Ricercatori hanno utilizzato il gombo per rimuovere microplastiche dalle acque

Il gombo in molte cucine serve come addensante di stufati e zuppe. La sostanza appiccicosa di quel frutto e di altre piante, come aloe, cactus e psillo, può anche pulire l’acqua e le acque reflue da alcuni tipi di inquinanti solidi, così come da altri che sono disciolti. È stato dimostrato che le combinazioni di questi estratti vegetali alimentari possono rimuovere le microplastiche dalle acque reflue.
I ricercatori hanno presentato i loro risultati alla conferenza di primavera dell’American Chemical Society (ACS). ACS Spring 2022 è un incontro virtuale e di persona che si è tenuto dal 20 al 24 marzo 2022, e con accesso on-demand disponibile dal 21 marzo all’8 aprile 2022. La manifestazione presenta più di 12.000 interventi su una vasta gamma di argomenti scientifici.
Rajani Srinivasan della Tarleton State University (Tarleton) a Stephenville, in Texas, ricercatrice principale del progetto ha detto:
«Pensiamo che le microplastiche di per sé non possano essere un pericolo per la salute, ma qualsiasi tipo di sostanza tossica che si attacca a queste plastiche potrebbe introdursi nel nostro corpo e causare problemi».
Le microplastiche nel tipico processo di trattamento delle acque reflue vengono rimosse dall’acqua in due fasi. Innanzitutto, quelle che galleggiano vengono semplicemente scremate dalla parte superiore dell’acqua. Tuttavia, questo passaggio rimuove solo una frazione del totale delle microplastiche presenti. Il resto, procedendo con la seconda fase, deve essere rimosso aggiungendo flocculanti, o sostanze chimiche appiccicose che attraggono le microplastiche e formano grandi grumi, questi affondano sul fondo dell’acqua e possono essere separati da essa.
Rajani Srinivasan sottolinea che alcune delle sostanze attualmente utilizzate per rimuovere i contaminanti sono potenzialmente dannose, per cui lei e il suo team hanno studiato alternative non tossiche, per esempio, un comune flocculante, il poliacrilammide, in certe condizioni può scomporsi in sostanze chimiche tossiche.
Rajani Srinivasan in precedenza aveva studiato l’uso di estratti di piante alimentari come flocculanti non tossici per rimuovere dalle acque reflue, le sostanze inquinanti a base tessile. Il suo team negli estratti si è concentrato specificamente sui polisaccaridi perché questi biopolimeri possiedono le proprietà chimiche e biologiche appropriate per attirare e catturare gli inquinanti come i coloranti o anche i batteri. Ha detto:
«Stavo lavorando con la rimozione di microrganismi e cose del genere, e ho pensato, perché non provare con le microplastiche?».
Il team di ricercatori con il supporto di studenti universitari per catturare le microplastiche ha testato estratti di polisaccaridi da fieno greco, cactus, aloe vera, gombo, tamarindo e psillo. Hanno testato i composti delle singole piante, così come in diverse combinazioni, per farlo, hanno aggiunto questi estratti a varie fonti d’acqua contenenti microplastiche. Successivamente al microscopio, prima e dopo il trattamento, hanno esaminato le immagini dei flocculanti, poi hanno contato le microplastiche per determinare quante particelle erano state rimosse.
I ricercatori nei loro esperimenti hanno scoperto che i polisaccaridi di gombo accoppiati con quelli di fieno greco potrebbero rimuovere meglio le microplastiche dall’acqua dell’oceano, mentre i polisaccaridi di gombo accoppiati con quelli di tamarindo hanno funzionato meglio per i campioni di acqua dolce.
I polisaccaridi di origine vegetale nel complesso hanno funzionato meglio o altrettanto bene del tradizionale flocculante poliacrilamide, a seconda della combinazione di estratti e della fonte d’acqua.
È importante notare che i flocculanti a base di piante possono essere implementati nei processi di trattamento delle acque esistenti. Rajani Srinivasanha ha detto:
«L’intero metodo di trattamento con i materiali non tossici utilizza la stessa infrastruttura, non dobbiamo costruire qualcosa di nuovo per incorporare questi materiali per il trattamento delle acque».
Rajani Srinivasanha e il suo team guardando avanti continueranno ad adattare i rapporti e le combinazioni di flocculanti a base vegetale per ottimizzare la rimozione di diversi tipi di microplastiche da una varietà di fonti d’acqua, come l’acqua dell’oceano, l’acqua dell’estuario, l’acqua dolce e l’acqua freatica. Hanno anche in programma di scalare il loro processo di rimozione delle microplastiche non tossiche in studi sul campo al di fuori del laboratorio. In definitiva, sperano di commercializzare questo nuovo metodo basato sulle piante in modo che le microplastiche possano essere rimosse dall’acqua su scala industriale, consentendo a tutti di bere acqua più pulita e più sicura.

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About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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