Il segreto del potente virus Seneca Valley Virus (SVV) che uccide il cancro sbloccato dai ricercatori dell’Università di Otago

I ricercatori dell’Università di Otago hanno utilizzato immagini di microscopia elettronica ad alta risoluzione per rivelare come un virus anti-cancro interagisce con le cellule tumorali, aumentando il suo potenziale di salvare vite umane.
Il virus Seneca Valley Virus (SVV), appena scoperto – infetta le cellule tumorali ma non il tessuto normale -, è diventato un progetto di ricerca principale nel laboratorio neozelandese del dott. Mihnea Bostina, direttore accademico dell’unità di microscopia elettronica OMNI di Otago, docente senior nel dipartimento di microbiologia e immunologia. Spera che i risultati di quest’ultimo studio, pubblicati negli Atti della National Academy of Sciences, contribuiranno a sviluppare il virus per uso clinico.
Lavorando con i ricercatori dell’Istituto giapponese Okinawa di scienza e tecnologia, il gruppo ha utilizzato la microscopia crioelettronica per catturare migliaia d’immagini del virus legate al suo recettore, utilizzandole per ricostruire una struttura del suo complesso ad alta risoluzione.
La struttura dimostra come il virus Seneca Valley Virus (SVV) discrimina tra il suo recettore preferito (cellule tumorali) e altre proteine simili (tessuto sano).
Il dott. Mihnea Bostina ha detto:
«Possiamo vedere esattamente come il virus irrompe nelle cellule tumorali, lasciando intatte le altre cellule».
Il virus è un forte alleato per una viroterapia efficace perché mira selettivamente a un recettore che si trova solo nelle cellule tumorali in più del 60 per cento dei tumori umani.
Il recettore, una proteina chiamata ANTXR1, si esprime sui tumori, ma ha un cugino, ANTXR2, che appare solo su tessuti sani. Il virus Seneca Valley Virus (SVV) non si lega con il recettore simile sulle cellule sane, mostra solo una forte affinità per ANTXR1, in studi simili ha già dimostrato la sua capacità di combattere il cancro, ma c’è un problema: l’organismo costruisce l’immunità al virus entro un paio di settimane.
Il dott. Mihnea Bostina ha aggiunto:
«Questa struttura ci insegna quale parte del virus è essenziale per legarsi al recettore e quale no. Se vogliamo rendere il virus più efficiente nell’invadere le cellule tumorali, possiamo lasciare intatta la parte che interagisce con le cellule tumorali e modificare il resto in modo che il virus possa sfuggire all’attacco del sistema immunitario».
Nadishka Jayawardena, autore principale e candidato al dottorato di ricerca di Otago, è sempre stato incuriosito da come i microrganismi presenti in natura possono essere utilizzati a beneficio dell’uomo, ha detto:
«Essere in grado di lavorare su un virus che può uccidere i tumori, è molto gratificante, soprattutto sapendo che un giorno i nostri risultati potrebbero potenzialmente portare ad affrontare un importante problema di salute globale».
Il dott. Mihnea Bostina in conclusione ha detto:
«Ritengo che questo studio dimostri l’alta qualità del lavoro svolto dall’unità di microscopia elettronica OMNI di Otago, spero che possa incoraggiare il futuro finanziamento di progetti strutturali più impegnativi».

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