Specialisti canadesi praticano via internet la prima anestesia transcontinentale a pazienti in Italia

Venti pazienti a Pisa, in attesa di sottoporsi a un intervento chirurgico alla tiroide, sono stati anestetizzati grazie a un cocktail di farmaci erogati dalle macchine d’infusione controllate a distanza da specialisti a Montreal in Canada. E’ stato il primo esperimento della cosiddetta “anestesia transcontinentale” in futuro potrebbe rendere gli interventi chirurgici più sicuri in comunità isolate.
I medici dell’Università McGill di Montreal, hanno regolato le dosi di farmaci con il monitoraggio dei segni vitali del paziente in Italia osservato sulla webcam. Attraverso computer portatili e internet, hanno anche manovrato in posizione il tubo per la respirazione.
Il British Journal of Anaesthesia, sull’esperimento ha riportato che le procedure eseguite dai ricercatori universitari in Canada e in Italia si sono svolte senza intoppi. A Pisa, un team di anestesisti era pronto a intervenire in caso d’interruzione del collegamento internet o altri problemi.
Il dottor Thomas Hemmerling, professore dell‘Università McGill, responsabile dello studio ha detto:
«Il sistema dell‘anestesia transcontinentale, più che un display intrigante della tecnologia moderna in sala operatoria, un giorno potrebbe essere impiegato in zone remote o in via di sviluppo dove l’anestesia è spesso gestita da personale non specialista. Gli infermieri forse hanno buone capacità manuali ma non possono avere la conoscenza farmaceutica per fornire l’anestesia alla massima qualità.
La possibilità di installare sistemi come quello che abbiamo testato, potrebbe fornire la stessa qualità di anestesia in tutto il mondo, non importa se il paziente è in Africa o qui a Montreal».
Il dott. Stephan Schwartz, professore di anestesiologia presso l’University of British Columbia, ha detto:
«L’esperimento dellanestesia transcontinentale è emozionante, riguarda un più vasto movimento per sviluppare l’automazione per fornire un aiuto agli specialisti. Ho qualche preoccupazione, però, con il dovuto rispetto per i militari che controllano a distanza i velivoli drone senza pilota, ho timore di vedere i medici sostituiti in sala operatoria da macchine gestite a distanza.
Fornire farmaci anestetici è una parte relativamente piccola della specialità, che comprende anche manovre di soccorso nel caso qualcosa andasse storto durante l’intervento chirurgico. E’ prevista anche l’assistenza post-operatoria.
Provate a immaginare qualche incidente durante l’intervento chirurgico, con il paziente che reagisce fortemente alla parte del farmaco anestetico e smette di respirare. E’ indispensabile la presenza di un medico proprio lì per risolvere la questione. Ciò non può essere praticato da diecimila chilometri di distanza».
Il dottor Thomas Hemmerling, per questo studio ha lavorato con i colleghi dell’Università di Pisa con cui ha stretto da qualche tempo una collaborazione di ricerca.
Il centro specialistico di Pisa è stato attrezzato con un sistema di computer collegato alle macchine d’infusione farmaci, altri dispositivi e webcam. Il collegamento per la connessione al “master” dei computer portatili a Montreal è stato fatto con un regolare servizio internet. Tutti i pazienti invitati hanno accettato di prendere parte allo studio.
Il team di Montreal:
– ha utilizzato Skype videochiamate per eseguire gli “esami delle vie aeree” (l’anestesista misura l’apertura della bocca del paziente, la gola e altri controlli per preparare l’installazione del tubo di respirazione – vedi foto);
– ha controllato il GlideScope, la macchina equipaggiata con una piccola telecamera collegata al dispositivo, con cui da remoto ha manovrato il tubo per la respitazione nelle vie aeree del paziente.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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