L’eco-vandalismo degli attivisti di Ultima Generazione è efficace per aumentare la consapevolezza sui cambiamenti climatici?

Gli attivisti per il clima di Ultima Generazione hanno preso di mira opere d’arte di valore inestimabile in tutto il mondo per diffondere il messaggio urgente dell’emergenza climatica globale, un’azione che, secondo gli esperti, nasce dalla disperazione per l’aspetto che il pianeta avrà in futuro.
Le dimostrazioni sono iniziate in estate e sono proseguite costantemente fino all’inizio della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022, che si è svolta il 7 e 8 novembre 2022 a Sharm El-Sheikh, in Egitto.
Il mese scorso, una zuppa di pomodoro è stata gettata sui “Girasoli” di Van Gogh alla National Gallery di Londra, un purè di patate è stato gettato su un Monet al Museo Barberini di Potsdam, in Germania, e gli attivisti per il clima hanno incollato le mani sul famoso dipinto “La ragazza con l’orecchino di perla” al museo Mauritshuis nei Paesi Bassi.
Recentemente, il 5 novembre 2022, alcuni attivisti si sono incollati a due dipinti di Goya – “La Maja vestida e la Maja desnuda” – al Museo del Prado di Madrid. Hanno poi dipinto “+1,5 C” sulla parete tra le due opere, a significare l’obiettivo climatico internazionale di mantenere le temperature globali al di sotto di 1,5 gradi centigradi dall’inizio della rivoluzione industriale. Venerdì scorso, inoltre, alcuni attivisti di Oslo, in Norvegia, hanno cercato di incollarsi al capolavoro di Edvard Munch “L’urlo” del 1893.
Gli esperti qui di seguito hanno spiegato che queste tattiche fanno parte di un manuale ben utilizzato dai manifestanti per attirare l’attenzione sulle cause che sostengono.
Renee Lertzman, psicologa e fondatrice della piattaforma per l’attivismo climatico Project InsideOut, ha dichiarato:
«Questi attivisti sentono che le parole hanno fallito con loro e con il movimento, vogliono intensificare il modo in cui il messaggio viene trasmesso».
Dana R. Fisher, professoressa di sociologia all’Università del Maryland, studia l’attivismo per il clima fin dagli anni ’90 ha dichiarato:
«L’attivismo conflittuale fa parte della serie di tattiche che sono state utilizzate per la questione del clima da oltre 20 anni. Gli attivisti per il clima, molti dei quali sono giovani e preoccupati per la vita che loro e i loro figli dovranno affrontare in futuro, si stanno rivolgendo a tattiche più conflittuali per un motivo, sono frustrati, non credono che i piani di mitigazione delle emissioni messi in atto dai governi del mondo stiano funzionando. Non credono che i Paesi in via di sviluppo stiano ricevendo dai Paesi ricchi, che hanno scatenato la crisi climatica, il sostegno finanziario e logistico necessario per ridurre le proprie emissioni. E non credono che i governi stiano affrontando il problema della disuguaglianza ambientale e di come le comunità impoverite ed emarginate sopporteranno il peso degli eventi di un mondo che si riscalda».
Lise Van Susteren, psichiatra generale e forense, ha condotto ricerche su come il cambiamento climatico abbia influito sulla salute psicologica dei giovani, ha dichiarato:
«La natura delle proteste per il clima si sta intensificando man mano che le temperature globali si avvicinano al punto di non ritorno, e questi cosiddetti attacchi all’arte sono una metafora di ciò che gli attivisti ritengono stia accadendo al pianeta, vedono con i loro occhi ciò che stiamo distruggendo, un bene che non ha prezzo e che non può essere riparato. Gli esperti dicono che questi atti di eco-vandalismo, che prendono di mira in particolare i dipinti protetti dal vetro per non distruggerli in modo permanente, non hanno come obiettivo i negazionisti del clima o le persone che si rifiutano di ascoltare la scienza, piuttosto, stanno esprimendo il loro disagio ecologico, invitano coloro che simpatizzano con il movimento a prestare maggiore attenzione e a impegnarsi di più nella lotta contro il riscaldamento globale. Coloro che pensano che il cambiamento climatico sia una bufala non cambieranno la loro posizione perché qualcuno ha gettato una zuppa o un purè di patate su un dipinto».
