Ogni nazione democratica al mondo che alla fine degli anni ’60 si presentava alle elezioni presidenziali o legislative poteva contare sulla partecipazione al voto di circa 77% dei suoi cittadini. Oggi, possono aspettarsi non più del 67% di elettori, un declino che è problematico e sconcertante.
La nuova ricerca pubblicata nel sito Oxford Handbooks evidenzia che la bassa affluenza alle urne è un male per la democrazia, di solito significa che i cittadini svantaggiati dal punto di vista socioeconomico votano di meno e, di conseguenza, le politiche pubbliche avvantaggiano i ricchi. I politici si sentono meno sotto controllo pubblico e fanno orecchie da mercante alle esigenze del grande pubblico: invece di formulare in generale politiche pubbliche al servizio della società, i governi possono più facilmente indirizzare i benefici ai loro principali sostenitori.
E il declino si è verificato in un contesto che potrebbe implicare più probabilmente un aumento della partecipazione elettorale. Il livello di istruzione è aumentato dagli anni ’60, per esempio, e i risultati delle elezioni sono diventati più immediati, elemento che si pensa possa mobilitare gli elettori.
Evoluzione dell’affluenza alle urne nelle elezioni nazionali dal 1945 al 2017
Gli studiosi e gli esperti hanno avanzato diverse ipotesi per il declino, alcuni pensano che l’insoddisfazione politica sia aumentata e tenga lontano le persone, altri citano la globalizzazione economica, suggerendo che se i governi nazionali hanno meno potere, la posta in gioco delle loro elezioni nazionali è più bassa e la gente non vede il senso di partecipare. I ricercatori hanno testato tutte queste ipotesi nel più ampio studio transnazionale sull’affluenza alle urne fino ad oggi, attingendo a 1.421 elezioni nazionali e 314.071 osservazioni individuali da indagini post-elettorali di alta qualità.
Spostamento generazionale
I ricercatori hanno detto che la loro analisi statistica non ha trovato supporto per molte delle spiegazioni popolari, invece, hanno identificato due cause principali:
– la prima causa è un cambio generazionale derivante dallo sviluppo economico. Le persone nate in società più ricche maturano valori che sono meno favorevoli alla partecipazione, in paesi che raggiungono un certo livello di ricchezza economica, le nuove generazioni diventano meno deferenti verso le autorità e meno propense a concepire il voto come un dovere civico, si recano meno spesso alle urne rispetto alle loro controparti più anziane, che sono state socializzate in fasi precedenti di sviluppo economico. Il processo meccanico di sostituzione generazionale, per cui la quota delle nuove generazioni nell’elettorato cresce man mano che le vecchie generazioni passano, rappresenta il 56% del declino degli elettori;
– la seconda causa, responsabile del 21% del declino affluenza alle urne, è l’aumento del numero delle elezioni. Le elezioni quando sono più frequenti, l’affaticamento degli elettori entra in gioco e l’interesse delle persone a partecipare al voto si riduce.
È emerso dallo studio che dagli anni ’60 in Europa, il numero delle elezioni è aumentato del 34%, l’incremento è stato determinato dall’integrazione europea, dal decentramento statale, dall’uso frequente della democrazia diretta e da riforme istituzionali come l’introduzione di presidenti eletti direttamente. Praticamente se agli elettori è chiesto di votare quasi due volte l’anno, come in Francia, alcuni di loro si stuferanno di votare.
Ulteriore diminuzione di votanti?
La natura generazionale del problema suggerisce che l’affluenza possa continuare a scendere, questo non è evitabile. Le nuove generazioni mentre mediamente votano meno delle vecchie generazioni, si mobilitano in contesti particolarmente polarizzati in cui la posta in gioco sembra essere alta: per esempio, la più recente elezione presidenziale negli Stati Uniti nel novembre 2020, in cui il controverso Donald Trump ha cercato la rielezione, ha prodotto la più alta affluenza alle urne negli Stati Uniti negli ultimi 120 anni.
La crescente rilevanza delle questioni culturali e ambientali, a cui le nuove generazioni tengono molto, potrebbe anche compensare alcuni dei cali generazionali nell’affluenza. Le autorità pubbliche possono anche aiutare riducendo il numero di volte in cui i cittadini sono chiamati alla cabina elettorale, può essere ottenuto senza ridurre i diritti dei cittadini, riorganizzando i calendari elettorali e combinando diversi tipi di elezioni nello stesso giorno.