Studio: è sorprendentemente positivo confrontarsi online con estranei su questioni politiche e religiose.

In un recente studio pubblicato nella rivista Psychological Science, un team di ricercatori ha rivelato che in genere le persone sottovalutano i legami positivi che possono formarsi online, quando con gli estranei discutono di disaccordi politici e religiosi. Contrariamente a quanto si crede, queste discussioni spesso si rivelano più positive del previsto, ciò suggerisce che i nostri timori sulle conseguenze di questi scambi possono essere esagerati.
Spesso si consiglia alle persone di evitare nelle conversazioni di discutere di argomenti controversi come la politica e la religione, soprattutto con gli sconosciuti, questo consiglio è radicato nella convinzione che inevitabilmente tali discussioni porteranno a esiti negativi, come disagio, litigi o persino una persistente animosità. Tuttavia, questa prospettiva potrebbe essere eccessivamente cauta e contribuire a una maggiore polarizzazione sociale, con l’ampliarsi delle divisioni politiche e religiose, soprattutto in nazioni come gli Stati Uniti, la mancanza di impegno tra punti di vista diversi può rafforzare le cosiddette “echo chamber” (camere d’eco) e diminuire l’empatia tra i gruppi. Le “echo chamber” tipicamente sono quei luoghi online, in cui le nostre idee e opinioni vengono rafforzate e confermate, spesso ci ritroviamo a frequentarle inconsapevolmente.
I ricercatori sono stati spinti a indagare se i risultati effettivi di tali conversazioni corrispondessero alle aspettative negative. Studi precedenti avevano suggerito che le persone potrebbero naturalmente evitare coloro che sono in disaccordo con loro, non solo per disagio, ma anche a causa di una preferenza innata per la similitudine – ovvero associarsi con individui “simili” Tuttavia, questo potrebbe portare a perdere opportunità di connessione e comprensione.
Kristina A. Wald ricercatrice post-dottorato presso l’Università della Pennsylvania, autrice dello studio ha affermato:
«Sono interessata a come le persone possano avere interazioni sociali migliori, compreso il modo più efficace di affrontare la discussione del disaccordo. Il disaccordo politico in modo particolare, sembra un’area che le persone vogliono evitare per paura che la discussione diventi ostile e sgradevole, quindi insieme ai miei collaboratori Michael Kardas e Nicholas Epley, abbiamo voluto verificare se i timori delle persone sono effettivamente giustificati».

Primo esperimento
Il team di ricercatori nel primo esperimento hanno coinvolto 471 partecipanti attraverso una piattaforma online, assicurando un’eterogeneità demografica con l’inclusione di diverse fasce d’età, generi e origini razziali. È stato chiesto ai partecipanti di esprimere la propria opinione su una serie di nove argomenti potenzialmente divisivi, che comprendevano temi delicati come l’aborto, il cambiamento climatico e la fede in Dio.
I partecipanti sono stati quindi assegnati in modo casuale a una condizione di accordo o disaccordo per uno degli argomenti scelti a caso, ad eccezione di quelli per i quali il partecipante aveva sentimenti neutrali (né accordo né disaccordo). È stato chiesto loro di immaginare una conversazione di 10 minuti su questo argomento con un estraneo che condividesse o contrastasse le loro opinioni. I partecipanti hanno poi riferito il divertimento, l’imbarazzo, le opportunità di apprendimento, l’ostilità, la simpatia nei confronti dell’interlocutore e la percezione del legame e della simpatia dell’interlocutore.
I partecipanti quando prevedevano di discutere un argomento con qualcuno che era d’accordo con loro, le loro aspettative di un’esperienza di conversazione positiva erano più alte rispetto a quelle di chi si aspettava di parlare con qualcuno in disaccordo, questa aspettativa ha influenzato in modo significativo la loro volontà di impegnarsi nella conversazione: i partecipanti erano generalmente più inclini a evitare le discussioni che si aspettavano fossero conflittuali e meno gratificanti.
I risultati sottolineano l’idea che la riluttanza delle persone a impegnarsi in discussioni potenzialmente divisive possa derivare da aspettative negative.

