Riciclo degli indumenti destinati alla discarica: rivoluzionaria tecnologia evita lo spreco, separa le fibre dei tessuti per poterle riutilizzare

Oggi è quasi impossibile riciclare indumenti realizzati con fibre miste, per esempio quelli con un misto di elastan per l’abbigliamento sportivo, un materiale elastico che permette al tessuto di allungarsi e adattarsi al corpo, ma quando le fibre di elastan vengono mescolate con cotone, lana, nylon o altre fibre, come avviene oggi in molti vestiti, è estremamente difficile separare le diverse fibre per poterle riciclare.
I vestiti e altri tessili per i motivi sopracitati, sono tra i materiali che riusciamo peggio a riciclare, per esempio, solo il 6% circa dei vestiti gettati via dalle famiglie danesi è riciclato, in confronto, in Danimarca il 32% di tutti gli imballaggi in plastica viene riciclato.
Steffan Kvist Kristensen del Centro interdisciplinare di nanoscienze dell’Università di Aarhus, insieme a alcuni colleghi ha ideato una nuova tecnologia in grado di separare le fibre nei tessuti misti. Lo studio è stato pubblicato nella rivista Green Chemistry.
Steffan Kvist Kristensen
ha affermato:
«Abbiamo sviluppato un metodo per rimuovere completamente l’elastan dal nylon, di contro, con il cotone non siamo ancora arrivati a questo punto, perché alcune fibre di cotone vengono degradate durante il processo, ma crediamo che, con alcuni piccoli aggiustamenti, possiamo risolvere questo problema, in altre parole, possiamo disassemblare il tessuto in modo da poter riciclare molti più tessuti in futuro».

Scaldare gli indumenti in una grande pentola a pressione
È stato evidenziato che non è facile separare l’elastan dalle altre fibre una volta intrecciate. Gli indumenti sono realizzati avvolgendo le fibre principali, come il nylon o il cotone, attorno alle fibre di elastan, costituite da lunghe catene di molecole.
Steffan Kvist Kristensen ha affermato:
«Le fibre si spezzano solo se rompiamo le lunghe catene di molecole. I numerosi anelli della catena dell’elastan sono legati insieme da una piccola molecola chiamata diammina. Riscaldando gli indumenti a 225° C e aggiungendo un alcol specifico, abbiamo trovato un metodo per rompere i legami dell’elastan, quando ciò accade, le catene si sfaldano e i materiali si separano. L’intero processo avviene in quella che è a tutti gli effetti una grande pentola a pressione nella quale introduciamo i tessuti. Aggiungiamo quindi un po’ di alcol e scaldiamo il tutto. Poi lasciamo cuocere per quattro ore, al termine, quando sarà riaperto il coperchio le diverse fibre saranno state separate».

Elastan inventato durante la Seconda Guerra Mondiale
I giapponesi quando attaccarono Pearl Harbour il 7 dicembre 1941, gli Stati Uniti non solo persero diverse migliaia di soldati, centinaia di aerei e molte delle loro più grandi navi da guerra, persero anche l’accesso a circa il 90% della gomma naturale da cui dipendeva così tanto, pertanto, come i tedeschi, iniziarono a produrre gomma sintetica.
La produzione di gomma sintetica dopo la guerra, portò alla scoperta di una serie di derivate fibre sintetiche che potevano essere utilizzate nei tessuti, una di queste fibre era l’elastan.
Il chimico Joseph Shiversnel nel 1958 inventò l’elastan, o Spandex, come viene spesso chiamato negli Stati Uniti, da allora, è entrato a far parte di un numero sempre maggiore di capi di abbigliamento.

L’ingrediente segreto è il detergente per gli scarichi
Steffan Kvist Kristensen e i suoi colleghi poiché la maggior parte delle fibre degli abiti deve essere riciclabile, non possono ricorrere a sostanze chimiche aggressive, per questo, usano l’alcol e aggiungono una base di idrossido di potassio.
Steffan Kvist Kristensen ha affermato:
«L’idrossido di potassio è uno degli ingredienti principali dei normali detergenti per gli scarichi. Abbiamo scoperto che aggiungerlo accelera il processo, semplicemente aumenta la velocità della reazione chimica, non sappiamo esattamente perché questo avvenga, ma rompe i legami dell’elastan. Siamo abbastanza sicuri che l’idrossido di potassio aumenti la reattività dell’alcol. Oppure l’idrossido di potassio rompe leggermente i legami e quindi è più facile per l’alcol romperli completamente».

Si spera che l’industria dell’abbigliamento abbracci la tecnologia
Steffan Kvist Kristensen e i suoi colleghi finora hanno sperimentato solo due calze di nylon alla volta. La tecnologia non è quindi ancora pronta per essere implementata su scala industriale, a tal fine, sarà necessario essere in grado di decomporre quantità maggiori di indumenti.
Steffan Kvist Kristensen ha affermato:
«Possiamo progredire solo un po’, a causa dei limiti delle nostre attrezzature. Spetta quindi all’industria abbracciare la tecnologia e farla crescere seriamente. La Danimarca non dispone attualmente delle strutture necessarie per sfruttare la tecnologia su larga scala. Per questo bisogna guardare a sud del confine. L’industria chimica danese è piccola, ma la Germania ha alcuni degli impianti più grandi del mondo, probabilmente saranno in grado di utilizzare il nostro metodo per riciclare grandi quantità di fibre provenienti da abiti contenenti elastan. Se vogliamo avere successo, dobbiamo coinvolgere i grandi impianti chimici, questi devono vedere un modello di business nell’acquisto di materiali riciclati e nel loro utilizzo nella produzione di nuove fibre, in caso contrario, la tecnologia non decollerà mai».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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