Ecco l’app MindEar riduce significativamente la gravità e l’impatto dell’acufene

Il nuovo studio ha scoperto che un’app per smartphone che utilizza un chatbot per fornire una terapia cognitivo comportamentale, può ridurre significativamente il disagio causato dall’acufene, così come l’ansia e la depressione che spesso lo accompagna. Lo strumento fornisce un metodo semplice per accedere al trattamento per gestire la debilitante condizione.
L’acufene è comune, colpisce una persona su quattro, è per lo più sperimentato dagli anziani, ma può apparire anche nei bambini, per alcuni, scompare senza intervento, per altri, può condizionare la vita in modo debilitante.
La percezione cosciente del suono senza una fonte esterna per chi soffre di acufene può essere angosciante. Influendo negativamente sul sonno, sulla cognizione, sulla comunicazione e sul senso di controllo di una persona, circa due terzi delle persone con acufene sperimentano depressione clinica, il 10% segnala una significativa riduzione della qualità della vita.
Gestire questa condizione incurabile può essere una sfida. Tuttavia, ci sono prove crescenti che la terapia cognitivo comportamentale (CBT) può alleviare il disagio correlato all’acufene.
Il nuovo studio condotto dai ricercatori del Waipapa Taumata Rau, Università di Auckland in Nuova Zelanda, ha testato l’efficacia clinica della terapia cognitivo comportamentale (CBT) fornita da MindEar un’app per smartphone conversazionale o “chatbot” creata per ridurre l’impatto debilitante dell’acufene. È disponibile per smartphone Apple o Android in Nord America, Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Irlanda e alcuni altri Paesi. MindEar prevede di estendere la disponibilità dell’applicazione ad altri Paesi.
Fabrice Bardy, audiologo presso Waipapa Taumata Rau, Università di Auckland, co-fondatore di una società creata per commercializzare la tecnologia MindEar, autore principale dello studio pubblicato nella rivista Frontiers in Audiology and Otology, ha affermato:
«Circa 1,5 milioni di persone in Australia, 4 milioni nel Regno Unito e 20 milioni negli Stati Uniti soffrono di acufene grave. Uno dei malintesi più comuni sull’acufene è che non si possa fare nulla al riguardo, è soltanto qualcosa con cui dovrai convivere, ciò non è vero. L’aiuto professionale da parte di operatori esperti nel supporto dell’acufene può ridurre la paura e l’ansia legate al suono che sperimentano i pazienti».
Il team di ricercatori ha reclutato 28 adulti con acufene in uno studio randomizzato, composto da due gruppi paralleli, per confrontare l’efficacia clinica della sola terapia cognitivo comportamentale (CBT) basata su Internet (iCBT) o dell’iCBT più videochiamate con uno psicologo clinico (gruppo ibrido). Entrambi i gruppi avevano un’età media di 57 anni, lievi sintomi di ansia e depressione, nessun grave disturbo di iperacusia e una ridotta tolleranza al suono.
L’iCBT è stato fornito da un’app per smartphone chiamata MindEar, sviluppata da un team multidisciplinare internazionale di audiologi, psicologi e specialisti dell’orecchio, del naso e della gola. Utilizzando un chatbot, l’app incorpora le procedure tradizionali della terapia cognitivo comportamentale (CBT) per identificare e sfidare i pensieri negativi e l’attivazione del comportamento, nonché elementi della terapia cognitivo comportamentale (CBT) basata sulla consapevolezza (MCBT). Inoltre, per aiutare a gestire l’acufene, fornisce agli utenti paesaggi sonori e strumenti per la cura di sé come podcast, esercizi di rilassamento guidati e tecniche di respirazione.
Suzanne Purdy, coautrice dello studio ha affermato:
«È noto che la terapia cognitivo comportamentale aiuta le persone con acufene, ma richiede uno psicologo esperto, è costoso e spesso di difficile accesso. MindEar utilizza una combinazione di terapia cognitivo comportamentale, esercizi di consapevolezza e rilassamento, nonché terapia del suono per aiutarti ad allenare la reazione del tuo cervello in modo da poter escludere l’acufene. Il suono che percepisci passa in secondo piano ed è molto meno fastidioso».
I partecipanti hanno utilizzato l’app MindEar per 10 minuti il giorno per otto settimane. Il gruppo ibrido ha effettuato quattro videochiamate di 30 minuti ciascuna in quel periodo. Il Tinnitus Functional Index (TFI), un questionario self-report (test di autovalutazione) che misura la gravità e gli impatti negativi dell’acufene in più ambiti, è stata la misura di risultato primario. I punteggi TFI vanno da zero a 100. I punteggi inferiori a 25 indicano acufeni lievi, da 25 a 50 indicano acufeni significativi e superiori a 50 indicano acufeni gravi, una variazione nel punteggio TFI pari o superiore a 13 punti è considerata clinicamente significativa. I punteggi di ansia, depressione e iperacusia erano misure di valutazione secondaria.
Il Tinnitus Functional Index (TFI) è diminuito nel tempo in entrambi i gruppi. Il 42% del gruppo MindEar e il 64% del gruppo ibrido dopo il trattamento di otto settimane hanno avuto un miglioramento clinicamente significativo: ad un follow-up di 16 settimane, era del 64% per entrambi i gruppi. I miglioramenti maggiori si sono verificati nelle sottoscale TFI del rilassamento, dell’emotività, del senso di controllo e del sonno. I ricercatori hanno anche osservato tra i partecipanti un marcato miglioramento dei sintomi di ansia e depressione. L’intervento non ha avuto un effetto evidente sull’iperacusia.
Fabrice Bardy ha affermato:
«Nel nostro studio, due terzi degli utenti del nostro chatbot hanno visto un miglioramento dopo 16 settimane. Tuttavia, il fatto che entrambi i gruppi abbiano ottenuto una riduzione clinicamente significativa della gravità dell’acufene suggerisce che l’aggiunta di sessioni di consulenza online può essere utile ma non essenziale per l’efficacia del trattamento. Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se esiste una relazione tra le caratteristiche dei pazienti affetti da acufene e il successo delle diverse modalità di somministrazione della terapia».

Avatar photo

About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
View all posts by Pino Silvestri →