Turismo sessuale, sempre più le donne e i giovani

Charlotte Rampling qualche mese fa partiva Vers le sud, verso Haiti, per evadere da una vita e da un matrimonio noioso. Come lei, ma stavolta non è un film, milioni di turisti ogni anno partono alla ricerca di qualcosa di più di una semplice vacanza. Non solo uomini. Se il primato resta tutto al maschile, si calcola che negli ultimi anni le donne italiane rappresentino dal 3 al 5 per cento dei turisti in cerca di sesso. Per lo più single e neodivorziate, scelgono mete come il Gambia, il Senegal, il Marocco, il Kenya, più che gli evergreen, come Cuba e la Giamaica. Hanno un´età compresa tra i 25 e i 35 anni, un dato anagrafico che si è abbassato notevolmente, anche tra i turisti maschi, probabilmente in conseguenza della diminuzione dei costi dei biglietti aerei. Se fino a qualche anno fa l´età media del turista sessuale – spiega una ricerca dell´Ecpat, la rete internazionale di lotta allo sfruttamento sessuale dei minori – si aggirava attorno ai 40 anni, oggi sono sempre più i ventenni che grazie ai voli low cost possono permettersi di raggiungere le mete più esotiche, dove maggiore è l´offerta e la probabilità di restare impuniti.
Il turismo sessuale, infatti, è un fenomeno che sta assumendo caratteristiche e proporzioni che vanno ben oltre le relazioni, seppur a pagamento, tra gli avventurieri occidentali e le bellezze del posto. Quello con cui dobbiamo confrontarci è un vero e proprio sistema di sfruttamento della prostituzione, che spesso ha pure qualche legittimazione para-legale. Un fenomeno che assume connotati ancora più gravi quando le vittime di questa nuova schiavitù sono minori, che spesso vengono venduti dalle famiglie più indigenti, con il beneplacito delle autorità che chiudono un occhio pur di veder triplicare il numero di turisti che raggiungono il proprio paese. È il caso della Thailandia, che insieme ad altri paesi partecipa a un sistema di criminalità organizzata che ha un fatturato di 5 miliardi di dollari all´anno e che coinvolge milioni di donne e bambini in tutto il mondo. E che grazie alle nuove tecnologie alimenta un giro d´affari che va ben oltre il luogo fisico dove la violenza è commessa, ma si riproduce in maniera esponenziale, attraverso siti internet, filmati, fotografie.
Centomila ragazzini nelle Filippine. Più di duemila minori alle Mauritius. Un minore su quattro in Sudafrica. In Gambia, il 70% della popolazione ritiene che il sesso sia la principale ragione del turismo europeo nel loro paese. Cinquecentomila bambini e bambine in Brasile, meta tra le predilette dagli italiani. Se prima esisteva un solo volo charter diretto tra Milano e Natal, una delle mete brasiliane preferite, una città dove i dati sullo sfruttamento sessuale raggiungo cifre spaventose, da qualche mese è stato inaugurato un secondo volo, che porta oltreoceano 300 italiani a settimana. Quasi sempre, sono gruppi di soli uomini. Ma senza affrontare viaggi intercontinentali, anche la vicina Europa dell´Est è terra dalle facili conquiste. In Bulgaria, nella città di Sandaski, al confine con la Grecia e la Macedonia, su una popolazione di 30mila abitanti, duemila sono prostitute.
Le politiche restrittive attuate da alcuni paesi non scoraggiano i turisti a caccia che, semplicemente, cambiano destinazioni. Anche per questo, la legge approvata dal Parlamento italiano nel 1998, ha voluto che la pena per chi sfrutta e violenta minori fosse inflitta anche se «il fatto è commesso all’estero». Non solo, la legge punisce pure chi «organizza o propaganda viaggi finalizzati alla fruizione di attività di prostituzione». I tour operator si sono già dotati di un codice di condotta. Peccato che spesso, i turisti del sesso siano anche degli ottimi turisti fai-da-te.
Fonte: Paola Zanca Unità

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Comments ( 2 )
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  • aizarg

    Che cosa si merita chi fa turismo sessuale sfruttando i minori? …!!!

    Felice serata e baciotto per te*

  • elias

    grazia,io li metterei per dieci anni a frequentare la moratti e berlusconi, tutto ilgiorno..(ciau patti, buone vacanze-lino)