Il problema dei politici cattolici, anche se dichiarano il loro cattolicesimo, quando si tratta di crisi, non sono esattamente come Thomas More

Thomas More, latinizzato in Thomas Morus e poi italianizzato in Tommaso Moro (Londra, 7 febbraio 1478 – Londra, 6 luglio 1535), è stato un umanista, scrittore e politico cattolico inglese; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, canonizzato come martire da papa Pio XI nel 1935.
Tommaso Moro coniò il termine “utopia”, con cui battezzò un’immaginaria isola dotata di una società ideale, di cui descrisse il sistema politico nella sua opera più famosa, L’Utopia, pubblicata nel 1516.

Dan Hitchens vicedirettore di Catholic Herald, ha scritto:
«La buona notizia è che il cattolicesimo è tornato di moda, sono finiti i tempi in cui Tony Blair teneva segrete le sue simpatie papali nel caso in cui la gente pensasse che fosse un “pazzo”, o quando John F Kennedy insisteva che la sua religione “non era rilevante” per la sua campagna presidenziale.

I politici dall’Europa occidentale al Nord America, con entusiasmo stanno proclamando l’importanza del loro cattolicesimo. Il mese scorso, ad esempio, Alexandria Ocasio-Cortez, la stella nascente della politica statunitense che a soli 28 anni ha sconfitto nelle primarie democratiche di New York, Joe Crowley, tra i politici più potenti del partito dell’asinello, ha scritto di come “Cristo è venuto a me”, afferma che le sue posizioni politiche sulla giustizia penale sono radicate nel Catechismo e nella Preghiera del Signore.
La cattiva notizia è … avete già indovinato: Alexandria Ocasio-Cortez sul suo sito web, chiede “accesso aperto a servizi di aborto, controllo delle nascite e pianificazione familiare sicuri, legali e accessibili” e la fine di “intolleranza e fanatismo” contro “la comunità LGBTQIA +“, preferibilmente con la minaccia di sanzioni legali contro i “bigotti” (Alexandria Ocasio-Cortez appoggia le restrizioni proposte dalla legge sull’uguaglianza sulla libertà religiosa). Non proprio quello che è scritto nel Catechismo.

I cattolici in politica spesso sono stati in conflitto, a disagio o in imbarazzo. Ciò che è relativamente nuovo pur rimanendo in contrasto con l’insegnamento della Chiesa è il loro audace, allegro abbraccio di un’identità cattolica:
– in Germania, c’è Annegret Kramp-Karrenbauer (spesso indicata come successore di Angela Merkel), appartiene al Comitato centrale dei cattolici tedeschi, recentemente ha chiesto il conferimento dell’ordine sacro anche alle donne come “diaconi, sacerdoti e vescovi“;
– in Canada, c’è il primo ministro Justin Trudeau, ha ordinato a ogni singolo deputato del suo partito “di difendere il diritto delle donne di scegliere di abortire”. Nel 2011, quando un deputato chiese come la sua politica potesse essere in sintonia con la sua religione, rispose che era “sorprendentemente turbato”, sostenendo che il cattolicesimo, è “una parte veramente importante” dei suoi valori politici.

E’ commovente, in un certo senso, vedere che i credenti ortodossi hanno ancora tanto affetto per la Chiesa, sarà ancora più facile chiudere le istituzioni cattoliche o licenziare i cattolici dai loro posti di lavoro se l’ortodossia è vista come un’opzione (“Il mio deputato locale è cattolico, sostiene il matrimonio gay – se vi opponete, deve essere per pura omofobia”).
Justin Trudeau e altri quando diffondono la confusione dottrinale compromettono la missione della Chiesa. Inutile dire che non è solo l’aborto e il matrimonio tra persone dello stesso sesso a tenere i politici sotto tensione con la Chiesa, ad esempio, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ama brandire il suo rosario e giurare sul Vangelo, ma fa anche commenti inquietanti sui migranti, ha chiesto una “pulizia” dei Rom dalle strade italiane, dicendo che “I rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa”.

In Gran Bretagna abbiamo visto la “Regola dei due figli”, introdotta da un ministro cattolico, Iain Duncan Smith, difesa dal deputato conservatore Damian Hinds, penalizza attraverso il sistema fiscale, le famiglie povere che osano avere tre o più figli. Nessuna protesta, neanche da parte di Jacob Rees-Mogg, un sostenitore coerente dei tagli al welfare, compresa la famigerata imposta per la riduzione delle prestazioni abitative per gli inquilini sociali colpevoli di avere “stanze da letto” in eccesso.
La gente ama discutere su quale sia il peggiore: i politici cattolici di “sinistra” che contraddicono la Chiesa sul matrimonio e l’aborto, o i politici cattolici di “destra” che trascurano l’insegnamento della Chiesa sull’immigrazione e sul dovere dello Stato di correggere alcune ingiustizie del mercato. Il dibattito è interminabile e in gran parte inutile. Tuttavia, è giusto dire che i conflitti più intrattabili riguardano l’insieme delle questioni che si riferiscono al sesso, al genere e alla riproduzione. Esiste per i sostenitori dell’aborto, del matrimonio gay e delle nuove teorie di genere, un insieme chiaro di dogmi che non possono essere trasgrediti; lo stesso vale per i cattolici. L’etica sessuale anche se non è al centro dell’insegnamento della Chiesa, ne è una parte essenziale – così come la trachea non è un organo principale, ma se è bloccata anche per qualche minuto tutto il corpo, perirà.

