La strana scienza della memoria degli odori

Andrew Johnson e il suo collega Andrew Moss sono due ricercatori dell’Università di Bournemouth, interessati alla scienza della memoria degli odori, Andrew Johnson ha scritto:
«L’olfatto è un potente senso, può migliorare l’attenzione, ridurre l’ansia e influenzare la fiducia in se stessi. Determinati odori per il sesso sicuro, spingono le persone ad aumentare le intenzioni di usare il profilattico.
Gli odori forniscono una ricchezza per la nostra percezione del mondo, ma nonostante la loro onnipresenza, a differenza della memoria visiva e udiva, comprendiamo meno la memoria olfattiva.
L’esempio classico di memoria olfattiva è quella nota come memoria proustiana (o memoria involontaria), per questo fenomeno, la semplice esposizione a uno stimolo può attivare automaticamente un forte ricordo del passato: per Proust era il madeleine (piccolo dolce di pasta soffice a forma di conchiglia, a base di farina, burro, latte, uova e zucchero), imbevuto nel tè, attivava una memoria dettagliata della casa di sua zia.
Le persone spesso mi raccontano storie di odori che hanno innescato vividi ricordi autobiografici, come quello del cibo dell’ospedale, una certa bevanda alcolica o lo shampoo di un ex amante. La forte relazione tra odore ed emozione si pensa che sia il risultato della parte del cervello coinvolta nell’elaborazione degli odori essendo posta all’interno del sistema limbico, l’area del cervello, responsabile dell’origine e della gestione delle emozioni».

Test memoria a breve termine per gli odori
Andrew Johnson ha aggiunto: «Non tutti gli odori sono memorizzati nella memoria a lungo termine, alcuni sono conservati solo in memoria per brevi periodi. Immaginate durante lo shopping per la scelta di un nuovo dopobarba o un profumo, non è possibile allo stesso tempo distinguere tra i due odori, per decidere quali preferite, è necessario sentire l’odore uno dopo l’altro, ciò significa che è necessario memorizzare temporaneamente l’odore e poi richiamarlo per fare un confronto. Abbiamo esaminato come le persone memorizzano odori in memoria a breve termine e la misura in cui la memoria degli odori funziona in modo diverso da altri tipi di memoria.
La spiegazione più semplice è che le persone svolgono compiti di memoria olfattiva etichettando verbalmente gli odori, ad esempio: “puzza di formaggio“). Utilizzando questo tipo di strategia verbale, il test nel compito di memoria è collegato a una memoria verbale, piuttosto che olfattiva, perché nella memoria degli odori stiamo memorizzando la parola “formaggio” non l’odore effettivo di formaggio. Siamo in grado come ricercatori a limitare l’uso di questa strategia selezionando gli odori che sono difficili da nominare. Ad esempio, gli odori non alimentari, tipicamente sono difficili da etichettare.
Un altro trucco che usiamo è quello di chiedere ai partecipanti di ripetere durante la prova, parole che sono irrilevanti per il compito, si chiama “articolazione concomitante“, sconvolge la capacità del partecipante a nominare gli odori e provare a ripeterli a mente: ad esempio, se sta ripetendo “la, la, la”, mentre annusa qualcosa che odora di erba appena falciata, nella sua memoria verbale non sarà in grado di memorizzare le parole “erba appena falciata“. E’ un po’ come cercare di leggere un libro mentre si ascolta la notizia.
E’ stato dimostrato che le persone possono eseguire le attività di memoria olfattiva a breve termine, quando gli odori sono difficili da nominare, e quando intraprendono l’articolazione concomitante. I risultati suggeriscono che mentre l’etichettatura verbale può migliorare la memoria per un odore, le persone sono anche in grado di memorizzare l’odore reale all’interno della memoria, ciò è supportato da ricerche che dimostrano che le diverse parti del cervello si attivano quando ricordano gli odori facili e difficili da nominare, in particolare nella circonvoluzione frontale inferiore e la corteccia piriforme.
Un metodo con il quale la memoria olfattiva a breve termine è stata confrontata con altri tipi di memoria è di esaminare quanto bene le persone possono ricordare una lista di odori: secondo le specifiche del compito di memoria, in genere sono brave a ricordare il primo e l’ultimo elemento in un elenco (un fenomeno noto come effetto primacy ed effetto recency).
E’ evidente che per alcuni compiti, rispetto ad altri stimoli, l’odore della memoria produce diversi effetti primacy e recency, queste differenze potrebbero indicare che la memoria olfattiva funziona in modo diverso da altri tipi di memoria».

La memoria olfattiva come strumento diagnostico
Ragionevolmente vi chiederete perché si dovrebbe essere interessati al test della memoria olfattiva, poiché la maggior parte del tempo usiamo la nostra percezione olfattiva per dare giudizi sugli odori indicati come “gradevoli” e “orribili”. La ricerca ha dimostrato che l’alterato senso olfattivo della memoria prelude a sviluppare la demenza.
Grazie a un test dell’olfatto, messo a punto dal neurologo Mark Albers, non solo si potrà scoprire chi presenta un rischio maggiore della malattia ma si potrebbe anche individuare un eventuale stadio precoce di Alzheimer, di fase 1, quando ancora non sono stati manifestati i primi sintomi cognitivi. I risultati relativi alla sperimentazione del test sono stati pubblicati sugli Annals of Neurology (Episodic Memory of Odors Stratifies Alzheimer Biomarkers in Normal Elderly – Doi: 10.1002/ana.24792).
Mark W. Albers, ricercatore e neurologo presso il Massachusetts General Hospital di Boston, spiega che la capacità di riconoscere particolari odori sembrerebbe essere legata alla progressione dell’Alzheimer. In base ad alcuni test, ci sarebbe quindi un ulteriore sintomo della patologia che può presentarsi molto tempo prima della comparsa dei sintomi neurologici classici quali: vuoti di memoria, difficoltà a ricordarsi un nome o a trovare la parola giusta, problemi a ricordare i nomi quando vengono presentate nuove persone, scordarsi cose appena lette, non trovare o perdere oggetti di valore, ecc. La precocità della diagnosi offerta da questo test olfattivo non è però l’unico punto di forza, esso è infatti anche estremamente semplice, non invasivo ed economico.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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