Riparazione del midollo spinale, uomo paralizzato dopo 44 mesi d’intenso allenamento, può muovere le gambe e alzarsi in piedi

L’uomo paralizzato dopo un grave infortunio del midollo spinale ha sorpreso gli scienziati che lavorano con lui, ha riacquistato la capacità di stare in piedi e muovere gli arti in modo indipendente e senza la necessità di una stimolazione elettrica.
Il 32enne in un incidente motociclistico ha subìto un infortunio del midollo spinale, ciò significa una totale mancanza di funzione motoria di sotto il livello della lesione. Il midollo spinale collega il cervello a quasi tutte le parti del corpo, quindi quando è danneggiato, non può comunicare le istruzioni per far muovere le gambe.
Il paziente dopo 21 mesi di riabilitazione, non poteva camminare, rimanere in piedi o muovere le gambe, in seguito s’iscrisse a uno studio clinico che prevedeva l’uso della stimolazione epidurale del midollo spinale (scES). E’ questo il trattamento di persone con lesioni del midollo spinale, dove un dispositivo è utilizzato per inviare segnali elettrici ai neuroni motori (neuroni motori o efferenti detti anche motoneuroni, emanano impulsi di tipo motorio agli organi della periferia corporea).
Il paziente e tre altri partecipanti nel corso di questo studio quando il dispositivo scES è stato attivato, hanno riacquistato la capacità di spostare i loro arti inferiori. Il paziente alla fine dello studio, è stato selezionato per proseguire con un programma di riabilitazione, partecipando a un’attività intensiva per 44 mesi: a casa e in laboratorio prevede l’uso di scES concentrato su tre aree: gambe, anca e ginocchio.
Gli ultimi risultati, pubblicati su Scientific Reports, hanno evidenziato che alla fine del programma il paziente senza dispositivo scES, volontariamente poteva spostare le sue gambe. Gli autori dello studio hanno detto che questo “recupero inaspettato”, indica che il cervello continua ad adattarsi per cercare di permettere il movimento, potrebbe significare che dopo un completo infortunio al midollo spinale, ci sono nuovi potenziali trattamenti.
Andrew Jackson, professore d’interfacce neurali all’Università di Newcastle nel Regno Unito (non è stato coinvolto nello studio), ha detto:
«La scoperta potrebbe contribuire a cambiare la conoscenza accettata sul danno del midollo spinale. Gli scienziati utilizzano la stimolazione elettrica come metodo di produzione artificiale del movimento, ora hanno scoperto che combinandola con l’esercizio fisico, il paziente potrebbe ripristinare qualche volontario controllo sul movimento. E’ stato dimostrato che l’attività fisica a lungo termine può portare a cambiamenti che possono manifestarsi anche quando lo stimolatore non è acceso.
I medici in base alla valutazione clinica dichiarano il danno del midollo spinale completo o incompleto. Ciò che è emerso dopo un certo numero di questi studi è che una lesione considerata clinicamente completa probabilmente non significa che sia anatomicamente completa. In molti casi, ci possono essere ancora collegamenti, sono presenti ma troppo deboli perché generino un movimento.
Gli scienziati hanno dimostrato che ci possono essere collegamenti anche quando una lesione del midollo spinale è considerata completa. Combinando la stimolazione elettrica e l’allenamento intensivo, è possibile realizzare una riorganizzazione duratura dei collegamenti del midollo spinale che può provocare il recupero della funzione.
C’è stato un rinnovato ottimismo sulle lesioni del midollo spinale, abbiamo cercato di rigenerare le lesioni attraverso le cellule staminali e così via, ma è stato difficile. Ora abbiamo studi che dimostrano che in molti casi c’è questa possibilità per riconnettere le connessioni sopravvissute del midollo spinale e produrre qualche significativo miglioramento».

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