Sorprendente ruolo della chitina presente negli esoscheletri di granchi e insetti per combattere l’obesità

La chitina, che fornisce una struttura esoscheletrica e una protezione cruciale agli artropodi dal corpo molle come crostacei, ragni e insetti, potrebbe avere un ruolo sorprendente nel modulare il metabolismo e combattere l’aumento di peso nei mammiferi.
La chitina è stata al centro di ricerche su tutto, dai materiali più resistenti alla somministrazione di farmaci. È stata persino proposta per aiutare a combattere la malaria.
Ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis nel loro studio sui topi pubblicato nella rivista Science, hanno scoperto che la chitina innesca una risposta del sistema immunitario nell’intestino e che la soppressione degli enzimi dell’organismo che combattono la degradazione della chitina potrebbe fornire una nuova via per il trattamento dell’obesità.
Steven Van Dyken, professore assistente di patologia e immunologia ha affermato:
«L’obesità è un’epidemia, ciò che immettiamo nel nostro corpo ha un effetto profondo sulla nostra fisiologia e sul modo in cui metabolizziamo il cibo. Stiamo studiando metodi per contrastare l’obesità sulla base di quanto apprendiamo sul meccanismo in cui il sistema immunitario viene coinvolto dalla dieta».
La chitina quando è ingerita, le cellule dello stomaco attivano la produzione di chitinasi, enzimi che scompongono il polisaccaride. Il corpo umano possiede due chitinasi, la chitotriosidasi 1 (CHIT1) e la chitinasi acida dei mammiferi (AMCase), che da tempo svolgono un ruolo nella lotta contro gli agenti patogeni che contengono chitina nelle loro pareti cellulari, compresi i funghi tossici e il rivestimento intestinale dei nematodi parassiti. Sono state anche collegate all’infiammazione associata all’asma e ad altri disturbi della risposta immunitaria.
I ricercatori hanno detto che nel loro studio, tre coorti di topi sono state alimentate con una dieta ad alto contenuto di grassi; a un gruppo è stata soppressa la capacità di scindere la chitinasi, un altro ha avuto una produzione regolare di chitinasi e a un terzo non è stata somministrata alcuna chitina.
I topi che hanno mangiato la chitina e non sono riusciti a scomporla sono ingrassati di meno e hanno avuto il grasso corporeo più basso, rispetto a quelli che non hanno mangiato la chitina o che l’hanno mangiata ma sono riusciti a scomporla.
I ricercatori ritengono che la risposta immunitaria innescata dai topi che non riuscivano a degradare la chitina sia la chiave per la resistenza all’obesità nonostante la loro dieta.
Steven Van Dyken ha affermato:
«Pensiamo che la digestione della chitina si basi principalmente sulle chitinasi dell’ospite. Le cellule dello stomaco cambiano la loro produzione enzimatica attraverso un processo che definiamo di adattamento, è sorprendente che questo processo avvenga senza l’apporto di microbi, perché anche i batteri del tratto gastrointestinale sono fonti di chitinasi che degradano la chitina».
I ricercatori sperano ora di portare questo risultato in uno studio sull’uomo, per vedere se l’aggiunta di chitina alla dieta, bloccando al contempo la produzione di chitinasi, possa avere benefici simili per il controllo del peso.
Fortunatamente, mentre ad alcuni avventurosi mangioni non dispiacerebbe una ciotola di grilli croccanti, la chitina si trova anche nel lievito e nelle alghe, nei comuni funghi commestibili e può essere facilmente adattata in integratori alimentari più appetibili.
Steven Van Dyken in conclusione ha affermato:
«Abbiamo diversi strumenti per inibire le chitinasi gastriche. Abbinare questi metodi a un alimento contenente chitina potrebbe avere un reale beneficio metabolico».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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