Renee Lertzman ha detto:
«È necessario che le persone facciano un passo indietro e si chiedano cosa spinge i giovani attivisti a manifestare in questo modo e a ripensare soluzioni per portare il mondo sulla strada della mitigazione delle emissioni di gas serra. Francamente non ne usciremo affrontando il problema solo da un punto di vista tecnico».
Lise Van Susteren ha affermato:
«È importante soppesare i costi e i benefici dell’azione per valutare l’efficacia di prendere di mira importanti opere d’arte, e quindi, in questo caso particolare anche se non possiamo perdonare facilmente una tale azione, la realtà è che il costo non è così grande, perché i dipinti non vengono danneggiati».
Renee Lertzman ha aggiunto:
«Il beneficio, tuttavia, è misurabile, soprattutto se si considera la quantità di attenzione mediatica che i due eventi hanno suscitato in seguito. Credo che il fatto che se ne parli sia una prova sufficiente che si sta facendo qualcosa».
Dana R. Fisher ha detto:
«Le dimostrazioni sono ben lontane da altre tattiche, come il blocco del traffico o l’incatenamento alla recinzione della Casa Bianca, azioni che comportano la possibilità di una risposta aggressiva da parte delle forze dell’ordine».
Lise Van Susteren ha aggiunto:
«Gli attivisti che compiono questi atti sono molto attenti alle conseguenze e alle ripercussioni. Il vandalismo è una questione legale, mentre l’azione per il clima è una questione morale, le due tipologie si intersecano».
La rivista mensile Wanted in Rome ha scritto:
«La gravità del reato è stata enfatizzata in Italia, dove quattro membri dell’Ultima Generazione, una campagna per il clima che si basa sulla “disobbedienza”, rischiano fino a cinque anni di carcere e multe tra i 2.500 e i 15.000 euro per aver scagliato una zuppa di piselli contro “Il seminatore” di Van Gogh a Palazzo Bonaparte il 4 novembre 2022. Il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, ha condannato l’atto dimostrativo, definendolo “Semplice e puro vandalismo».
Ultima Generazione in risposta alla dichiarazione della Meloni ha detto: «Il nostro non è vandalismo, ma il grido d’allarme di cittadini disperati».
I musei stanno condannando le manifestazioni. L’Associazione dei Direttori dei Musei d’Arte, un importante gruppo museale che comprende molte delle più importanti istituzioni artistiche degli Stati Uniti e del Canada, all’inizio del mese in un comunicato ha dichiarato:
«Indipendentemente dalle motivazioni, questi atti non possono essere giustificati. L’arte attraversa i confini del tempo e del luogo per sottolineare la creatività che le persone di tutto il mondo hanno espresso, e rappresenta la nostra umanità condivisa. Attaccare l’arte per qualsiasi scopo mina questi legami comuni, queste proteste sono mal indirizzate e il fine non giustifica i mezzi».
Lo scorso giovedì i direttori di 92 istituzioni di tutto il mondo, tra cui il Musée du Louvre di Parigi e il Museum of Modern Art di New York, hanno rilasciato una dichiarazione firmata in cui avvertono che gli attivisti “sottovalutano gravemente la fragilità” delle opere d’arte che prendono di mira.
I direttori artistici in una dichiarazione rilasciata dal Comitato nazionale tedesco dell’International Council of Museums, hanno detto di essere “profondamente scossi” dai recenti attacchi.
Dana R. Fisher in conclusione ha detto:
«Non mi aspetto che l’utilizzo dell’eco-vandalismo per dimostrare contro il cambiamento climatico sparisca presto, ci sono interi gruppi di “perturbatori” o “attivisti conflittuali” che si addestrano a protestare proprio in questo modo. Per apportare un cambiamento sociale, abbiamo effettivamente bisogno di vedere una gamma completa di tattiche impiegate dagli attivisti per portarci dove dobbiamo andare. E quindi penso che i disgregatori giochino un ruolo importante, lo vedremo diventare più frequente e più visibile».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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