Il morbo di Parkinson può essere causato da un comune batterio acquatico

La nuova ricerca ha evidenziato che un comune genere di microbi che si trova in ambienti umidi e paludosi potrebbe svolgere un ruolo chiave nello sviluppo del morbo di Parkinson, attraverso l’escrezione di composti che innescano la formazione di grumi tossici di proteine all’interno delle cellule cerebrali.
Le scoperte, effettuate da un piccolo team di ricercatori dell’Università di Helsinki e dell’Università della Finlandia orientale, si basano sui risultati di un’indagine precedente che mostrava come la gravità del disturbo neurodegenerativo nei volontari aumentasse con le concentrazioni di ceppi batterici di Desulfovibrio nelle loro feci.
I ricercatori dimostrando ora un potenziale percorso dalla presenza dei batteri nei vermi geneticamente modificati ai cambiamenti fisici nel cervello che coincidono con il morbo di Parkinson, sperano un giorno di migliorare la diagnosi precoce della malattia negli esseri umani, o addirittura di rallentarne il decorso.
Per Saris, microbiologo dell’Università di Helsinki in Finlandia, autore principale della ricerca ha affermato:
«I nostri risultati rendono possibile lo screening dei portatori di questi dannosi batteri Desulfovibrio, di conseguenza, possono essere presi di mira da misure volte a rimuovere questi ceppi dall’intestino, potenzialmente alleviando e rallentando i sintomi dei pazienti con il morbo di Parkinson».
I ricercatori da quando, circa due secoli fa, il medico inglese James Parkinson descrisse per la prima volta la malattia come una condizione neurologica, hanno cercato una spiegazione del perché alcune persone con l’età sviluppano una drastica perdita del controllo motorio fine: a questo gruppo – movimenti fini o motricità fine -, appartengono movimenti tipo allacciarsi le scarpe, usare la forchetta, colpire un punto preciso e in generale (ma non in assoluto) tutti quei movimenti che richiedono precisione e una grande coordinazione mano-occhio.
Piccole inclusioni note come Corpi di Lewy, dal punto di vista fisiologico si accumulano nelle cellule di specifiche regioni del cervello di individui a cui è stata diagnosticata la malattia di Parkinson. Recentemente, le indagini su questi microscopici grumi di materiale hanno rivelato che sono in gran parte costituiti da un tipo di proteina chiamata α-sinucleina, che è tipicamente coinvolta nel rilascio di neurotrasmettitori.
I ricercatori hanno detto che non è ancora del tutto chiaro in che modo questo grumo contribuisca alla patologia del Parkinson, anche se si sospetta che la presenza stessa di queste concentrazioni, chiamata protofibrilla, non sia positiva per il sano funzionamento delle cellule nervose; un altro mistero è la causa iniziale dell’aggregazione dell’α-sinucleina, anche se il Parkinson può essere ereditario, la genetica sembra spiegare solo il 10-15% circa di tutti i casi. Ciò lascia le condizioni ambientali come probabile sospetto, con studi che hanno rilevato che i tipi di batteri che ospitiamo nel nostro intestino predicono la probabilità che un individuo abbia, o almeno sviluppi, i sintomi del Parkinson.
Lo studio di Per Saris del 2021 finalmente ha dimostrato che esiste un singolo sospetto principale su cui i ricercatori possono concentrarsi.
Per Saris ha affermato:
«La malattia è causata principalmente da fattori ambientali, cioè dall’esposizione ambientale ai ceppi batterici di Desulfovibrio che causano il morbo di Parkinson».
Per Saris e il suo team nel nuovo studio pubblicato nella rivista Frontiers in Cellular and Infection Microbiology, hanno prelevato campioni fecali da 10 pazienti con Parkinson e dai loro coniugi sani e hanno isolato i ceppi di Desulfovibrio presenti.
Insieme a due diversi gruppi di controllo di batteri appartenenti a un genere completamente diverso, i microbi del test estratti sono stati quindi alimentati con campioni transgenici di Caenorhabditis elegans nematode, che era stato modificato per esprimere l’α-sinucleina umana.
Un’analisi statistica basata su osservazioni microscopiche delle teste dei nematodi ha rivelato che quelli nutriti con Desulfovibrio avevano effettivamente molte più probabilità di produrre grumi di α-sinucleina, e quei grumi avevano maggiori probabilità di essere molto più grandi.
Significativamente, i ceppi di Desulfovibrio raccolti dai pazienti affetti da Parkinson erano anche migliori nell’aggregare le proteine in C. elegans rispetto a quelli raccolti dai loro partner. Inoltre, quei vermi in genere morivano in numero maggiore rispetto a quelli dei gruppi di controllo.
Certo, c’è un’enorme differenza tra i vermi e gli umani, mentre lo stesso esperimento non potrebbe mai essere replicato in un campione di persone sane, gli studi continueranno a esaminare da vicino i modi in cui il Desulfovibrio nelle nostre viscere potrebbe innescare la formazione di aggregati di α-sinucleina che potrebbero migrare attraverso il corpo.
I ricercatori hanno detto che col tempo, potremmo anche essere in grado di gestire il progresso della malattia di Parkinson utilizzando terapie mirate al sistema digestivo e ai suoi nervi circostanti, invece che al cervello.
Per Saris in conclusione ha suggerito:
«I batteri Desulfovibrio una volta che vengono eliminati dall’intestino, gli aggregati di α-sinucleina non si formano più nelle cellule intestinali, dalle quali viaggiano verso il cervello attraverso il nervo vago come le proteine prioniche».

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About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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