La Corte britannica ordina l’aborto forzato per una ragazza disabile

Il giudice britannico ha autorizzato i medici a praticare un aborto su una ragazza cattolica con problemi di disabilità dello sviluppo e disturbi dell’umore, nonostante le obiezioni della madre e della stessa ragazza incinta di 22 settimane.
Nathalie Lieven giudice della Corte di Protezione, commentando la sua sentenza del 21 giugno 2019, ha spiegato:
«Sono profondamente consapevole del fatto che per lo Stato ordinare a una donna di avere un aborto dove sembra che non lo voglia è un’immensa intrusione. Sull’aborto ho agito nel miglior interesse della ragazza, non sul punto di vista della società».
La Corte di protezione tratta i casi che coinvolgono persone giudicate prive della capacità mentale di prendere decisioni per se stesse.
La ragazza (pubblicamente non sono state fornite le sue generalità), è sotto la cura di Trust NHS unità organizzativa all’interno del Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito, generalmente serve sia un’area geografica, sia un settore specializzato come un servizio di ambulanza.
I medici del Trust hanno voluto abortire la gravidanza, sostenendo che, a causa della ridotta capacità mentale per la ragazza – l’aborto rispetto al parto -, sarebbe stato meno traumatico  soprattutto se il bambino nato fosse stato dato all’affidamento.
La madre della ragazza è nigeriana, ha chiarito ai medici e al tribunale che si sarebbe presa cura del nipote. Si ritiene che la figlia abbia la capacità mentale di un bambino in età scolare.
La polizia sta indagando sulle circostanze della gravidanza, non è chiaro se la ragazza è stata vittima di un rapporto non consensuale.
La madre ex ostetrica, ha manifestato la sua assoluta opposizione all’aborto citando la fede cattolica di se stessa e di sua figlia; anche un’assistente sociale che si prende cura della ragazza non è d’accordo sul fatto che dovrebbe essere costretta ad abortire.
Nathalie Lievene  sulla sentenza ritiene che la ragazza non sia in grado di capire il significato di avere un figlio:
«Penso che vorrebbe avere un bambino nello stesso modo in cui vorrebbe avere una bella bambola. Credo che la mamma della ragazza, che già aiuta a prendersi cura della figlia, allo stesso tempo non sarebbe in grado di offrire adeguata assistenza anche per il nipote.
Permettere che il bambino nasca e poi sia allontanato dalla casa della ragazza e dato in affidamento o adozione sarebbe contrario agli stessi interessi della ragazza».
Nathalie Lievene come avvocato è già comparsa in tribunale nei casi riguardanti l’aborto: nel 2011, in rappresentanza del BPAS Servizio di consulenza per la gravidanza (fornisce consulenza imparziale sulle opzioni di gravidanza, è il principale fornitore di servizi di aborto nel Regno Unito), ha sostenuto che alle donne britanniche dovrebbe essere permesso di abortire le loro gravidanze a casa propria invece che in ospedale.
Cinque anni dopo, ha sostenuto in tribunale che le leggi dell’Irlanda del Nord sull’aborto costituiscono una violazione della legge britannica sui diritti umani; nel 2017 ha affermato che le leggi dell’Irlanda del Nord sull’aborto sono simili alla tortura e discriminatorie.
L’aborto senza restrizioni è legale nel Regno Unito fino a 24 settimane di gestazione, dopodiché i medici devono certificare che l’aborto è necessario nell’interesse medico della madre.
Le statistiche del NHS mostrano che i bambini nati a 24 settimane hanno in media il 50% di possibilità di sopravvivenza, anche se il tasso dipende dal Trust del NHS che fornisce le cure.
I bambini nati in un ospedale dell’University College London Hospitals NHS Foundation Trust di Londra a 23 settimane di gestazione hanno il 70% di probabilità di sopravvivenza.

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