazione spinge il mercato verso luoghi chiusi isolando i lavoratori. Appartamenti, club e sale massaggi sono più separati dal resto della società. Il benessere delle donne vittime di tratta sessuale diminuisce in questi ambienti pericolosi.
I clienti dei lavoratori del sesso sono per lo più uomini, ma non esclusivamente, la maggior parte sono persone normali. Quando abbiamo confrontato i dati dei clienti sia negli Stati Uniti sia nel Regno Unito con il resto della popolazione maschile, non abbiamo trovato alcuna differenza tra i due gruppi.
I clienti che acquistano sesso dalle prostitute in qualche modo possono preoccuparsi degli effetti sulla loro reputazione, si trovano ad affrontare più rischi quando la prostituzione è criminalizzata, in genere tendono a essere persone a rischio.
Esiste un’alta correlazione tra il pagamento per il sesso e l’assunzione di altri comportamenti rischiosi. La prostituzione criminalizzata per molti uomini è in realtà più attraente dell’offerta del lavoro sessuale decriminalizzato o legale, quindi spingere la prostituzione nell’ombra, non solo rende il lavoro sessuale più pericoloso, aumenta la domanda».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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