La Norvegia è il primo paese al mondo a vietare la deforestazione

La Norvegia è il primo paese a vietare la deforestazione. Il Parlamento norvegese ha promesso che dal prossimo 26 maggio la politica di approvvigionamento pubblico del governo sarà priva di deforestazione, qualsiasi prodotto che contribuisce alla deforestazione non sarà utilizzato nel paese scandinavo.
L’impegno è stato raccomandato dalla commissione permanente del Parlamento norvegese sull’energia e l’ambiente come parte del piano d’azione sulla diversità della natura.
Nils Hermann Ranum, capo della politica e della campagna di Rainforest Foundation Norway (è un’organizzazione non governativa ONG, impegnata per proteggere le foreste pluviali del mondo e per garantire i diritti legali dei loro abitanti), ha detto:
«Questa è una vittoria importante nella lotta per proteggere la foresta pluviale. Negli ultimi anni, diverse società si sono impegnate a cessare l’approvvigionamento di beni che possono essere collegati alla distruzione della foresta pluviale. Fino ad ora, questo non è stato accompagnato da impegni simili da parte dei governi. Pertanto, è molto positivo che la Norvegia ora stia seguendo l’esempio quando si tratta di appalti pubblici».
Il piano d’azione norvegese include anche una richiesta del parlamento secondo cui il governo deve prestare la dovuta attenzione alla protezione della biodiversità nei suoi investimenti attraverso il fondo pensionistico statale norvegese. Nils Hermann Ranum ha aggiunto:
«Altri paesi dovrebbero seguire la leadership della Norvegia e adottare simili impegni di “Deforestazione zero”. La Germania e il Regno Unito in particolare devono agire, seguendo la loro dichiarazione congiunta al Summit delle Nazioni Unite sul clima».
La Germania e il Regno Unito al Summit sul clima delle Nazioni Unite del 2014 si sono uniti alla Norvegia per “promuovere gli impegni nazionali che incoraggiano filiere prive di deforestazione”, attraverso politiche di appalti pubblici e fonti sostenibili di prodotti come olio di palma, soia, manzo e legname.
Azione sul clima sulla responsabilità del 40% della deforestazione tra il 2000 e il 2011 ha segnalato Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay, Indonesia, Malesia e Papua Nuova Guinea, produttori di manzo, olio di palma, soia e derivati del legno. I sette paesi erano anche responsabili del 44% delle emissioni di carbonio.

Altro passo nella giusta direzione
Il recente impegno della Norvegia è l’ennesimo passo compiuto dal paese scandinavo per combattere la deforestazione, finanzia diversi progetti in tutto il mondo.
WorldWatch Institute riporta che il governo norvegese ha annunciato un impegno di 250 milioni di dollari per proteggere la foresta della Guyana. Il paese sudamericano, che ha le sue foreste suddivise in zone per il disboscamento, ha ricevuto i soldi per un periodo di quattro anni dal 2011 al 2015.
Carolyn Rodrigues-Birkett, ministro degli affari esteri della Guyana, ha detto:
«Il nostro paese è in una fase in cui la nostra popolazione non è meno materialista dei paesi industrializzati e non meno desiderosa di migliorare la propria vita. Vogliamo continuare il nostro sviluppo, ma non possiamo farlo senza una forma di pagamento».
La partnership fa parte dell’iniziativa delle Nazioni Unite per la riduzione delle emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado forestale, lanciata nel 2008. La Guyana è unica tra i suoi omologhi dell’iniziativa a non dover affrontare una significativa pressione di deforestazione delle sue foreste.
La Norvegia nel 2015 ha pagato 1 miliardo di dollari al Brasile (detiene il 60% della foresta amazzonica), per aver concluso un accordo del 2008 tra i due paesi per prevenire la deforestazione.
National Geographic riporta che la deforestazione dell’Amazzonia brasiliana è diminuita di oltre il 75% nell’ultimo decennio, singolarmente rappresenta la riduzione più grande di emissioni in quel periodo. L’accordo ha contribuito a salvare oltre 33.000 miglia quadrate di foresta pluviale. E’ stato elogiato da Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite dal 2007 al 2016, ha detto:
«La partnership tra Brasile e Norvegia attraverso il Fondo Amazzonia mostra un maggiore sostegno a una delle azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici più rilevanti degli ultimi decenni. E’ questo un esempio eccezionale del tipo di collaborazione internazionale di cui abbiamo bisogno per garantire la sostenibilità futura del nostro pianeta».
World Wildlife Fund segnala che negli ultimi 50 anni l’Amazzonia ha perso circa il 17% dei suoi alberi.
La Norvegia non si concentra solo sulle foreste sudamericane, è al lavoro anche in Africa e in altre regioni del pianeta.
La BBC riporta che la Liberia, con l’aiuto della Norvegia, è diventata la prima nazione in Africa a smettere di abbattere gli alberi. L’accordo prevede che la Norvegia paghi al paese dell’Africa occidentale 150 milioni di dollari entro il 2020 per fermare la deforestazione.
Jens Frolich Holte, consigliere politico del governo norvegese, ha detto: «Speriamo che la Liberia allo stesso tempo sarà in grado di ridurre le emissioni e la povertà».
La Liberia (ospita il 43% della foresta dell’Alta Guinea, dove vivono le ultime popolazioni di scimpanzé, elefanti e leopardi occidentali), entro il 2020 ha accettato di collocare sotto protezione il 30% o più delle sue foreste.

Il caso dei divieti di deforestazione
Le foreste coprono il 31% del territorio terrestre, sono i polmoni del pianeta, producono ossigeno e rimuovono l’anidride carbonica dall’atmosfera. Le foreste forniscono anche dimora alle persone e a gran parte della fauna selvatica mondiale.
World Wildlife Fund riporta che 1,6 milioni di persone dipendono dalle foreste per il cibo, l’acqua dolce, l’abbigliamento, la medicina e il riparo. Ci sono anche persone che considerano le foreste come un ostacolo che deve essere rimosso. Ogni anno si perdono da 46.000 a 58.000 miglia quadrate di foresta, una percentuale equivalente alla perdita di 48 campi da calcio il minuto.
Si stima che la deforestazione contribuisca per circa il 15% di tutte le emissioni di gas serra. La deforestazione non solo contribuisce al cambiamento climatico, ma può anche perturbare i mezzi di sussistenza e i cicli naturali.
La rimozione degli alberi influisce sul ciclo dell’acqua della regione, con conseguenti cambiamenti nelle precipitazioni e nel flusso dei fiumi, e contribuire all’erosione.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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