In Giappone con l’aumento dell’aspettativa di vita, un numero crescente di anziani sperimenta il kodokushi (morte solitaria)

Masazo Nonaka, 113 anni, era l’uomo più vecchio del mondo quando è morto il mese scorso sull’isola principale del Giappone settentrionale di Hokkaido, in un albergo con annesse sorgenti termali che la famiglia gestisce da quattro generazioni. Con lui, c’era sua nipote.
E’ degno di nota il fatto che non sia morto da solo, perché in Giappone, che ha anche uno dei tassi di natalità più bassi e la popolazione in rapida contrazione, molte persone anziane sceglie la morte solitaria, indicata con il termine kodokushi.
L’indagine condotta dal quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun ha evidenziato che i governi locali hanno difficoltà a smaltire i beni di chi muore da solo: secondo il sondaggio, oltre 1.000 unità abitative pubbliche sono ora occupate dai beni di singoli residenti che sono morti da soli.
Le autorità locali poiché circa la metà dei residenti negli alloggi pubblici ha 65 anni o più, hanno chiesto al governo centrale di stabilire regole chiare per lo smaltimento di tali beni. La legislazione vigente prevede che gli eredi (quando ci sono), devono essere contattati per ricevere istruzioni, ma sono spesso difficili da rintracciare.
Philippe Pons, corrispondente di Le Monde a Tokyo, ha detto:
«Gli anziani giapponesi di là dalla solitudine affrontano molti altri problemi, alcuni non hanno una famiglia su cui contare, vivono in povertà. Forse per questo motivo, in Giappone c’è anche un numero sorprendente di autori di reati in età avanzata, secondo il “Libro bianco sulla criminalità” del dicembre 2018, il 21,1% degli arrestati nel 2017 aveva più di 65 anni».
I trasgressori più anziani di solito sono arrestati per piccoli furti. Alcuni rubano il cibo per nutrirsi, altri dicono di preferire la prigione alla vita sulla soglia della povertà (o al di sotto) e della solitudine. E’ stato citato un uomo di 78 anni, ha detto:
«Domani andrò in prigione a trovare un amico. Non è un criminale, ha la mia età, è stato arrestato per taccheggio in un supermercato. Voleva essere arrestato. In prigione, è al caldo, è nutrito e se è malato, si prendono cura di lui. Un giorno forse dovrò fare lo stesso».
Il Kodokushi non è solo un problema in Giappone, come fanno notare gli statistici, l’aspettativa di vita sta aumentando in molti paesi, le donne in particolare – specialmente quelle senza figli -, sono ad alto rischio di passare gli ultimi giorni da sole, poiché spesso sopravvivono più dei loro partner.

Allora, ci sono soluzioni?
In Corea del Sud, un numero crescente di uomini di mezza età vivono da soli, quindi muoiono da soli, un fenomeno che il governo sta cercando di contrastare creando gruppi di quartiere per visitare regolarmente persone sole; negli Stati Uniti, i villaggi per anziani hanno iniziato a spuntare insieme a un numero crescente di case multigenerazionali.
Margareta Magnusson scrittrice svedese sullo smaltimento dei beni, nel suo libro del 2017 intitolato The Gentle Art of Swedish Death-Cleaning, delinea alcune semplici tecniche per mettere in pratica l’arte di döstädning, apprezzata per il suo valore, dopo aver scoperto che sua madre, prima di morire aveva lasciato messaggi su vestiti e altri oggetti con le istruzioni su cosa fare di tutto:
«Alcuni pacchetti erano destinati alla beneficenza, alcuni libri dovevano essere restituiti ai proprietari originali. Una vecchia tuta era destinata al Museo di Storia, riportava una nota infilata con un ago in uno dei risvolti della giacca, c’era anche il nome della persona con cui doveva mettere in contatto il museo».
Margareta Magnusson crede che le persone possano non essere in grado di scegliere tutte le circostanze della loro morte, ma possono almeno determinare cosa fare con i loro beni. Tutti dovrebbero farlo dopo i 65 anni, nelle prime fasi del pensionamento e pur avendo abbastanza forza. Sottolinea, tuttavia, che il concetto di döstädning non si riferisce solo al discorso finale prima di morire, ma è una “forma permanente di organizzazione” che mira a facilitare la vita a chiunque segua questo metodo. Il tuo riferimento di base è il seguente: ogni volta che trovi qualcosa che non ti piace o che non usi, buttalo via. O meglio, sbarazzati, poiché uno dei principi di base è che tu cerchi di far finire i tuoi oggetti nelle mani di qualcuno che li vuole o ne ha bisogno. Significa valorizzare tutte le mie cose e decidere come sbarazzarmi di oggetti che non voglio più”.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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