La Germania è il “più grande bordello d’Europa”

“Il denaro non puzza”, dice Wilfried Hombach, un ex dipendente del fisco della città di Colonia. Hombach è stato uno dei primi a raccogliere le tasse applicate all’industria della prostituzione, sta parlando su ciò che fino ad ora non è stato al centro del dibattito sulla prostituzione legalizzata in Germania: il fatto che quando le donne vendono i loro corpi, lo Stato guadagna molti soldi dal prelievo forfettario fiscale sul sesso e dalla riscossione delle tasse regionali sull’intrattenimento.
Tina Soliman e Sonia Kennebeck, giornaliste della televisione tedesca, in due anni di ricerche per il loro documentario intitolato Sex Made in German” non sono riuscite a scoprire l’ammontare del denaro collegato alla prostituzione. Il documentario, andato in onda il 10 giugno 2013 sul canale ARD in Germania, da diversi punti di vista esamina in profondità gli effetti della legislazione sulla prostituzione entrata in vigore nel 2002.
Le giornaliste in quarantacinque minuti hanno cercato di dare risposta alla seguente domanda: “Che cosa ha ottenuto il governo federale dopo aver dichiarato le prostitute piccole imprenditrici che hanno l’assicurazione sanitaria e un diritto per la stessa copertura assicurativa sociale come chiunque altro?”.
Come il loro documentario rivela, a quanto pare pochissimo, giacché un lucroso settore economico – sia reale sia virtuale – si è sviluppato da quello che una volta era considerato un mondo avvolto dalle ombre.
E’ emerso che, mentre i vicini di casa dei tedeschi sono portati a varare leggi più restrittive sui bordelli, sempre più turisti del sesso arrivano in Germania provenienti dall’Italia, Francia, Svizzera, Lussemburgo, Belgio e Svezia. Il filmato ha mostrato anche i turisti provenienti dall’Asia e Stati Uniti, nel pacchetto di sei giorni sono stati inserite visite guidate  nei club tedeschi.
Il grande favorito dell’itinerario è il “Re Giorgio”, un bordello a Berlino, dove i clienti possono ottenere sesso e bevande al prezzo di 49 euro. Il proprietario Sascha Erben, spiega:
«Non c’è molto margine su questo, per rendere il pacchetto redditizio dobbiamo lavorare su un “volume elevato” di clienti, molti provengono dalla Russia, Scandinavia, e le nazioni arabe. Il sesso a Berlino è più conveniente che altrove. Berlino è il paradiso del sesso, non è diverso dalla Thailandia».
La conferma dei paradisi tedeschi del sesso arriva anche da un cliente danese. Regolare frequentatore di un bordello a Flensburg (nel nord della Germania, vicino al confine con la Danimarca), ha detto: «La Germania è il più grande bordello d’Europa, non c’è dubbio. Il rapporto qualità-prezzo in Germania sembra non avere eguali in nessun’altra parte del mondo».
Tina Soliman e Sonia Kennebeck, oltre a parlare con i sostenitori della prostituzione legalizzata, hanno intervistato anche alcune delle sue vittime. Le interviste hanno ampiamente dimostrato che ci sono molte donne di tutti i tipi  disposte a utilizzare il sesso per guadagnare.
La ventunenne Bettina, ad esempio, è chiaramente felice perché al Stuttgart “free body culture” (FKK) club guadagna fino a 15.000 euro il mese. Sonia Rossi, ex prostituta a part-time, l’ha fatto per guadagnare i soldi per frequentare l’università.
Nathalie, ventidue anni si è specializzata a mettere all’asta il sesso virtuale su internet, al sito web che la ospita paga il 15% del suo guadagno orario che si aggira sui 200 euro.

Sfruttata dai trafficanti di esseri umani
Claudia lavora al “Re Giorgio”, per un massimo di dieci clienti guadagna 150 euro a notte. Le sue colleghe dell’Europa orientale – che il loro capo loda come più “resistenti e impegnate” – svolgono il servizio con venti uomini a notte.
Julia ha bisogno di soldi, ha detto: «In Germania posso guadagnare in una sera quello che in Romania guadagno in un mese».
Un’altra giovane donna rumena che ha preferito non essere mostrata nel documentario ha detto:
«Un paio di anni fa, sono stata attirata in Germania da un uomo che poi si è rivelato essere uno sfruttatore, sono finita in un bordello chiamato “Pussy Club”. Nell’arco della giornata ero impegnata a fare sesso con quaranta uomini, non avevo tempo per mangiare o dormire in modo regolare.
La mia schiavitù è andata avanti fino a quando le autorità hanno fatto irruzione nel luogo e hanno arrestato un gruppo di trafficanti di esseri umani».

Trattate come spazzatura
Il documentario sulle parole di alcune prostitute che hanno detto di essere “trattate come spazzatura”, ha tralasciato le interviste a politici o attivisti per i diritti umani. Ha preferito dare voce ai clienti. Uno degli 1,2 milioni di uomini che in Germania ogni anno pagano per il sesso, ha detto: «Penso un gran bene dei bordelli, come cliente non ho ravvisato situazioni di sfruttamento».
Il business del sesso in Germania è diventato socialmente accettabile, pagare per il sesso è considerato un “stile di vita”. Gli uomini d’affari che stanno dietro le quinte di solito sono persone di una certa età che guidano la Mercedes, indossano abiti fatti su misura e spendono meno tempo a pensare a questioni morali di quanto non facciano per fare denaro.
Jurgen Rudloff è uno di questi uomini d’affari. Imprenditore, proprietario di bordelli a Stoccarda, con il più grande d’Europa chiamato “Paradiso”, si rallegra della crescita di clienti provenienti dall’Italia, Francia, Svizzera, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. I suoi club situati in prossimità delle frontiere sono particolarmente redditizi, dice:
«Pochi mesi fa ho aperto un club a Graz, in Austria, ma l’esperienza mi ha dimostrato che in Germania è più facile avviare questo tipo di business».
Il governo federale in Germania è impegnato in discussioni sulla modifica di leggi sulla prostituzione. In futuro potranno rendere la creazione di un bordello un po’ più difficile.
Armin Lobscheid, proprietario del “Pascha” a Colonia, si lamenta con i giornalisti, dice:
«La mia azienda ogni anno paga tasse miliardarie, ora è in arrivo anche quella della nuova imposta straordinaria per le prostitute che gli operatori del bordello fisseranno sul prezzo della camera fatto pagare alle donne. In questo modo, le casse dello Stato rastrelleranno più soldi senza sporcarsi le mani. Il governo è il pappone di oggi».
Tina Soliman e Sonia Kennebeck, sono giunte alla conclusione che le buone intenzioni di rafforzare la posizione delle prostitute attraverso la legislazione, in realtà hanno ottenuto l’opposto, le donne sono diventate una risorsa da utilizzare nel modo più efficace possibile.

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