Tecnica di salvataggio d’emergenza inizia la sperimentazione umana di sospensione della vita

I primi tentativi al mondo (non per i viaggi spaziali ma per salvare vite umane) di collocare gli esseri umani in “animazione sospesa” utilizzando una nuova tecnica si svolgerà presso il Presbyterian Hospital UPMC di Pittsburgh, Pennsylvania.
La tecnica sarà inizialmente utilizzata su dieci pazienti le cui ferite da arma da fuoco, taglio o incidente stradale sarebbero letali prima di un rapido intervento chirurgico.
Il metodo funziona come suggerito dalla fantascienza, raffreddando il corpo ma non applicando una variazione di temperatura esterna. In pratica una squadra di chirurghi rimuoverà tutto il sangue del paziente ferito per sostituirlo con una soluzione salina fredda. Ciò raffredderà il corpo, rallenterà le sue funzioni riducendo la necessità di ossigeno. Effetti simili sono stati osservati in alcuni incidenti: la svedese Anna Bågenholm in un incidente sugli sci è sopravvissuta intrappolata sotto uno strato di ghiaccio in acqua gelida per 80 minuti; il giapponese Mitsutaka Uchikoshi durante un’escursione con gli amici nella zona del Monte Rokko in Giappone, persi i contatti dopo essersi addormentato disteso sulla neve, è sopravvissuto ventiquattro giorni senza cibo né acqua perché era entrato in uno stato d’ibernazione.
Il dottor Samuel Tisherman, il chirurgo che guiderà la sperimentazione, ha detto a New Scientist:
«Stiamo sospendendo la vita, non ci piace chiamarlo animazione sospesa perché è qualcosa che rimanda alla fantascienza, meglio chiamarla “conservazione di emergenza e rianimazione”».
La tecnica è stata sviluppata dal dottor Peter Rhee, nel 2000 è riuscito a testarla con successo sui maiali, poi nel 2006 con i suoi colleghi ha pubblicato i risultati della loro successiva ricerca: dopo aver indotto ferite mortali sui suini tagliando le loro arterie con i bisturi, il team ha sostituito il sangue dei maiali con la soluzione fisiologica, che ha abbassato la loro temperatura corporea di dieci gradi centigradi.
Tutti i suini di controllo, la cui temperatura corporea è stata lasciata inalterata, sono morti. I suini che sono stati rianimati a una velocità media hanno avuto un tasso di sopravvivenza del 90 per cento. I maiali successivamente non hanno dimostrato alcun danno fisico o cognitivo.
La tecnica, dunque, sarà utilizzata solo come misura di emergenza su pazienti che hanno subito un arresto cardiaco dopo una grave lesione traumatica, con la loro cavità toracica aperta e avendo già perso almeno la metà del loro sangue, infortuni che determinano solo un tasso di sopravvivenza del sette per cento. Il tasso di sopravvivenza di questi pazienti poi sarà misurato in rapporto ad un gruppo di controllo che non ha ricevuto il trattamento.
Non è ancora fantascienza, un corpo umano può essere collocato in modo sicuro in queste condizioni  di sospensione della vita solo per un massimo di un paio d’ore, anche se la tecnica aumenterà di poco il tasso di sopravvivenza, sarà un grande passo in avanti per la scienza medica.

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