Inquinamento da microplastiche: la polvere di legno può intrappolare fino al 99,9% delle microplastiche nell’acqua

Le piante potrebbero essere la risposta alla minaccia incombente dell’inquinamento da microplastica? Gli scienziati del BioProducts Institute della The University of British Columbia hanno scoperto che l’aggiunta di tannini (composti vegetali naturali presenti in tutto il mondo vegetale: nel legno, nella corteccia, nei rizomi, nelle radici e nei frutti) a uno strato di polvere di legno, è possibile creare un filtro che intrappola praticamente tutte le particelle di microplastica presenti nell’acqua.
Orlando Rojas, direttore scientifico dell’istituto e titolare del Canada Excellence Research Chair in Forest Bioproducts; professore presso i dipartimenti di scienze del legno, ingegneria chimica e biologica e chimica della The University of British Columbia, ha affermato:
«Le microplastiche sono minuscoli frammenti di detriti di plastica derivanti dalla disgregazione di prodotti di consumo e rifiuti industriali. Tenerli lontani dalle riserve idriche è una grande sfida».
Orlando Rojas ha citato uno studio che ha rilevato che tutta l’acqua del rubinetto è contaminata da microplastiche,  e altre ricerche che affermano che più di 10 miliardi di tonnellate di rifiuti plastici mal gestiti saranno dispersi nell’ambiente entro il 2025. Ha aggiunto:
«La maggior parte delle soluzioni proposte finora sono costose o difficili da scalare. Noi proponiamo una soluzione che potrebbe essere ridotta per l’uso domestico o per i sistemi di trattamento municipali. Il nostro filtro, a differenza di quelli in plastica, non contribuisce ad aumentare l’inquinamento perché utilizza materiali rinnovabili e biodegradabili, acidi tannici provenienti da piante, cortecce, legno e foglie, e segatura di legno, un sottoprodotto forestale ampiamente disponibile e rinnovabile».

Cattura un’ampia varietà di materie plastiche
Il team di ricercatori per il loro studio, pubblicato nella rivista Advanced Materials ha analizzato le microparticelle rilasciate dalle popolari bustine di tè in polipropilene. Hanno scoperto che il loro metodo (chiamato “bioCap”) a seconda del tipo di plastica, intrappolava dal 95,2% al 99,9% delle particelle di plastica in una colonna d’acqua (elemento riferito a una sezione verticale d’acqua dalla superficie al fondo del mare, un lago, un fiume).
Orlando Rojas professore presso i dipartimenti di scienze del legno, ingegneria chimica e biologica e chimica della The University of British Columbia ha affermato:
«È difficile catturare tutti i diversi tipi di microplastiche in una soluzione, poiché hanno dimensioni, forme e cariche elettriche diverse, ci sono microfibre provenienti da indumenti, microsfere da detergenti e saponi, schiume e pellet da utensili, contenitori e imballaggi. Sfruttando le diverse interazioni molecolari degli acidi tannici, la nostra soluzione bioCap è stata in grado di rimuovere praticamente tutti questi tipi di microplastica».

Collaborare per soluzioni sostenibili
Il metodo della The University of British Columbia è stato sviluppato in collaborazione con il Dr. Junling Guo, professore presso il Center of Biomass Materials and Nanointerfaces della Sichuan University in Cina. Hanno contribuito anche Marina Mehling, dottoranda presso il dipartimento di ingegneria chimica e biologica della The University of British Columbia e il dottor Tianyu Guo ricercatore post-dottorato presso il BioProducts Institute.
Orlando Rojas in conclusione ha dichiarato:
«Le microplastiche rappresentano una minaccia crescente per gli ecosistemi acquatici e la salute umana, e richiedono soluzioni innovative. Siamo entusiasti che la collaborazione multidisciplinare del BioProducts Institute ci abbia avvicinato a un metodo sostenibile per combattere le sfide poste da queste particelle di plastica».

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About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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