Il movimento degli occhi è vitale per il richiamo della memoria

Gli esseri umani con l’occhio della mente hanno un’affascinante capacità di ricreare eventi nei minimi dettagli. Donald Hebb e Ulrich Neisser i capostipiti della psicologia cognitiva, oltre 50 anni fa hanno teorizzato che i movimenti oculari sono vitali per per questa nostra capacità. Hanno sottolineato che muoviamo i nostri occhi non solo per ricevere input visivi sensoriali, ma anche per ricordare le informazioni memorizzate.
Il recente studio dei ricercatori Roger Johansson, Marco Nyström, Richard Dewhurste e Mikael Johansson, pubblicato nella rivista Royal Society, fino ad oggi fornisce l’unica prova accademica per la suddetta teoria, potrebbe aiutare la ricerca in tutto, dalla biologia umana alla robotica, ad esempio, potrebbe gettare nuova luce sul legame tra i movimenti oculari, le immagini mentali e il sogno.
I ricercatori hanno detto che è possibile elaborare le informazioni solo un po’ alla volta da una piccola parte del nostro campo visivo. Superiamo questa limitazione spostando costantemente la nostra attenzione attraverso i movimenti degli occhi. I movimenti oculari si svolgono in sequenze di saccadi e fissazioni (i momenti fra una saccade e l’altra durante i quali l’occhio è fermo sul bersaglio). Le fissazioni si verificano da tre a quattro volte il secondo, sono i brevi momenti di concentrazione che ci consentono di campionare informazioni visive, mentre le saccadi sono i rapidi movimenti da un punto di fissazione all’altro.
Sebbene sia possibile elaborare solo una quantità limitata di informazioni in ciascun punto di fissazione, una sequenza di movimenti oculari lega insieme i dettagli visivi (ad esempio volti e oggetti), questo ci permette di codificare una memoria di ciò che possiamo vedere nel suo insieme. Il nostro campionamento visivo del mondo, attraverso i nostri movimenti oculari, determina il contenuto dei ricordi che il nostro cervello immagazzina.

Viaggio nella memoria
I ricercatori nello studio hanno mostrato a 60 partecipanti immagini di scene e oggetti, come un paesaggio urbano e verdure su un bancone della cucina; dopo una breve pausa hanno chiesto ai partecipanti di ricordare le immagini il più accuratamente possibile mentre guardavano uno schermo vuoto. Successivamente, valutato la qualità del loro ricordo, hanno chiesto ai partecipanti di selezionare l’immagine corretta da una serie di immagini molto simili. I ricercatori utilizzando tecniche di eye tracking all’avanguardia hanno misurato i percorsi di scansione dei partecipanti, le loro sequenze di movimenti oculari, sia quando hanno ispezionato le immagini sia quando le hanno ricordate.
Lo studio ha evidenziato che i percorsi di scansione durante il recupero della memoria erano collegati alla qualità del ricordo dei partecipanti. È stato evidenziato che quando i percorsi di scansione dei partecipanti replicavano più fedelmente il modo in cui i loro occhi si muovevano quando guardavano l’immagine originale, essi davano il meglio di sé durante il ricordo. I risultati hanno fornito la prova che la riproduzione effettiva di una sequenza di movimenti oculari aumenta la ricostruzione della memoria.
I ricercatori hanno detto:
«Abbiamo analizzato diverse caratteristiche di come i percorsi di scansione dei partecipanti sono progrediti nello spazio e nel tempo, come l’ordine delle fissazioni e la direzione delle saccadi. Alcune caratteristiche del percorso di scansione erano più importanti di altre, a seconda della natura della memoria ricercata: ad esempio, la direzione dei movimenti oculari era più importante quando ricordavano i dettagli di come i pasticcini erano posizionati uno accanto all’altro su un tavolo rispetto a quando ricordavano la forma di una formazione rocciosa. Tali differenze possono essere attribuite a diverse richieste di memoria. Ricostruire la disposizione precisa dei pasticcini è più impegnativo che ricostruire la disposizione grossolana di una formazione rocciosa».
La memoria episodica ci permette di viaggiare mentalmente nel tempo per rivivere le esperienze passate. Precedenti ricerche hanno stabilito che tendiamo a riprodurre i modelli di sguardo dall’evento originale che stiamo cercando di ricordare e che le posizioni dello sguardo durante il recupero della memoria hanno conseguenze importanti per ciò che si ricorda, questi risultati si riferiscono tutti allo sguardo statico, non ai movimenti oculari.
La teoria di Donald Hebb e Ulrich Neisser del 1968 era che i movimenti oculari sono usati per organizzare e assemblare “immagini parziali” in un’intera immagine visualizzata durante il ricordo episodico. Il nuovo studio ha dimostrato che il modo in cui i percorsi di scansione si svolgono nel tempo è fondamentale per ricreare esperienze nella nostra mente.

Passo avanti
I risultati dello studio potrebbero essere importanti per la neuroscienza cognitiva, la ricerca sulla biologia umana e in campi diversi come l’informatica, l’elaborazione delle immagini, la robotica, la progettazione del posto di lavoro e la psicologia clinica. Ciò è possibile perché forniscono prove comportamentali di un legame critico tra i movimenti oculari e l’elaborazione cognitiva che può essere sfruttato per trattamenti come la riabilitazione di lesioni cerebrali, ad esempio, la desensibilizzazione e rielaborazione dei movimenti oculari (EMDR) è un trattamento psicoterapeutico consolidato per il disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
I ricercatori in conclusione hanno detto:
«Il paziente in questa terapia si concentra sul trauma e si impegna in movimenti oculari bilaterali, che sono associati a una riduzione della vividezza e dell’emozione associate al ricordo del trauma, ma i meccanismi alla base della terapia non sono ancora ben compresi. Il nostro studio mostra un legame diretto tra i movimenti oculari e i sistemi di memoria umana, che possono fornire un pezzo essenziale del puzzle».

Avatar photo

About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
View all posts by Pino Silvestri →