Ho conosciuto Rick nel 2000, nel locale che gestiva fino a qualche giorno fa, un locale molto frequentato, anche se tra gli avventori, si sono sempre fatti notare tipi poco raccomandabili.
Rick da ieri non gestisce più quel locale fumoso, non vive più in Italia. A malincuore ha preso la decisione di andare via, e non tornare più. Mi aveva accennato di una non ben definita situazione che lo stava deprimendo, e qui in Italia non si sentiva più a suo agio.
Nelle occasioni in cui ho scambiato qualche chiacchera con lui, mi raccontò qualche cosa della sua vita. Arrivò in Italia per trovare lavoro. A New York aveva frequentato un corso al famoso Actors’Studio, ma il sogno di diventare attore, era svanito nel giro di qualche mese. Per lui che aveva studiato con applicazione, solo la prospettiva di fare qualche particina come caratterista, in films di secondo piano. Deluso e amareggiato, aveva deciso che il cinema non era il suo campo; così abbandonò la sua New York e approdò in Europa.
In Francia, a Parigi, aveva conosciuto Ilssa, moglie di Victor Lazlo. Si innamorò di Ilssa e la frequentò clandestinamente, vivendo con lei una breve ma intensa storia d’amore. Poi le loro strade si divisero: Rick partì per l’Italia e si fermò a Rimini; della bella Ilssa e di suo marito Victor, perse i contatti.
Ieri pomeriggio ho ricevuto una telefonata da Rick.
Qualche colpo di tosse per schiarire la sua voce e la gioia di dirmi che aveva ripreso i contatti con la sua bella Ilssa che gli aveva presentato anche Victor. Poi prima di abbassare la cornetta, con voce impostata, le sue parole di felicità:  "Come tutte le belle storie che finiscono a lieto fine, ho appena firmato un contratto come attore protagonista, devrò interpretare il ruolo di un accanito tabagista e lo farò liberamente nel mio locale qui a Casablanca, dove ho deciso di trasferirmi per il resto della mia eternità".

Da mymovies.it
L’affascinante Rick, avventuriero newyorkese, gestisce un locale a Casablanca. Siamo nel 1941 e la città sulla costa atlantica africana è meta di ogni tipo di umanità: spie, povera gente che vuole espatriare, eroi della resistenza, truffatori, trafficanti, giocatori di professione. Arriva al locale la bella Ilssa, insieme al marito Victor Lazlo, braccato dai nazisti. Rick aveva conosciuto la donna a Parigi un anno prima e fra i due c’era stata una breve, intensa storia d’amore. Quando si ritrovano scocca di nuovo la scintilla. Rick è in possesso di due preziosi lasciapassare e progetta di partire con la donna. Ma alla fine, all’aeroporto, Bogart fa in modo che a partire (e salvarsi) al posto suo sia Victor, prezioso per la lotta contro il nazismo. "Noi due siamo niente in questa immensa tragedia", dice alla Bergman piangente. Autentico mito del cinema, uno dei massimi, superiore forse agli effettivi meriti del film. Ma si sa, il cinema non è sempre così logico e allora ecco che il pubblico consegna alla leggenda una storia che inciampa più volte nel mélo, che presenta ricostruzioni d’ambiente del tutto improbabili, ma che, appunto, misteriosamente funziona. Nutrito nel tempo dal mito perenne di Bogart, dalle citazioni di Woody Allen, dalle continue riproposte televisive, il film resiste proprio in virtù delle sue "contaminazioni". Grande merito va reso al gruppo straordinario di caratteristi, diventati manifesti perfetti e insostituibili nella rappresentazione di certi segnali: il grasso Sidney Greenstreet, l’ambiguo Claude Rains, l’angosciato Peter Lorre. E inoltre Paul Henreid, il più efficace "perseguitato" (per lo più dai nazisti) della storia del cinema. Il film ebbe l’Oscar assoluto del 1943 anche per le sue dichiarazioni contro il "nemico del mondo", divenendo un manifesto della propaganda bellica. Numerose le sequenze memorabili: i presenti nel locale che cantano la Marseillaise davanti ai nazisti; il flash-back dell’amore parigino; la canzone As time goes by cantata da Dooley Wilson e la scena finale dell’aeroporto. Casablanca è uno dei film presenti e viventi nella comunicazione perenne: Bogart-Rick è stato continuamente usato dalla pubblicità diventando una sorta di manifesto dell’uomo vero.
USA, 1942

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