Calciopoli: Moggi incavolato nero, entra a piedi uniti sull'Inter, accusandola di illeciti

Luciano Moggi, intervistato da Repubblica, ne ha per tutti e senza peli sulla lingua. Ha deciso che è finito il tempo delle emozioni, è arrivata l’ora di aprire un altro ciclo della sua vita, quello dell’incazzatura:
"Sono incazzato nero e ho trovato un nuovo lavoro e torno nel  mondo del calcio come rompicoglioni. Farò nomi e cognomi, romperò le scatole ai falsi moralizzatori di questo mondo che si vuole pulito soltanto perché si è liberato di Antonio Giraudo e Luciano Moggi. Quando sono arrivato nel mondo del calcio ho trovato una casa polverosa e così la lascio.
Per capire come vanno le cose, basta leggere i giornali o quella simpatica rubrichetta della Gazzetta dello Sport firmata da Candido Cannavò: già il titolo – Fatemi capire – è un programma. Cannavò è stato per 18 anni il direttore della Gazzetta dello Sport e deve ancora capire? Penso che abbia capito benissimo. Quella sua rubrichetta serve solo per dimenticare e creare falsi bersagli. Parla di calcio pulito e tutta la spazzatura ce l’avrebbe messa Luciano Moggi. Fatemi capire, il passaporto falso di Recoba per cui l’Inter ha patteggiato, che cos’è? Qual è la sola società di serie A che ha cointeressenze con una di B? Non è l’Inter con lo Spezia? Fatemi capire, c’è differenza se Moggi va a cena da Bergamo con lo scudetto già in tasca e Giacinto Facchetti si attovaglia, con Bergamo, mentre l’Inter ancora lotta per un posto in Champions? Le fidejussioni false firmate da Giacinto Facchetti per la Reggina, non sono forse illeciti pieni? E allora perché la presunzione dell’illecito – cioè non il peccato, ma il solo pensiero del peccato – è sufficiente alla giustizia sportiva per condannare? Lo chiedo, badate, non per me, ma per un club come la Juventus condannato con quella penalizzazione in serie B.
Degli illeciti documentati dell’Inter che, in qualche caso, hanno addirittura prodotto il patteggiamento giudiziario non si parla. Un giornale, partecipato da uno degli ex azionisti dell’Inter, sta conducendo una campagna di falsa moralizzazione che ha trasformato lo scandalo del calcio in "Moggiopoli". Su quello stesso giornale abbiamo letto con 24 ore di anticipo la sentenza della Caf. Il commissario straordinario della Figc che dovrebbe rimettere le cose in ordine è un ex consigliere dell’Inter. I tifosi che mi telefonano pensano che gatta ci cova. E io comincio a crederci.
Non parlo di complotto. Non sono in grado di dire che gli ambienti finanziari e giornalistici vicini all’Inter hanno provocato tutto questo, ma è un fatto che ne stanno approfittando. Dico solo che ci vuole anche in questo un po’ di misura. Se si vuole far credere all’opinione pubblica e ai tifosi italiani che il mondo del calcio era sporco ed era sporco perché c’era Moggi, è una menzogna. Chi non è nell’ambiente del calcio deve sapere – ed è quel che conta – che, fuori Moggi e Giraudo, non è cambiato nulla. Per parte mia, comincio a chiedere scusa a tutti i tifosi e a tutti i giocatori. In questi mesi, ai tifosi è stato fatto credere che il campionato fosse una farsa. Che chiunque poteva mettere le mani su uno scudetto andando a cena con Bergamo e Pairetto. Non è vero. Lo spettacolo in questi anni è stato genuino ed è stato onorato dall’impegno dei calciatori. Chi l’ha vinto meritava di vincerlo. Io l’ho vinto perché ero più bravo degli altri e perché la Juve era più forte. Guardate quest’anno. La Juventus ha vinto il campionato di serie A, il campionato Primavera e Allievi e ha portato in finale di Coppa del Mondo i suoi migliori giocatori di oggi e di ieri. Senza contare Marcello Lippi, Ciro Ferrara fino al fisioterapista Aldo Esposito. O vogliamo dire che anche i Mondiali non sono puliti? Vedo, però, che tanti altri responsabili, come me, di come è andato il calcio in questi anni nemmeno si sognano di chiedere scusa.  
Incalzato dalle domande dei giornalisti di Repubblica, Moggi, come promesso tira fuori qualche nome.
Chi è il primo che dovrebbe scusarsi, chiede il giornalista di Repubblica? 
"L’ormai ex presidente federale Franco Carraro. Dice che faceva soltanto il vigile urbano e si limitava a dirigere il traffico. Peccato che facesse passare con il rosso chi voleva lui".
Ma all’elezione di Carraro ha contribuito anche lei.
"Questa è una barzelletta. Io in Federazione non contavo nulla. Non avevo alcun ruolo e nemmeno la possibilità di partecipare alle assemblee".
