Cambiamento climatico: l’Oceano Antartico assorbe più calore di qualsiasi altro oceano sulla Terra, gli impatti si faranno sentire per generazioni

Gli oceani negli ultimi 50 anni hanno lavorato in modo eccessivo per rallentare il riscaldamento globale, assorbendo circa il 40% delle nostre emissioni di anidride carbonica e oltre il 90% del calore in eccesso intrappolato nell’atmosfera.
Il team di ricercatori composto da Maurice Huguenin, Matthew England e Ryan Holmes, hanno scoperto che alcuni oceani lavorano più duramente di altri, hanno pubblicato il loro studio nella rivista Nature.
Il team di ricercatori come riportato nello studio, hanno utilizzato un modello computazionale di circolazione oceanica globale per esaminare esattamente come si è verificato il riscaldamento degli oceani negli ultimi 50 anni, hanno scoperto che l’Oceano Antartico ha dominato l’assorbimento globale di calore ed è responsabile di quasi tutto il riscaldamento degli oceani del pianeta, controllando così il tasso di cambiamento climatico.
Il riscaldamento dell’Oceano Antartico e i suoi associati impatti, sono effettivamente irreversibili sulle scale temporali umane, perché ci vogliono millenni prima che il calore intrappolato nelle profondità dell’oceano venga rilasciato nell’atmosfera. Ciò significa che i cambiamenti in atto si faranno sentire per le generazioni a venire e che tali cambiamenti sono destinati a peggiorare, a meno che non si riesca a fermare le emissioni di anidride carbonica e a raggiungere lo zero netto.

È importante ma difficile misurare il riscaldamento degli oceani
Il team di ricercatori ha evidenziato che il riscaldamento degli oceani attenua gli impatti peggiori del cambiamento climatico, ma non è privo di costi. Il livello dei mari si sta innalzando perché il calore provoca l’espansione dell’acqua e lo scioglimento dei ghiacci. Gli ecosistemi marini sono sottoposti a uno stress termico senza precedenti e la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi stanno cambiando.
Il team di ricercatori ha detto di non sapere ancora abbastanza su quando, dove e come si verifica esattamente il riscaldamento degli oceani. Ciò è dovuto a tre fattori:
– le variazioni di temperatura sulla superficie dell’oceano e nell’atmosfera appena sopra di esso si susseguono con una certa frequenza, questo rende difficile sapere esattamente dove il calore in eccesso entra nell’oceano;
– non disponiamo di misurazioni che rilevino le temperature su tutto l’oceano, in particolare, abbiamo osservazioni molto scarse nell’oceano profondo, in località remote intorno all’Antartide e sotto il ghiaccio marino;
– le osservazioni di cui disponiamo non vanno molto indietro nel tempo. Dati affidabili da profondità superiori ai 700 metri sono praticamente inesistenti prima degli anni ’90, a parte le osservazioni di ricerca lungo specifiche rotte di crociere.

Il nostro sistema modellistico
Il team di ricercatori per capire come si è svolto il riscaldamento degli oceani, innanzitutto hanno eseguito un modello oceanico con condizioni atmosferiche perennemente bloccate agli anni ’60, prima di qualsiasi cambiamento climatico significativo causato dall’uomo. Poi hanno permesso a ciascun bacino oceanico di spostarsi in avanti nel tempo e di sperimentare il cambiamento climatico, mentre tutti gli altri bacini sono stati trattenuti per sperimentare il clima degli anni Sessanta.
Il team di ricercatori ha anche separato gli effetti del riscaldamento atmosferico dai cambiamenti causati dal vento di superficie, per vedere in che misura ciascun fattore osservato contribuisce al riscaldamento degli oceani.
Grazie a questo sistema modellistico, sono riusciti a stabilire che l’Oceano Antartico è il più importante assorbitore di questo calore, nonostante copra solo il 15% della superficie totale dell’oceano.
L’Oceano Antartico, in effetti, da solo potrebbe essere responsabile di quasi tutto l’assorbimento di calore oceanico globale, mentre i bacini del Pacifico e dell’Atlantico perderebbero tutto il calore guadagnato per tornare nell’atmosfera.
L’impatto ecologico significativo del forte riscaldamento dell’Oceano Antartico riguarda il krill antartico (krill è il complesso di minuscoli crostacei dai 10 ai 40 mm, per lo più Eufausiacei, elemento considerevole del plancton marino e cibo delle balene), quando il riscaldamento degli oceani supera le temperature che possono tollerare, l’habitat del krill si contrae e si sposta ancora più a sud verso acque più fresche.
Il krill poiché è una componente chiave della rete alimentare, questo modificherà anche la distribuzione e la popolazione dei predatori più grandi, come i pesci denticolati e i pesci del ghiaccio, che hanno un valore commerciale. Inoltre, aumenterà ulteriormente lo stress per i pinguini e le balene, già oggi minacciati.

