Studio diffusione del virus del vaiolo delle scimmie all’interno di stanze di isolamento ospedaliere

L’Agenzia per la Sicurezza Sanitaria del Regno Unito (UKHSA) raccomanda che i pazienti affetti da vaiolo delle scimmie con malattia grave, ricoverati in ospedale in stanze di isolamento, siano assistiti con precauzioni di prevenzione e controllo delle infezioni (IPC) volte a contenere il virus, potenzialmente infettivo, all’interno della stanza e a proteggere il personale che vi entra.
I ricercatori della Liverpool School of Tropical Medicine del Dipartimento di Medicina Nuffield dell’Università di Oxford e dell’UKHSA hanno condotto uno studio su campioni prelevati dalle stanze dei pazienti ricoverati con il vaiolo delle scimmie. I risultati sono stati pubblicati nella rivista The Lancet Microbe.
Il team di ricerca ha valutato l’entità dello spargimento del virus sulle superfici delle specifiche stanze di isolamento che ospitano i pazienti ricoverati in ospedale per la gestione del vaiolo delle scimmie grave. Hanno anche verificato se il virus fosse rilevabile in campioni di aria provenienti dalle stanze.
I ricercatori hanno riscontrato che il DNA virale sparso dai pazienti poteva essere trovato su più superfici nelle stanze di isolamento (56 positivi al test molecolare su 60 campioni). Il DNA del virus del vaiolo delle scimmie oltre ad essere stato trovato sui dispositivi di protezione individuale (DPI) indossati dagli operatori sanitari che si occupano di questi pazienti e nelle anticamere in cui si tolgono i DPI, è stato rilevato anche in cinque dei venti campioni di aria prelevati all’interno di queste stanze di isolamento.
Il cambio delle lenzuola è un’attività particolarmente associata al rilevamento del DNA del virus del vaiolo delle scimmie nei campioni d’aria della stanza. Ciò suggerisce che le particelle virali, probabilmente presenti in microscopici frammenti di pelle, possono rimanere sospese nell’aria quando si cambiano le lenzuola.
Il virus del vaiolo delle scimmie in grado di replicarsi nelle cellule in condizioni di laboratorio (un indicatore che il virus potrebbe infettare altre persone) è stato identificato in due dei quattro campioni positivi al test PCR selezionati per l’isolamento del virus. Tra questi, i campioni d’aria raccolti durante il cambio delle lenzuola.
Susan Gould della Liverpool School of Tropical Medicine, autrice principale dello studio, ha dichiarato:
«I nostri risultati hanno rilevato che il cambio della biancheria da letto di un paziente sembra essere particolarmente associato a una maggiore capacità di rilevare il virus del vaiolo delle scimmie nei campioni d’aria. Si pensava nel 2018, prima che il vaiolo delle scimmie fosse considerato e diagnosticato, che un operatore sanitario britannico avesse sviluppato il vaiolo delle scimmie dopo essere stato esposto al virus mentre cambiava la biancheria da letto di un paziente. I nostri risultati suggeriscono che effettivamente il cambio della biancheria da letto per i pazienti ospedalizzati con il vaiolo delle scimmie, aumenta il rischio di esposizione, considerando che il virus sulla biancheria da letto può rimanere in sospensione nell’aria».
I ricercatori oltre a rilevare il DNA del virus, sono riusciti a isolare il virus compatibile con la replicazione in alcuni campioni di superficie e di aria. I risultati dimostrano, per la prima volta, che il virus del vaiolo delle scimmie presente in alcuni campioni d’aria prelevati nei pressi di pazienti ricoverati in ospedale con il vaiolo delle scimmie, è in grado di replicarsi nelle cellule e non è solo un virus “morto”.
Susan Gould ha dichiarato:
«Questi risultati suggeriscono che il virus del vaiolo delle scimmie diffuso nell’ambiente di un paziente ospedalizzato, rappresenta un rischio di infezione che deve essere gestito».
Jake Dunning del Dipartimento di Medicina Nuffield dell’Università di Oxford e del Royal Free London NHS Foundation Trust, tra gli autori dello studio, ha affermato:
«È importante notare che il rilevamento del virus, anche quando si dimostra infettivo, non significa necessariamente che l’esposizione al virus nella vita reale provocherebbe l’infezione della persona esposta. Tuttavia, rivela un potenziale rischio di trasmissione che è ragionevole controllare in ambito ospedaliero. I nostri risultati confermano che le rigorose misure con precauzioni di prevenzione e controllo delle infezioni (IPC) che applichiamo nei centri specializzati in malattie infettive sono necessarie e appropriate».
Lo studio ha valutato specificamente i rischi di esposizione durante l’assistenza ai pazienti ricoverati in strutture specializzate negli ospedali. I risultati e le raccomandazioni potrebbero quindi non essere applicabili ad altri contesti, come gli ambulatori, frequentati dai pazienti per una breve sosta, le interazioni sono diverse ed è improbabile che il virus si concentri in misura così elevata. Non vi è alcuna indicazione che la trasmissione del virus del vaiolo delle scimmie tramite aerosol sia una modalità comune di diffusione dell’infezione da una persona all’altra.
Susan Gould ha aggiunto:
«Nel contesto dell’assistenza in reparto, i nostri risultati supportano le misure di prevenzione e controllo delle infezioni volte a proteggere dall’esposizione al virus infettivo sulle superfici e nell’aria, come i DPI appropriati, nonché l’applicazione di misure volte a contenere il virus diffuso all’interno delle stanze di isolamento dei pazienti ricoverati, compreso l’uso di stanze a pressione negativa e di aree per lo svestimento».
Lo studio è stato condotto da scienziati della Liverpool School of Tropical Medicine e dell’Università di Oxford, nell’ambito dell’Unità di Protezione della Salute dell’Istituto Nazionale per la Salute e la Ricerca sulle Infezioni Emergenti e Zoonotiche, che include l’Università di Liverpool come partner.
L’Unità di ricerca sulla protezione della salute in esposizioni ambientali, infezioni emergenti e zoonotiche (HPRU) e l’Agenzia per la Sicurezza Sanitaria del Regno Unito (UKHSA) hanno identificato la necessità di campionare l’ambiente negli ospedali che gestiscono pazienti con vaiolo delle scimmie, hanno rapidamente avviato le indagini.
Il team di ricerca prima della pubblicazione dello studio, ha condiviso i risultati con coloro che si occupano di pazienti con vaiolo delle scimmie ricoverati negli ospedali del Regno Unito e con partner internazionali, reti di specialisti in malattie infettive e organizzazioni di sanità pubblica.
Jake Dunning in conclusione ha dichiarato:
«Questo lavoro dimostra la capacità delle Unità di ricerca sulla protezione della salute in esposizioni ambientali HPRU di condurre studi rapidi e reattivi per ottenere dati da nuovi focolai, concentrandosi sulla ricerca che informa le linee guida e le politiche di salute pubblica, oltre a migliorare la cura dei pazienti».

Virus vaiolo delle scimmie