Sentenza favorevole a Google: il “diritto all’oblio” è valido solo in Europa

La Corte di giustizia dell’Unione Europea in una storica causa si è pronunciata a favore di Google, ha stabilito che al di fuori dell’UE i cittadini non hanno il “diritto di essere dimenticati”.
Il concetto, sancito dal diritto europeo nel 2014, riconosce alla persona il diritto di esigere che i dati – se “inadeguati”, “irrilevanti” o “eccessivi” – associati a determinati link di Internet possano essere rimossi in modo tale da non poter essere trovati dai motori di ricerca utilizzati nei paesi dell’UE. Ciò non influisce sull’esistenza della pagina Web contenente le informazioni.
Il diritto all’oblio è stato recepito nel diritto europeo dopo che Mario Costeja, cittadino spagnolo, si è battuto per eliminare i vecchi link dei motori di ricerca riguardante i debiti che nel frattempo erano stati saldati.
Il procedimento legale sull’ambito di applicazione della legge di “deindicizzazione” è stato avviato nel 2015, quando l’autorità francese di regolamentazione dei dati (CNIL) ha presentato un caso alla Corte di giustizia per determinare se il diritto all’oblio potesse essere esteso oltre a Google.fr e altre versioni europee di Google.
L’autorità francese di regolamentazione dei dati (CNIL) aveva multato Google di 100.000 euro per aver rifiutato di cancellare su richiesta dalle liste di ricerca informazioni sensibili (tra cui un articolo che rivelava la relazione di una persona con la Chiesa di Scientology e informazioni sulle indagini e le condanne per cattiva condotta sessuale). Il caso è stato portato al Consiglio di Stato francese, che ha chiesto una sentenza della Corte di Giustizia Europea: la più alta corte dell’Unione Europea.
Maciej Szupunar avvocato consulente della Corte di giustizia europea ha presentato nel gennaio 2019 un parere non vincolante secondo cui il campo di applicazione della legge dovrebbe essere limitato all’interno dell’UE, sostenendo che il diritto all’oblio dovrebbe essere equilibrato rispetto ad altri diritti e al “legittimo interesse pubblico”.
La Corte di giustizia in una vittoria per Google, ha ora stabilito che il diritto all’oblio non si estende oltre l’UE, poiché altri paesi hanno un “diverso atteggiamento” al concetto, con il compromesso tra il diritto alla privacy e il diritto all’informazione che varia “in modo rilevante” in tutto il mondo.
La Corte di giustizia nella sua sentenza ha dichiarato:
«Attualmente, non esiste, ai sensi della legislazione UE, alcun obbligo per un gestore di motori di ricerca che conceda una richiesta di “deindicizzazione” da parte di un soggetto […] di eseguirla su tutte le versioni del motore di ricerca».
Ha terminato con:
«La Corte aggiunge che il diritto alla protezione dei dati personali non è un diritto assoluto, ma deve essere considerato in relazione alla sua funzione nella società ed essere equilibrato rispetto ad altri diritti fondamentali, conformemente al principio di proporzionalità».
Google ha accolto con favore la sentenza. Peter Fleischer, consulente senior per la privacy di Google, ha commentato:
«Dal 2014, abbiamo lavorato sodo per attuare il diritto di essere dimenticati in Europa e per trovare un equilibrio ragionevole tra il diritto di accesso all’informazione e la privacy dei cittadini. È bello vedere che la Corte concorda con le nostre argomentazioni, siamo grati alle organizzazioni indipendenti per i diritti umani, alle associazioni dei media e a molte altre persone in tutto il mondo che hanno anche presentato le loro opinioni alla Corte».
Il diritto all’oblio tra gli altri paesi è riconosciuto in varia misura in India, Corea del Sud e Argentina.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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