Bisogna partecipare alle assemblee per contare?
"No. Ma bisogna contare nelle migliaia di società dilettantistiche, per esempio. E io avevo altro da fare. Poi, che io non contassi in federazione lo dice anche Carraro. È l’unica verità che gli ho sentito dire in questi mesi".
Carraro deve chiedere scusa. Chi altro?
"Vorrei dedicare un pensierino anche a Galliani e Confalonieri. Confalonieri dice che il Milan è vittima da 15 anni del "regime di Moggi". Stimo Confalonieri per il lavoro che fa. Dovrebbe parlare soltanto di quello e non di cose che non conosce. Se viene a parlarmi di regime – proprio lui, poi – devo ricordargli che il presidente della Lega si chiamava Adriano Galliani. Nome che a Confalonieri non dovrebbe essere sconosciuto. Come non dovrebbe dimenticare che Galliani si dava da fare per sistemare un suo protetto finanche al vertice della Commissione arbitri di serie C. Per non parlare dei diritti televisivi".
Parliamone invece. Per i non addetti, non regge la sua difesa che più o meno suona così: "Il mio concorrente aveva tra le mani quello straordinario strumento di persuasione e business che è la televisione e noi da Torino dovevamo arrangiarci in qualche modo per non essere spazzati via". Ora però, la Juve non ha mai avuto problemi di diritti tv, e allora?
"E allora non avete capito niente. Dovete guardare non alla Juve, ma alle piccole squadre che tirano avanti con i denti e hanno bisogno del denaro della televisione. E quel denaro non lo distribuivo io, lo distribuiva il mio concorrente. Volete una prova? Guardate quel che succedeva in Lega per la nomina del presidente. Diatribe che duravano mesi e poi, d’improvviso, puff: Galliani presidente. Dov’erano più le polemiche? Spazzate via dalla distribuzione dei diritti televisivi. Chi era il più forte allora? Moggi o Galliani? E perché si parla sempre di Moggi e mai di Galliani? Fatemi capire".
Lei è furioso, ma il risentimento non può farle dimenticare le sue responsabilità, che vengono da molto lontano. Secondo alcuni, risalgono a vent’anni fa quando lei sostituì il mago Merlino del calcio di allora: Italo Allodi. È così?
"Il sistema Allodi era molto semplice. Era il sistema dell’ascendenza sulle società di calcio. C’era ai suoi tempi e io l’ho ereditato".
Che significa "ascendenza"?
"Il sistema delle regole tacite. Un esempio. Se la squadra A non ha più nulla da pretendere dal campionato e incontra la squadra B che lotta per la salvezza gli lascerà la partita. La giocherà mettendo qualche "primavera" in campo e, in ogni caso, con una formazione non competitiva. Non c’era bisogno di accordi".
Questo nel mondo di Allodi. E nel mondo di Moggi?
"Ognuno tesseva il filo che aveva. Tentando di non farselo tagliare con le forbici. Guardate il mio rapporto con Galliani. Ora dicono che eravamo pappa e ciccia. In realtà lui mi guardava dal buco della serratura e io dalla finestra socchiusa. Il fatto è che io dovevo soltanto proteggere un grande gruppo e una grande società dalle porcate. Questa era la mia preoccupazione costante, oltre a fare grande la squadra".
Il suo lavoro ha avuto, forse, la migliore definizione con le parole dell’Avvocato.
"Quali?"
Non dica che non sa che l’Avvocato diceva di lei che "lo stalliere del re deve conoscere i ladri di cavalli".
"Io non l’ho sentita, ma l’ho letta da qualche parte e comunque è solo una di quelle battute che piaceva fare all’Avvocato. Con lui avevo un eccellente rapporto. Ci sentivamo anche dieci volte al giorno. Ora mi tocca leggere che mentivo finanche a lui".
L’atteggiamento della famiglia Agnelli e della società sembra essere cambiato nei suoi confronti.
"L’atteggiamento della Juve è comprensibile. È necessario salvaguardare gli aspetti economici del club. Ma non ho visto nessuna contestazione o censura su come si è comportato il sottoscritto".
Che cosa pensa della sentenza della Caf di Ruperto?
"È una sentenza che serve soltanto a colpire, attraverso Giraudo e me, la Juve. È una sentenza che ha selezionato 40 telefonate, secondo convenienza, su una massa di 100 mila. Devo aggiungere altro? Vedete, io leggo "il libro nero del calcio" pubblicato dall’Espresso. Lo annoto e in questo block-notes prende forma il mio libro nero. Appunti contro i falsi moralizzatori. Sarà il mio nuovo lavoro perché questa rivoluzione nel calcio assomiglia a quella storia della fine della Prima Repubblica che ha lasciato credere nella nascita di una Seconda, mentre poi abbiamo scoperto che, se si esclude qualche nome, nulla è cambiato". (L’intervista integrale è qui).

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