Cambiare dieta aiuta a invertire l’invecchiamento del cervello

Che cosa succede al cervello quando cambiamo la nostra dieta? Perdere peso può rendere il cervello più giovane? È questa la domanda che si sono posti i ricercatori in un recente studio.
L’obesità è un importante fattore di rischio per molte malattie croniche, tra cui diabete, malattie cardiovascolari e cancro, può influire anche sulla salute del cervello. Studi recenti hanno dimostrato che l’obesità può accelerare il processo di invecchiamento del cervello, portando al declino cognitivo e a un aumento del rischio di demenza. Tuttavia, c’è una speranza per chi vuole migliorare la propria salute cerebrale perdendo peso.
Il nuovo studio pubblicato nella rivista eLife ha scoperto che la perdita di peso dopo 18 mesi di intervento sullo stile di vita può invertire gli effetti dell’invecchiamento cerebrale accelerato nelle persone affette da obesità. Lo studio è stato condotto da ricercatori della Ben-Gurion University of the Negev in Israele e dell’Università di Lipsia in Germania, nell’ambito dello studio Dietary Intervention Randomized Controlled Trial Polyphenols Unprocessed Study (Direct-Plus).
I ricercatori per stimare l’età cerebrale di 102 partecipanti hanno utilizzato un metodo innovativo chiamato Connettività funzionale allo stato di riposo (RSFC). È una tecnica di imaging cerebrale che consente di mappare le correlazioni temporali del segnale in due o più regioni anatomicamente distinte e spazialmente remote, questa tecnica ha recentemente catalizzato l’attenzione nel campo dell’esplorazione della funzione cerebrale.
La RSFC misura il modo in cui le diverse regioni del cervello comunicano tra loro quando il cervello è a riposo. Studi precedenti hanno dimostrato che i modelli di RSFC cambiano con l’età e che gli anziani hanno una RSFC più bassa rispetto ai giovani.
La connettività funzionale allo stato di riposo (RSFC) praticamente è una tecnica di neuroimaging che misura la sincronia tra le attività neurali di diverse regioni cerebrali quando il soggetto non svolge nessun compito specifico, questa tecnica si basa sull’analisi delle fluttuazioni del segnale di risonanza magnetica (fMRI) che riflettono i cambiamenti nel flusso sanguigno cerebrale correlati all’attività neuronale. La RSFC permette di identificare le reti neurali funzionali che sottendono diverse funzioni cognitive ed emotive, anche in condizioni patologiche come le malattie neurodegenerative, psichiatriche o cerebrovascolari.
I ricercatori hanno analizzato il cervello di 102 partecipanti che prendevano parte a uno studio clinico più ampio condotto in un luogo di lavoro in Israele. Le scansioni cerebrali sono state effettuate una volta prima dell’inizio dello studio e un’altra volta dopo 18 mesi, insieme a una serie di test sulla funzionalità epatica, sui livelli di colesterolo e sul peso corporeo.
I gruppi hanno seguito una delle tre diete: una dieta mediterranea con molte noci, pesce e pollo al posto della carne rossa; una dieta mediterranea con qualche aggiunta, come il tè verde per i polifenoli; oppure una dieta basata sulle linee guida per una dieta sana.
Le stime dell’età cerebrale si sono basate su un algoritmo addestrato sulle scansioni cerebrali di una coorte separata di quasi 300 persone, con un modello che prevedeva accuratamente l’età in base alle misure di connettività cerebrale. I ricercatori prima e dopo lo studio hanno utilizzato scansioni cerebrali e un algoritmo per stimare l’età cerebrale dei partecipanti. Hanno inoltre misurato la funzionalità epatica, i livelli di colesterolo e il peso corporeo.
I risultati sono stati sorprendenti, i partecipanti in media hanno perso circa 2,3 chilogrammi durante la sperimentazione, per ogni 1% di peso corporeo perso, i loro cervelli apparivano più giovani di quasi 9 mesi rispetto alla loro età cronologica. Ciò significa che perdere peso può aiutare a ridurre il divario tra l’età cronologica e quella biologica. L’età cronologica è quella che segna l’orologio e la data di nascita dell’individuo, mentre l’età biologica è quella che rappresenta il suo stato funzionale interno, segnato dall’invecchiamento di cellule, tessuti e organi. Il calcolo dell’età biologica a differenza dell’età cronologica (o età anagrafica), è basato sulla propria fisiologia in un dato momento della vita, considerando i parametri che stabiliscono l’effettivo stato di salute e di invecchiamento dell’organismo.
I ricercatori hanno anche scoperto che il tipo di dieta non aveva molta importanza per la riduzione dell’età cerebrale. Tutte e tre le diete, equilibrate e nutrienti, hanno avuto effetti simili.
Esercizi cerebrali come i giochi di memoria, l’apprendimento di nuove abilità, i cruciverba e persino i videogiochi possono contribuire a potenziare e mantenere la funzione e la connettività cerebrale. Tuttavia, se i cambiamenti nella connettività cerebrale si traducano effettivamente in miglioramenti della funzione cerebrale è ancora una grande incognita.
I ricercatori hanno detto che il cervello è una complessa rete di connessioni flessibili che stanno appena iniziando a mappare, anche se una recente revisione suggerisce che la dieta mediterranea ha un effetto positivo sulla memoria nelle persone anziane.
Segni di rallentamento dell’invecchiamento cerebrale sono stati associati anche a livelli più bassi di grasso epatico e a un migliore profilo lipidico, ma anche in questo caso i cambiamenti potrebbero essere superficiali o di breve durata.
Gidon Levakov neuroscienziato della Ben-Gurion University of the Negev in Israele, autore principale dello studio, ha affermato:
«Il nostro studio sottolinea l’importanza di uno stile di vita sano, che includa un minor consumo di alimenti trasformati, dolci e bevande, per mantenere la salute del cervello».
I ricercatori hanno evidenziato che sebbene questi risultati provengano da uno studio clinico in cui ai partecipanti è stata “prescritta” a caso una dieta da seguire, ci sono alcune limitazioni che vale la pena di analizzare.
La maggior parte dei partecipanti erano uomini, hanno compilato un sondaggio online sulle loro abitudini alimentari e di vita, ciò significa che i dati possono essere falsati da ciò che potevano ricordare o hanno scelto di riferire. E non si tratta solo di cibo: sono stati presi in considerazione i livelli di attività lavorativa dei partecipanti, che hanno anche ricevuto un abbonamento gratuito alla palestra nell’ambito dello studio, quindi anche l’esercizio fisico è stato un fattore determinante.
Le ricerche condotte in passato hanno messo in luce come i grassi buoni della dieta mediterranea funzionano a livello cellulare, ma ha anche messo in luce chiare discrepanze su chi raccoglie i benefici per la salute di una dieta ricca di prodotti mediterranei.
Le persone con un lavoro ben pagato e un’istruzione superiore, che potevano permettersi di acquistare molto pesce e cereali integrali, hanno registrato miglioramenti maggiori nella salute cardiovascolare rispetto a quelle con un reddito basso, anche se la loro adesione alla dieta era la stessa.

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About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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