Era abbastanza chiaro che la posizione cattolica nel referendum irlandese sull’aborto, era quella di sostenere la protezione legale dei nascituri ma diversi politici cattolici si sono fatti avanti per sostenere che la Chiesa aveva torto. Leo Varadkar, primo ministro della Repubblica d’Irlanda, si è definito un “ragazzo cattolico”, ora dice agli ospedali cattolici che devono praticare l’aborto. Il suo ministro della cultura, Josepha Madigan, durante la campagna referendaria ha detto che per lei la sua religione era “veramente importante” e “conciliabile” con il sostegno all’aborto legale. Recentemente ha dichiarato: “La mia fede in Dio è parte integrante di ciò che sono”, consigliando alla Chiesa di consacrare le donne per “rispecchiare veramente il suo popolo”.

Il deputato britannico Conor McGinn dopo l’esito del voto irlandese, ha festeggiato il risultato e ha chiesto l’aborto anche nell’Irlanda del Nord. Vuole che Westminster legalizzi in Irlanda del Nord il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Esiste una contraddizione con il suo cattolicesimo? Niente affatto, in Parlamento ha detto: “Sto vivendo il messaggio del Vangelo”.
Conor McGinn è un membro fondatore di Catholics for Labour, un gruppo di parlamentari che sostiene la dottrina sociale cattolica, ma la loro politica è difficilmente distinguibile da quella dei cattolici non laburisti.

Il fenomeno è molto più ampio della politica, potremmo continuare ad aggiungere un triste esempio dopo l’altro. La tentazione per i cattolici, sia in Parlamento sia altrove, è cambiata negli ultimi anni, un aneddoto può illustrare il loro atteggiamento. Ricordo di un conoscente che mi disse: “Ho saputo che sei diventato cattolico”. Conoscendo le sue opinioni, volevo approfondire. Mi rispose: “E’ così bello ciò che hai scelto per te”.
Ho apprezzato la sua gentile risposta. L’osservazione ha lasciato intendere che il cattolicesimo è solo un’altra scelta personale, utile per alcune persone, meno per gli altri. La tentazione è di nascondere la tua fede quando la Chiesa è vista come una forza sinistra e regressiva, ma se il cattolicesimo è visto come una scelta di stile di vita – forse anche in modo accattivante e anticonvenzionale – la tentazione è di presentare una versione accettabile della fede, con le parti impopolari lasciate fuori.

John Henry Newman riteneva che “un’età civilizzata” al posto del Vangelo avrebbe potuto mettere una religione bella e non minacciosa. La benevolenza sarebbe diventata la virtù principale; intolleranza, bigottismo, il primo dei peccati. Il lato oscuro della religione, il rischio di punizione eterna, l’orribile disobbedienza a Dio, sarebbero stati spazzati via.
La religione accomodante è ancora con noi, non solo in politica, ma anche nel mondo dello spettacolo, dei media e delle arti. Il cattolicesimo in un mondo che celebra il multiculturalismo e la ricerca spirituale, può avere un certo fascino, questo tipo di religione può definirsi ad alta voce cattolica, può anche produrre un gran numero di santi, sacramenti e altri segni dell’identità cattolica, ma quando si tratta di crisi – oggi è abbastanza probabile che sia sopra gli insegnamenti della Chiesa su atti intrinsecamente immorali -, rifiuterà di entrare in conflitto con il mondo. Tali conflitti, tuttavia, sono inevitabili. Sì, il cattolicesimo è una religione di amore, perdono e gioia, piuttosto che un club per maniaci ossessivi. Gesù nei Vangeli si aspetta chiaramente che i suoi seguaci si scontrino con il mondo: un dovere che non si assolve semplicemente denunciando Donald Trump o l’aborto: al riguardo sia il clero sia i laici hanno un ruolo da svolgere.

Ricordiamo grandi personaggi come l’arcivescovo Rummel di New Orleans, nel 1962 scomunicava e sosteneva la segregazione razzista. Per quanto riguarda uomini e donne, spetta a noi chiedere maggiore integrità ai nostri rappresentanti cattolici, piuttosto che essere sopraffatti dalla gratitudine perché un ministro del governo afferma che i suoi “valori” sono stati modellati andando in una scuola cattolica 40 anni fa.
Il cardinale Joseph Ratzinger nel 2000 suggerì che in generale ogni futura persecuzione sarebbe stata diretta non contro il cristianesimo ma contro un sottogruppo di cristiani definiti “fondamentalisti” o estremisti. Il futuro papa notò che le autorità non avrebbero mai “perseguitato apertamente i cristiani, sarebbe stato troppo antiquato e inadatto. No, sono più tolleranti, ovviamente sono aperti a tutto. Ma poi ci sono cose tanto più definite che sono escluse e poi dichiarate fondamentaliste”.

Forse solo quando arriva una crisi – un giro di vite sulle scuole di fede -, diciamo che i cattolici scoprono chi sono i loro veri amici, nel frattempo, c’è un grave ostacolo all’evangelizzazione. Il cattolicesimo quando le richieste della Fede sono pubblicamente sminuite, smette di apparire come la via stretta verso la vita eterna, comincia a sembrare un optional.
Nulla sarà realizzato andando su tutte le furie contro i politici, dobbiamo essere consapevoli che “cattolico” è più che mai un termine contestato, potremmo anche aver bisogno di renderlo nuovamente fuori moda».

Alexandria Ocasio-Cortezpolitici cattoliciTommaso Moro