Perché l’Oceano Antartico assorbe così tanto calore?
Ciò è dovuto in gran parte all’assetto geografico della regione: i forti venti occidentali che circondano l’Antartide esercitano la loro influenza su un oceano non interrotto da masse terrestri. Ciò significa che i venti dell’Oceano Antartico soffiano su una vasta distanza, portando continuamente in superficie masse di acqua fredda. L’acqua fredda viene spinta verso nord, assorbendo prontamente grandi quantità di calore dall’atmosfera più calda, prima che il calore in eccesso venga pompato all’interno dell’oceano intorno ai 45-55°S (una fascia di latitudine appena a sud della Tasmania, della Nuova Zelanda e delle regioni meridionali del Sud America).
L’assorbimento di calore è facilitato sia dall’atmosfera più calda causata dalle nostre emissioni di gas serra, sia dalla circolazione guidata dal vento, importante per portare il calore all’interno dell’oceano, se combiniamo gli effetti del riscaldamento e del vento solo sull’Oceano Antartico, mentre i restanti oceani vengono riportati al clima degli anni Sessanta, possiamo spiegare quasi tutto l’assorbimento di calore oceanico globale, ma questo non vuol dire che gli altri bacini oceanici non si stiano riscaldando. È così, solo che il calore che guadagnano localmente dall’atmosfera non può spiegare questo riscaldamento. Invece, il considerevole assorbimento di calore nell’Oceano Antartico è ciò che ha determinato le variazioni del contenuto totale di calore degli oceani in tutto il mondo nell’ultimo mezzo secolo.

Abbiamo ancora molto da imparare
Il team di ricercatori ha detto che sebbene questa scoperta getti nuova luce sull’Oceano Antartico come motore chiave del riscaldamento globale degli oceani, hanno ancora molto da imparare, in particolare sul riscaldamento degli oceani oltre i 50 anni evidenziati nel loro studio. Tutte le proiezioni future, compresi gli scenari più ottimistici, prevedono un oceano ancora più caldo.
L’Oceano Antartico se continuerà a rappresentare la stragrande maggioranza dell’assorbimento del calore oceanico fino al 2100, potremmo assistere a un aumento del suo contenuto di calore fino a sette volte superiore a quello già registrato fino a oggi. Ciò avrà enormi impatti in tutto il mondo, tra cui ulteriori perturbazioni della rete alimentare dell’Oceano Antartico, il rapido scioglimento delle piattaforme di ghiaccio antartiche e cambiamenti nel flusso di corrente oceanica.
Il team di ricercatori in conclusione ha evidenziato che per cogliere tutti questi cambiamenti, è fondamentale continuare e ampliare le osservazioni effettuate nell’Oceano Antartico.
Lo studio ha evidenziato che uno dei nuovi flussi di dati più importanti sarà costituito da nuovi galleggianti oceanici in grado di misurare le temperature degli oceani più profondi e da piccoli sensori di temperatura sulle foche elefante, che ci forniscono dati essenziali sulle condizioni oceaniche in inverno sotto il ghiaccio marino antartico.
Il team di ricercatori ha detto che ancora più importante è la consapevolezza che meno anidride carbonica emettiamo, meno cambiamenti negli oceani si verificheranno. Ciò limiterà in ultima analisi l’interruzione dei mezzi di sussistenza per i miliardi di persone che vivono vicino alle coste in tutto il mondo.

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