Lo studio sui cambiamenti climatici prevede la fine della produzione di tartufo

La nuova ricerca di un accademico dell’Università di Stirling ha previsto che la lucrosa industria del tartufo nell’arco di una generazione è destinata a scomparire a causa dei cambiamenti climatici.
Il clima più caldo e secco sarà responsabile del declino, avrà un “enorme impatto economico, ecologico e sociale”. L’industria del settore con la specie di tartufo nero (Tuber melanosporum) scambiata a più di 1.000 sterline il chilogrammo, vale centinaia di milioni di sterline. Le stime hanno suggerito che potrebbe raggiungere 4,5 miliardi di sterline nei prossimi 10-20 anni, ma il nuovo studio suggerisce un futuro più cupo per il settore.
Il dott. Paul Thomas, della Facoltà di scienze naturali di Stirling, responsabile della ricerca, la prima a considerare la futura minaccia dei cambiamenti climatici sulla produzione europea di tartufo. Lo studio sulla valutazione del rischio del settore europeo del tartufo nero sotto i previsti cambiamenti climatici è pubblicato su Science of the Total Environment.
Il dott. Paul Thomas ha detto:
«Il nostro nuovo studio prevede che, nel più probabile scenario di cambiamenti climatici, tra il 2071 e il 2100 la produzione europea di tartufi diminuirà dal 78 al 100 per cento. Tuttavia, il declino potrebbe verificarsi in anticipo rispetto a questa data, considerando altri fattori legati al cambiamento climatico, come ondate di calore, incendi del bosco, eventi di siccità, parassiti e malattie. Rischiamo di perdere un’industria che per l’economia vale centinaia di milioni di sterline, l’impatto socio-economico del previsto declino potrebbe essere maggiore perché la raccolta del tartufo e le attività correlate costituiscono una componente chiave della storia e dell’attività culturale locale».
Il dott. Paul Thomas, collaborando con il professor Ulf Buhengen dell’Università di Cambridge, ha studiato 36 anni di produzione del tartufo in Francia, Spagna e Italia. Il team ha correlato i dati con le condizioni meteorologiche locali per valutare l’impatto del clima sulla produzione, ha combinato i risultati con proiezioni del modello climatico all’avanguardia per prevedere il probabile impatto dei cambiamenti climatici sui raccolti di tartufo.
Il dott. Paul Thomas in conclusione ha detto:
«In un futuro non troppo lontano questo è un campanello d’allarme per gli impatti dei cambiamenti. I risultati indicano che sono necessarie iniziative di conservazione per offrire una protezione certa a questa specie importante e iconica: la potenziale azione potrebbe includere in futuro l’espansione delle piantagioni di tartufo in nuovi territori con un clima più favorevole.
Le strategie di gestione dovrebbero inoltre includere materiali di pacciamatura (è un’operazione attuata in agricoltura e giardinaggio che si compie ricoprendo il terreno con uno strato di materiale, al fine di impedire la crescita delle malerbe, mantenere l’umidità nel suolo, proteggere il terreno dall’erosione, dall’azione della pioggia battente), e pratiche di coltivazione per mitigare le fluttuazioni della temperatura del suolo e conservare la sua umidità».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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