Archeologi hanno scoperto un rossetto rosso brillante risalente a 3.700 anni fa

Gli archeologi nel cuore dell’Iran sudorientale, nella regione di Jiroft, nella provincia di Kerman, hanno portato alla luce una piccola fiala cilindrica fatta di cloritescisto, un tipo di pietra, che conteneva una sostanza sorprendentemente simile al moderno rossetto, questo cosmetico rosso intenso, risalente all’età del bronzo (intorno al 3500-1800 a.C.), offre uno sguardo affascinante sulle pratiche di bellezza dei nostri antenati e sul loro uso innovativo delle risorse naturali.
Lo studio pubblicato nella rivista Scientific Reports è stato condotto da ricercatori italiani e iraniani dell’Università di Teheran e Padova e dall’Associazione Internazionale per gli Studi Mediterranei e Orientali (ISMEO) di Roma.
Il team di ricercatori per analizzare il contenuto di questa antica fiala, ha utilizzato tecniche avanzate come la diffrazione di raggi X, la microscopia elettronica a scansione e la cromatografia liquida ad alte prestazioni. Ciò che hanno trovato era una sofisticata miscela di minerali e sostanze organiche, tra cui ematite per il suo colore rosso vibrante, manganite e braunite per lo scurimento e tracce di galena e angolosite. È stato evidenziato che questi minerali venivano mescolati con cere vegetali e possibilmente componenti aromatici, dimostrando una precoce comprensione della chimica e della cosmetologia.
La composizione di questo antico cosmetico ha una sorprendente somiglianza con i rossetti contemporanei, che combinano anch’essi coloranti con cere e oli per creare un prodotto idratante e duraturo. Tuttavia, a differenza di alcuni prodotti moderni che potrebbero includere ingredienti sintetici, questo colorante per labbra dell’età del bronzo è stato realizzato interamente con prodotti naturali. La presenza di cere di origine vegetale (vegetali) nella miscela indica un precoce utilizzo di sostanze di origine vegetale per le loro proprietà benefiche, una pratica che si allinea con la crescente preferenza odierna per prodotti di bellezza naturali e biologici.
La datazione al radiocarbonio colloca la produzione di questo cosmetico all’inizio del II millennio a.C., rendendolo uno dei più antichi esempi conosciuti di colorazione delle labbra, questo periodo coincide con il fiorire della civiltà Marḫaši una società che possedeva sofisticate conoscenze di metallurgia e chimica.
La scoperta del cosmetico a Jiroft, una regione nota per i suoi ricchi giacimenti di metalli e pietre semipreziose, evidenzia l’abilità degli antichi nell’utilizzare il loro ambiente naturale per scopi di bellezza e forse cerimoniali.
L’uso dei cosmetici nell’antichità andava oltre la mera vanità. I ricercatori hanno evidenziato che si trattava di una forma di comunicazione sociale, un modo per costruire e trasmettere identità all’interno della comunità.
L’offerta di contenitori per cosmetici nei contesti di sepoltura suggerisce che queste pratiche di bellezza erano profondamente radicate nella cultura della società, possibilmente con un significato nelle credenze sull’aldilà o sullo status nel presente mondo. La scelta di una pietra semipreziosa per il contenitore, progettato per imitare materiali comuni ma significare lusso, indica ulteriormente il ruolo dei cosmetici nel mostrare la gerarchia sociale.
La straordinaria scoperta getta luce anche sulla consapevolezza della salute delle antiche civiltà. L’uso minimo di sostanze a base di piombo nella pittura per labbra, a differenza di altre formulazioni cosmetiche dell’epoca, potrebbe suggerire una precoce consapevolezza degli effetti nocivi del piombo se ingerito, questa capacità di discernimento indica una conoscenza approfondita dei materiali e delle loro proprietà, un’impresa straordinaria per una civiltà che risale a migliaia di anni fa.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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