Test del DNA contro la truffa della falsa etichettatura del pesce

Gli scienziati hanno detto di aver messo a punto un test del DNA per individuare le origini geografiche del pesce, per combattere la pesca a strascico illegale che minaccia gli stock ittici a livello mondiale.
La tecnica utilizzata rientra nella campagna per la lotta contro la frode della pesca in Europa, attualmente è stata sviluppata per quattro specie di pesce come il merluzzo, l’aringa, la sogliola e il nasello comune europeo, ma potrebbe essere facilmente ampliata a più specie e contribuire al controllo della pesca anche in altre aree geografiche.
L’invenzione comprende una banca dati delle modifiche al codice genetico, chiamato polimorfismo a singolo nucleotide, o Snips (una variante genetica consiste nell’alterazione di una singola “lettera” o base del DNA, ad esempio GGT anziché GCT. Queste varianti vengono rilevate nel DNA umano con una frequenza di 1 ogni 1000 basi).
Le specie di pesce che provengono da una regione specifica, come le aringhe del Mare del Nord, o il merluzzo del Baltico, hanno un profilo Snip che è esclusivo in quella zona, il test del DNA di un singolo pesce, anche se è stato lavorato o cotto, indica con certezza la zona geografica di provenienza. Il risultato permette alle autorità di controllo – e quindi ai consumatori – di sapere se davvero il pesce è quello della specie o della zona di pesca indicati in etichetta.
Gary Carvalho, professore alla Bangor University in Galles, ha guidato il gruppo di ricerca, ha detto:
“Abbiamo deciso di sviluppare un metodo che potrebbe essere utilizzato in tutta la filiera alimentare europea e in tutta l’industria del pesce. Gli strumenti possono essere utilizzati per identificare o confrontare una serie di marcatori genetici presenti all’interno di campioni di pesce in qualsiasi punto della catena del consumo, dalla zona di pesca, origine dell’allevamento, fino al piatto“.
Il progetto, denominato Fisho, ha riunito quindici gruppi di ricerca dell’Unione Europea (UE), Norvegia e Russia. L’iniziativa finanziata dalla UE con cinque milioni di dollari, intende sviluppare una più accurata verifica e rintracciabilità del pesce per combattere le frodi ittiche.
Gli Stati membri dell’UE, nel 2011, hanno dovuto introdurre leggi più restrittive sulla vendita del pesce per meglio identificare la specie e zona d’origine, perché ci sono stati molti casi di abusi documentati.
I pesci  – più per truffa che negligenza -, possono essere erroneamente etichettati come provenienti da una pesca sostenibile, a volte venduti come specie pregiate, quindi più costose. In commercio – secondo un’indagine del 2009 -, circa un quinto del pesce pescato in tutto il mondo è venduto illegalmente.
Gli scienziati dicono che  è fondamentale identificare le specie oggetto di frode in maniera inequivocabile e rapida per le implicazioni sanitarie oltre che commerciali, connesse ad un’etichettatura non corretta. L’utilizzo di metodiche biomolecolari può risolvere il problema legato all’identificazione di specie in prodotti lavorati e trasformati, dato che la molecola bersaglio, il DNA, oltre a consentire una discriminazione molto specifica tra specie, è stabile ai numerosi trattamenti che avvengono durante la trasformazione dei cibi; inoltre l’automazione associata alle tecniche molecolari le rende adatte ad effettuare analisi su larga scala in modo automatizzato, rapido ed economico.
In test di laboratorio, il marcatore Snip si è dimostrato accurato al 93- 100 per cento.
La praticità della tecnica per la verifica del pesce, permette di inviare campioni ad un laboratorio DNA, una struttura che si sta diffondendo velocemente nelle economie avanzate: ragionevolmente, qualsiasi ben attrezzato laboratorio di genetica molecolare, dovrebbe essere in grado di analizzare con il profilo Snip, diverse centinaia di pesci il giorno.

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