Tassare i grandi patrimoni è la cura più giusta per l’Italia

La proposta di Nicola Cacace, economista: «Tassare i grandi patrimoni è la cura più giusta per l’Italia». 


Notizia aggregataC’è un solo modo di realizzare una Finanziaria etica, per dirla con Tremonti, tassare una tantum i patrimoni dei 2 milioni di famiglie più ricche d’Italia.
«Paperoni d’Italia più ricchi anche dopo la crisi», titolava il Sole 24 ore del 9 marzo. L’Osservatorio permanente sul risparmio delle famiglie europee, curato da PwC (Pricewaterhaouses Coopers) e dall’Università di Parma ha accertato che:
«Per le 640mila famiglie con patrimonio finanziario superiore ai 500mila euro (liquidi, depositi, titoli, azioni, polizze vita, fondi pensione), la ricchezza è cresciuta nel 2009 del 19%, malgrado la crisi, raggiungendo 882 miliardi di euro, un trend destinato a confermarsi anche quest’anno, con la ricchezza stimata in crescita del 5,3% (48 miliardi)».
Se si considera che la ricchezza finanziaria delle famiglie (Banca d’Italia, la ricchezza delle famiglie nel 2008, supplemento al Bolletino N.67 del 16.12.10), è un terzo della ricchezza totale delle famiglie, gli altri 2/3 essendo costituiti da ricchezza immobiliare, si può stimare in quasi 2.700 miliardi la ricchezza totale delle 640mila famiglie più ricche dello studio PwC ed in 3.700 miliardi la ricchezza dei 2,3 milioni di famiglie più ricche che, sempre secondo Via Nazionale, detengono il 45% della ricchezza totale. Questi valori, rapportati alla popolazione, portano l’Italia al secondo posto tra i paesi del G20 , dietro solo al Giappone, per ricchezza delle famiglie, davanti a Stati Uniti, Germania, Francia e Gran Bretagna.
È un bel salto, dagli ultimi posti come pil procapite. Ecco perché, al di là di provvedimenti-simbolici (riduzione paghe dei politici, addizionale Irpef su alti redditi), più giusto ed utile sarebbe chiamare i patrimoni a contribuire all’uscita dalla crisi, come da tempo riconoscono menti non vendute al mercato della politica "corta" dei sondaggi, e neanche vetero-marxisti, oltre la Cgil.
Lei tasserebbe più i patrimoni che i redditi? Domandava il giornalista del Sole 24 ore (1.3.2008) al professor Pellegrino Capaldo, illustre banchiere ed animatore di istituzioni non profit:
«Sì – è stata la risposta -, cominciando dalla rendita fondiaria che ha raggiunto livelli scandalosi sopratutto nelle grandi città, gli strumenti per intervenire ci sono, occorre solo il coraggio di utilizzarli».
Recentemente hanno sostenuto tesi analoghe altri personaggi legati al mondo delle professioni e dell’imprenditoria, come il presidente del consiglio nazionale commercialisti, Claudio Siciliotti ed il presidente della Cir, Carlo De Benedetti.
Riducendo ancora risorse alle famiglie, alla cultura, alla scuola, alle imprese, all’Università, alla ricerca, al Mezzogiorno, come minaccia Tremonti, si ammazza domanda ed innovazione, condannando il Paese ad una stagnazione ventennale. Perciò risulterebbe inutile aumentare l’Irpef per gli alti redditi.
Sono solo 70mila i contribuenti, pubblici e privati con redditi oltre i 200mila euro a fronte dei milioni di cittadini che hanno accumulato grandi ricchezze, essendo noti solo al Catasto immobiliare ed alla Banca dati sugli impieghi finanziari, fonti che il Fisco ignora entrambe.

Chiedere un contributo "una tantum" ai più ricchi non sarebbe un ritorno alla lotta di classe ma l’attuazione di quella equità e progressività fiscale di cui parla la Costituzione.

La ricchezza netta delle famiglie italiane, tra le più alte del mondo, pari a 8.284 miliardi, 5,5 volte il Pil, è anche molto concentrata, il 10% pari a 2,3 milioni di famiglie, detiene il 45% della ricchezza totale.
La differenza
tra le due platee, alti contribuenti Irpef e super-ricchi, è abissale, solo 70mila sono i contribuenti con imponibile Irpef oltre i 200mila euro e 2,3 milioni le famiglie proprietarie della metà della ricchezza nazionale.
Altrettanto grande sarebbe la differenza delle cifre incamerabili, 1-2 miliardi nell’ipotesi di aumento dell’addizionale Irpef di 2 punti percentuali per gli alti redditi, 7-8 miliardi nell’ipotesi di una imposta una tantum dello 0,3% sul patrimonio al 10% delle famiglie più ricche, quelle che detengono la metà della ricchezza nazionale.
Il contributo, mediamente quantificabile in 4000 euro per famiglia "super-ricca", non aprirebbe una nuova lotta di classe, non minerebbe il tenore di vita dei concittadini più fortunati e bravi e consentirebbe al paese di uscire dalla crisi a schiena dritta, invece che rotta, come promette Tremonti.
[Edicola, l’Unità, 21.05.2010, pag. 9]

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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4 thoughts on “Tassare i grandi patrimoni è la cura più giusta per l’Italia

  1. Il suggerimento mi sembra più che razionale, ma se non si riescono ad individuare questi capitali, come tassarne i detentori e punire gli eventuali evasori?
                                      Lauro

  2.  Lauro – I capitali e i detentori sono ben individuati, è l'interesse politico, per il proprio tornaconto a non tassarli. La tracciabilità era già stata studiata e realizzata da Visco. E' stata smantellata da Tremonti, appena insediato.

  3. basterebbe,  oltre alla eliminazione ,di tutti i privilegi  della casta  politica . eliminare , anche i privilegi, goduti  da gli industriali , che  pagano meno tasse ,dei loro dipendenti, potendo scaricare dalle tasse tutte le spese, anche le più assurde,  permettendogli di vivere da nababbi ,alla faccia dei lavoratori ,che non arrivano alla fine del mese,   e quando si tratta di fare sacrifici ,sono sempre i primi ad  essere , spremuti,  per risanare tutte le ruberie , e gli errori, commessi per  cupidigia , da i soliti profittatori, dalla faccia di bronzo, che di amministrano.  vittorio

  4. speriamo che l'italia si svegli, visto che siamo arrivati con la scusa della moderazione, a soffocare anche ciò che uno pensa , contenuti non offensivi che esprimono verità , non gradite .  vittorio 

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