“Cerotto intelligente” potrebbe essere utilizzato per rilevare l’Alzheimer

Sanjiv Sharma importante scienziato dell’Università di Swansea, attraverso l’uso della tecnologia dei microaghi, ha sviluppato un nuovo “cerotto intelligente” in grado di rilevare i biomarcatori proinfiammatori delle malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer. Il passo avanti nel progresso della capacità transdermica significherebbe che i cerotti intelligenti, in modo “incruento”, potrebbero essere utilizzati per rilevare alcuni biomarcatori all’interno del fluido interstiziale cutaneo (ISF), questa ricerca innovativa ha il potenziale per cambiare il panorama della diagnosi precoce delle malattie neurodegenerative. Lo studio è stato pubblicato nella rivista ACS Omega.
I cerotti sono costituiti da una serie di minuscoli aghi (microneedles) progettati in modo minimamente invasivo per oltrepassare la barriera cutanea e monitorare i biomarcatori di rilevanza clinica. Possono essere auto-somministrati per la diagnosi presso gli ambulatori dei medici di base o anche a casa.
Sanjiv Sharma, in precedenza ha sviluppato il primo cerotto intelligente Covid-19 al mondo, ha affermato:
«La pelle è l’organo più grande del corpo, contiene più fluido interstiziale cutaneo (ISF) del volume totale del sangue, questo fluido è un ultrafiltrato del sangue, contiene biomarcatori che integrano altri biofluidi come il sudore, la saliva e l’urina. Può essere campionato in modo minimamente invasivo e utilizzato per il test point of care (analisi medica svolta in prossimità del sito di cura ed assistenza del paziente), o in tempo reale con dispositivi a microaghi. Abbiamo impiegato cerotti biosensori basati su una serie di microaghi come sensori transdermici indossabili per rilevare la citochina pro-infiammatoria IL-6, questa è presente nel fluido interstiziale cutaneo (ISF) insieme a altre citochine ed è implicata in molti stati clinici, tra cui le malattie neurodegenerative e la polmonite fatale da SARSCoV 2. Siamo stati in grado di rilevare la citochina pro-infiammatoria IL-6 a concentrazioni fino a 1 pg/mL nel fluido interstiziale cutaneo (ISF) sintetico, indicandone l’utilità per misurazioni di routine point of care, senza sangue, in contesti più semplici, in tutto il mondo. I dispositivi che abbiamo sviluppato sono scalabili, il sensore risultante ha un tempo di misurazione breve di 6 minuti, con un’elevata precisione e un basso limite di rilevamento. Il nostro nuovo strumento diagnostico, per lo screening dei biomarcatori infiammatori nei test point of care, vedrà la pelle agire come una finestra sul corpo e sugli organi vitali come il cervello».
Lo studio è stato condotto in collaborazione con Biomark, ISEP, Porto, Portogallo. Felismina Moreira della Scuola di Ingegneria dell’Istituto Politecnico di Porto, coautrice dello studio, ha affermato:
«La Biomark ISEP di Porto è stata pioniera nell’applicazione dei polimeri a impronta molecolare (MIP) e li ha estesi a diverse applicazioni sanitarie. Insieme all’esperienza di Sanjiv Sharma nella diagnostica transdermica, abbiamo dimostrato che i polimeri a impronta molecolare (MIP), insieme alla serie di microaghi, offrono una fantastica piattaforma per lo sviluppo di dispositivi point of care per test senza sangue, possono essere estesi alla diagnostica dei disturbi cardiovascolari, oncologici e neurodegenerativi».

Cerotto microaghi Alzheimer e Parkinson