La carenza di ferro collegata a un più alto rischio d’ictus

Gli scienziati dell’Imperial College di Londra hanno detto che, secondo le loro indagini, le persone che soffrono di carenza di ferro nel corso della loro vita hanno più probabilità di avere un ictus rispetto alle persone che hanno la giusta quantità di detto elemento.
I risultati, pubblicati sulla rivista PLoS One, potrebbero in ultima analisi aiutare con la prevenzione dell’ictus. Ogni anno, quindici milioni di persone nel mondo soffrono di un ictus, quasi sei milioni muoiono e altri cinque milioni restano disabili in modo permanente. Il tipo più comune, l’ictus ischemico, si verifica perché l’apporto di sangue al cervello è interrotto da piccoli grumi.
Negli ultimi anni, diversi studi hanno dimostrato che la carenza di ferro, che colpisce circa due miliardi di persone in tutto il mondo, può essere un fattore di rischio per l’ictus ischemico negli adulti e nei bambini.
Gli scienziati dell’Imperial College di Londra hanno scoperto che la carenza di ferro aumenta la viscosità delle piccole cellule del sangue chiamate piastrine, avviano la coagulazione del sangue quando si uniscono. Anche se un legame tra carenza di ferro e piastrine viscose è stato scoperto quasi quaranta anni fa, il suo ruolo è stato trascurato fino ad ora.
I ricercatori hanno studiato un gruppo di pazienti con una malattia rara chiamata teleangiectasia emorragica ereditaria (HHT), spesso porta i vasi sanguigni a dilatarsi nei polmoni. Normalmente, i vasi sanguigni dei polmoni agiscono come un filtro per rimuovere i piccoli coaguli di sangue prima della loro entrata in circolo nelle arterie. Nei pazienti con vasi polmonari anomali, il sangue è in grado di bypassare il filtro, così i piccoli coaguli di sangue possono raggiungere il cervello.
Lo studio ha evidenziato che i pazienti con carenza di ferro hanno più probabilità di avere un ictus: dall’esame delle piastrine in laboratorio, hanno scoperto che quando le hanno trattate con una sostanza chimica che innesca la coagulazione, le piastrine delle persone con bassi livelli di ferro si raggruppavano in modo più rapido.
Il dott. Claire Shovlin del National Heart and Lung Institute presso l’Imperial College di Londra, ha dichiarato:
«Poiché le piastrine nel sangue si coagulano maggiormente quando si è a corto di ferro, ciò può portare a ictus, anche se molta più ricerca sarà necessaria per dimostrare questo legame. Il prossimo passo è quello di verificare se sarà possibile ridurre le probabilità di avere un ictus trattando la carenza di ferro dei pazienti ad alto rischio.
I ricercatori hanno studiato i dati su 497 pazienti con vasi sanguigni anomali nei polmoni (noto come malformazione arterovenosa polmonare), che sono stati curati presso l’Hammersmith Hospital, centro specializzato in teleangiectasia emorragica ereditaria (HHT). Lo studio ha evidenziato che anche i livelli di ferro moderatamente bassi, circa 6 micromoli per litro, ha raddoppiato il rischio d’ictus rispetto ai livelli della metà del normale range di 7-27 micromoli per litro.
Oltre a questo gruppo di pazienti, molte altre persone hanno condizioni che possono permettere ai coaguli di sangue di bypassare il filtro nei polmoni. Una persona su quattro ha un “buco nel cuore” chiamato forame ovale pervio. I fori nel cuore di volta in volta permettono al sangue di aggirare il filtro del polmone, anche se non così spesso come per le malattie polmonari.

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