Sinceramente quello che ha deciso la Suprema Corte di Cassazione dopo 87 anni, mi lascia sgomento. Non ho parole, ha condannato quel gesto valoroso che ho compiuto il 6 agosto 1916, quando, con i miei compagni, ero impegnato a giocare una “partita leale” per onorare la “maglia”.

Ricordo nitidamente quell’azione che oggi la Cassazione ha condannato, facendola passare per un reato e non per un “gesto eroico”
In pochi erano al corrente che io giocavo con una protesi, perché avevo una gamba amputata. Così nel momento in cui ho visto “l’avversario” varcare i “confini” dell’italica area, istintivamente ho pensato di colpirlo con una entrata a gamba tesa, ma non avendo la gamba, l’ho colpito eroicamente con la mia stampella.

Proprio per questo, oggi dico che questa condanna ed altre precedenti, prese così “su due piedi”, non potranno mai più cancellarmi dalla storia.