Secondo esperimento
I ricercatori nel secondo esperimento hanno coinvolto 198 partecipanti in un laboratorio, per verificare l’accuratezza delle aspettative dei partecipanti rispetto alle esperienze di conversazione reali, hanno spostato l’attenzione dagli scenari ipotetici alle interazioni reali.
I partecipanti sono stati accoppiati in base alle loro posizioni precedentemente discusse sugli stessi nove argomenti utilizzati nel primo esperimento, creando condizioni di accordo, disaccordo e incertezza (dove la posizione dell’interlocutore non è stata rivelata in anticipo).
I partecipanti prima della conversazione, hanno riferito le loro aspettative su quanto sarebbe stata positiva l’interazione. Hanno poi partecipato a una discussione di 10 minuti, al termine della quale sono stati interrogati sulle loro effettive esperienze. Le conversazioni sono state registrate e successivamente esaminate dai ricercatori per valutare il livello di accordo o disaccordo espresso e il tono generale dell’interazione. DA QUI
I risultati hanno dimostrato che i partecipanti, indipendentemente dal fatto che fossero d’accordo o in disaccordo con l’interlocutore, hanno costantemente sottostimato la positività delle interazioni, questo effetto è stato più pronunciato nella condizione di disaccordo, dove la disparità tra le esperienze positive previste e quelle effettive è stata maggiore.
Kristina A. Wald ha affermato:
«Nei nostri esperimenti, pochissimi partecipanti hanno riportato un’esperienza negativa dopo la conversazione, le esperienze dei partecipanti non solo erano migliori delle loro aspettative, ma anche positive in senso assoluto. Abbiamo scoperto che le esperienze delle persone che discutevano di questi argomenti con qualcuno che non era d’accordo con loro, erano in realtà altrettanto positive di quelle con qualcuno che era d’accordo con loro, nonostante il fatto che le loro aspettative fossero molto più negative nel primo caso che nel secondo».

Terzo esperimento
I ricercatori nel terzo esperimento, rispetto al monologo, hanno esplorato le dinamiche della conversazione in un contesto di accordo o disaccordo. Hanno coinvolto 240 partecipanti da una piattaforma online e da un laboratorio online universitario. L’esperimento è stato strutturato in modo da consentire ad alcuni partecipanti di avere un dialogo dal vivo, in cui entrambi gli individui potevano interagire liberamente, mentre altri sono stati posti in una condizione di monologo, in cui hanno registrato le loro opinioni e poi hanno ascoltato le opinioni registrate del loro interlocutore senza interazione dal vivo.
I partecipanti dopo aver completato un questionario sulle loro opinioni politiche e religiose, sono stati abbinati a un partner che era d’accordo o in disaccordo con loro su un argomento selezionato. Le aspettative sono state misurate prima dell’interazione, che è stata un dialogo o un monologo in base all’assegnazione.
I partecipanti dopo l’interazione, hanno nuovamente valutato la loro esperienza, consentendo ai ricercatori di confrontare i risultati attesi e quelli effettivi tra le diverse modalità di comunicazione (dialogo o monologo) e i tipi di accordo (consenso o dissenso).
I ricercatori hanno scoperto che il formato dell’interazione, ha avuto un ruolo nel plasmare i risultati attesi e quelli effettivi. I partecipanti in condizioni di dialogo hanno riportato esperienze più positive rispetto a quelli in condizioni di monologo, indicando che l’impegno attivo e lo scambio reciproco, offrono maggiore soddisfazione e connessione, anche in caso di disaccordo.
I risultati hanno mostrato che i partecipanti si aspettavano che i dialoghi fossero più conflittuali in caso di disaccordo, ma hanno trovato queste interazioni sorprendentemente positive. Ciò è stato particolarmente vero quando si sono confrontate le loro esperienze nei dialoghi, rispetto ai monologhi: i dialoghi non solo hanno fornito una piattaforma per una comprensione più sfumata, ma hanno anche rivelato più aree di terreno comune di quanto i partecipanti si aspettassero.
Kristina A. Wald ha affermato:
«Discutere di disaccordo politico e religioso con un estraneo non è un’esperienza così negativa come la gente si aspetta! È quindi possibile che le persone evitino di discutere di questioni politiche divisive, più di quanto farebbero se sapessero come sono realmente queste conversazioni, perdendo così l’opportunità di avere conversazioni informative e di creare un legame sociale».

Note sullo studio
Lo studio, come tutte le ricerche, include alcune avvertenze. Kristina A. Wald ha affermato:
«Le nostre ricerche sono state condotte solo tra estranei, quindi non sappiamo come questi risultati si tradurrebbero in conversazioni tra amici o membri della famiglia già esistenti. Inoltre, non abbiamo esaminato interazioni scritte ad esempio, coinvolgimento tramite post sui social media. In pratica, uno dei nostri esperimenti suggerisce che la natura dinamica delle conversazioni reali sia un fattore chiave dei nostri effetti, ovvero, quando i partecipanti hanno semplicemente registrato video di sé stessi esprimendo le proprie opinioni in un monologo, e poi hanno ascoltato la registrazione dell’altro partecipante, invece di avere una conversazione a due, non abbiamo osservato i nostri effetti con la stessa intensità».
Ricerche future potrebbero esplorare contesti più naturalistici e analizzare gli effetti a lungo termine di tali interazioni sulle relazioni sociali. Inoltre, ulteriori studi potrebbero indagare se simili errori di valutazione si verificano anche in altre situazioni interpersonali al di là della politica e della religione.
Kristina A. Wald in conclusione ha affermato:
«In generale, sono interessata a studiare una varietà di modi in cui le persone possono migliorare le loro interazioni interpersonali».

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