Il mio Festival, tette, piccioni e grano

La mia amica Victoria Cabello, trent’anni, iena intelligente, la "one woman show", conduttrice su MTV del programma "Very Victoria", sposata per gioco con  George Clooney, flirt con Di Caprio e Tom Hanks, arriva a scherzare sulle sue tette e ride quando mi ripete quello che la nostra comune amica Littizzetto dice di lei: "Sei così piatta che ti possono spedire via fax".
Simpatica e autoironica, Victoria Cabello, per chi ha avuto modo di seguire la serata finale del Festival di Sanremo, si è presentata sul palco con un super seno vistosamente finto, realizzato per mezzo della brillante matita di Mangosi (mi perdonerà?), base indispensabile per la mia manipolazione che intende fornire l’idea di come, immagino (dietro alle quinte), si è arrivati al gonfiaggio delle sue tette.
Victoria, te la dedico con simpatia: sarai piatta ma quanta simpatia e intelligenza ironica in quella tua testolina.

Povia, con la sua canzone «Vorrei avere il becco», ha vinto a sorpresa il 56° Festival di Sanremo. Si è imposto con i piccioni ai favoriti Nomadi con la loro «Dove si va», su Anna Tatangelo e il brano «Essere una donna» e Riccardo Maffoni con «Sole negli occhi». Alla serata finale erano arrivati anche gli Zero assoluto con «Svegliarsi la mattina», Dolcenera con «Com’è straordinaria la vita», Michele Zarrillo e «L’alfabeto degli amanti» e Simone Cristicchi con «Che bella gente».
Un Festival che ha detta di tutti quelli che l’hanno seguito, non è stato un bel Festival. Caratterizzato da un fiume di pubblicità, poca qualità, cachet da spreco per gli ospiti stranieri, chiude amaremente il suo sipario.
Tornando alla vittoria di Povia, che dice "vorrei avere un becco", penso che a lui non rimarrà in mano il becco di un quattrino (quanti dischi venderà la sua canzone?), si dovrà accontentare del piccione; agli altri classificati, il grano.

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