Terapia cognitivo funzionale efficace per la lombalgia

L’efficacia limitata della maggior parte degli interventi è una delle grandi frustrazioni nel trattamento della lombalgia, mentre la maggior parte delle persone guarisce completamente, circa il 20-30% di coloro che soffrono di lombalgia sviluppano un dolore cronico che resiste ostinatamente agli interventi terapeutici e spesso porta alla disabilità.
La terapia cognitivo funzionale (CFT) è una forma relativamente nuova di terapia cognitiva studiata appositamente per la lombalgia, è stata sviluppata da Peter O’Sullivan, professore di fisioterapia muscoloscheletrica presso la Curtin University di Perth, Australia.
La terapia cognitivo funzionale (CFT) è un metodo incentrato sul paziente, in cui sessioni di coaching (affiancamento e guida) personalizzate aiutano i pazienti ad autogestire il proprio dolore, agendo sulle cognizioni e sulle emozioni correlate al dolore, nonché sui movimenti che contribuiscono al dolore e alla disabilità.
Lo studio clinico randomizzato, controllato e di Fase 3, denominato Restore, ha confrontato l’efficacia e l’efficienza economica della terapia cognitivo funzionale (CFT) rispetto alle cure abituali per il dolore lombare cronico e invalidante. I risultati dello studio sono stati pubblicati nella rivista The Lancet.

Confronto tra terapia cognitivo funzionale (CFT) e cure abituali
I partecipanti comprendevano 492 adulti con dolore lombare cronico di durata superiore a 3 mesi, con un’intensità media del dolore alla schiena pari o superiore a 4 su una scala numerica di valutazione del dolore da 0 a 10. Tutti i partecipanti hanno riferito un’interferenza moderata del dolore con il lavoro o le attività quotidiane, misurata item 8 del 36-item Short Form Health Survey (SF-36), questionario di tipo self-administered, compilato dal paziente, che ha l’obiettivo di quantificare lo stato di salute e misurare la qualità della vita correlata alla salute.
Sono stati esclusi i soggetti affetti da gravi patologie della colonna vertebrale (come fratture, infezioni o tumori), da condizioni mediche che impedivano loro di essere fisicamente attivi o da gravidanza o parto nei 3 mesi precedenti. Lo studio è stato condotto in 20 cliniche di fisioterapia di base in Australia.
I ricercatori hanno diviso i soggetti in tre gruppi: assistenza abituale; solo terapia cognitivo funzionale (CFT); e terapia cognitivo funzionale (CFT) con biofeedback (è un trattamento non farmacologico che consente di imparare a controllare funzioni corporee normalmente involontarie, come tensione muscolare, pressione sanguigna, ritmi elettroencefalografici o frequenza cardiaca).
I partecipanti al gruppo di cure abituali hanno ricevuto le cure raccomandate dai loro operatori sanitari o scelte da loro stessi; in entrambi i gruppi CFT, i partecipanti hanno ricevuto fino a sette sessioni di trattamento CFT nel corso di 12 settimane e una sessione di richiamo a 26 settimane.
I fisioterapisti che hanno condotto il periodo di addestramento, hanno utilizzato un metodo clinico-ragioneristico flessibile, basato su informazioni raccolte da colloqui ed esami fisici, queste informazioni includevano il movimento e le posture, le emozioni e le cognizioni e i fattori dello stile di vita che contribuivano al dolore.
La comunicazione è stata una parte fondamentale del processo, i pazienti sono stati incoraggiati a raccontare la storia del loro “viaggio nel dolore” e a condividere le loro preoccupazioni e priorità: sulla base di queste informazioni sono stati creati piani di trattamento personalizzati.
I piani di trattamento terapia cognitivo funzionale (CFT) comprendevano tre componenti:

Dare un senso al dolore: un processo riflessivo in cui i pazienti riconcettualizzavano il loro dolore sulla base delle loro storie ed esperienze.
Esposizione con controllo: esposizione graduata a movimenti e attività che il paziente ha vissuto come dolorosi o spaventosi o da evitare.
Cambiamento dello stile di vita: indirizzo guidato allo sviluppo di comportamenti sani, come l’attività a ritmo sostenuto, abitudini alimentari e di sano sonno, gestione dello stress e impegno sociale.
Entrambi i gruppi di CFT indossavano sensori di movimento, ma nel gruppo di sola CFT né il paziente né il fisioterapista avevano accesso a questi dati. I fisioterapisti nel gruppo CFT più biofeedback, potevano accedere ai dati per la valutazione, la riqualificazione del movimento e la fornitura di biofeedback.

Risultati sulla terapia cognitivo funzionale (CFT) per la lombalgia invalidante (LBP)
L’esito clinico primario era la limitazione dell’attività fisica correlata al dolore. Le misure di esito secondarie erano l’intensità media del dolore, la limitazione funzionale specifica del paziente, la catastrofizzazione del dolore, l’autoefficacia del dolore, la paura del movimento, il miglioramento globale percepito dal paziente, la soddisfazione del paziente per il trattamento terapeutico e gli eventi avversi rilevati dai fisioterapisti o autoriferiti dai partecipanti.
L’esito primario per l’analisi economica, era rappresentato dagli anni di vita adeguati alla qualità. I risultati di costo inclusi erano i costi sanitari diretti attribuibili all’uso di tutte le risorse sanitarie.
Entrambi gli interventi a 13 settimane, si sono rivelati più efficaci delle cure abituali con risultati simili a quelli di precedenti studi sulla terapia cognitivo funzionale (CFT) e su altre terapie combinate, tuttavia, le dimensioni dell’effetto sono rimaste simili fino a 52 settimane, mostrando un effetto ampio e sostenuto della terapia cognitivo funzionale (CFT), sia con biofeedback sia senza biofeedback. È interessante notare che le differenze tra i gruppi di sola CFT e di CFT con biofeedback erano minime.

Considerazioni pratiche
Il team di ricercatori ha affermato:
«Non possiamo essere certi del motivo per cui non è stato riscontrato alcun effetto aggiuntivo del biofeedback con sensore di movimento, ma nel contesto della terapia cognitivo funzionale (CFT), un intervento individualizzato che già mira a modelli di movimento provocatori, le informazioni aggiuntive sul movimento tramite biofeedback non hanno aggiunto alcun beneficio. Il biofeedback con sensore insieme a un software più ricco di funzioni avrebbe potuto portare a risultati diversi».
L’intervento di terapia cognitivo funzionale (CFT) è stato anche meno costoso rispetto all’assistenza abituale, con un risparmio derivante principalmente dal miglioramento della produttività. Oltre l’80% dei partecipanti ha dichiarato di essere soddisfatto del trattamento.
Peter Kent professore associato presso la School of Allied Health della Curtin University, autore principale dello studio ha affermato:
«I risultati ci suggeriscono che qualcosa di importante e positivo è cambiato, e rimane cambiato, nella traiettoria dell’esperienza del dolore di questi pazienti e nelle conseguenze di tale dolore. Ciò è insolito nel panorama della ricerca, dove pochi interventi mostrano ampi e duraturi effetti per le persone colpite da lombalgia cronica. È particolarmente vero perché abbiamo incluso pazienti più disabili rispetto alla maggior parte dei precedenti studi sul mal di schiena. Abbiamo anche incluso persone solitamente escluse dagli studi sul mal di schiena, tra cui anziani, persone con una storia pregressa di chirurgia spinale, persone con problemi di salute mentale e altre comorbidità sanitarie, significa che la terapia cognitivo funzionale (CFT) può essere utile per le persone più colpite dal mal di schiena cronico».
David Cosio, psicologo del Programma Interdisciplinare sul Dolore presso Jesse Brown VA Medical Center di Chicago, ha evidenziato:
«Tuttavia, ci sono alcuni ostacoli all’adozione di questo metodo, tra questi, il senso di competenza e di fiducia dei medici nell’affrontare i fattori psicosociali, i vincoli di tempo all’interno del loro contesto clinico, la privacy per le conversazioni delicate e il passaggio dalla fornitura di terapie passive per il trattamento del dolore».
Peter Kent in conclusione ha affermato:
«Il prossimo importante passo è rappresentato da studi di implementazione per verificare se la terapia cognitivo funzionale (CFT) è scalabile all’interno di diversi sistemi sanitari e se è possibile creare e sostenere comunità autosufficienti di pratica della terapia cognitivo funzionale (CFT) attraverso questa formazione. È fondamentale che i sistemi sanitari finanzino adeguatamente trattamenti come la terapia cognitivo funzionale (CFT), in modo che i medici abbiano tempo sufficiente per fornire queste cure».

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About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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