Roma, Perrotta lancia l’allarme il prossimo anno i suoi ex compagni potrebbero non ripetersi

L’allarme è stato lanciato da Perrotta, un ex che ha già vissuto situazioni simili, quello dello spogliatoio che può decidere le sorti dell’allenatore. L’ex giallorosso sull’entusiasmante campionato della Roma di Rudi Garcia e sulla possibilità di ripeterlo il prossimo anno, ai microfoni di Radio Onda Libera, ha detto: «La Roma può ripetersi, anche se bisognerà vedere lo spogliatoio dopo un’annata così straordinaria». Alla domanda: «La Roma ripartirà come l’anti-Juve il prossimo anno?» ha risposto: «Il passato si cancella totalmente. La Roma sa di aver fatto qualcosa d’importante e ora bisognerà vedere i meccanismi nello spogliatoio dopo una stagione così tirata ed entusiasmante».
L’allarme lanciato da Perrotta non è da sottovalutare, i giocatori di questa straordinaria Roma saranno ancora disposti a fare “sacrifici” per migliorare questa incredibile stagione? E’ già accaduto con certi “meccanismi” che sono saltati con gli ultimi quattro mister: Spalletti (dimissionario sostituito da Ranieri), Ranieri (dimissionario, sostituito da Montella), Luis Enrique e Zeman, tutti in prima persona hanno pagato gli umori dello spogliatoio.
Iniziamo con Spalletti la sua quinta da allenatore dei giallorossi, dura però solo due giornate. Il tempo di perdere 3-2 a Genova e 1-3 in casa con la Juventus. A quel punto il tecnico di Certaldo, l’uomo del 4-2-3-1 spettacolare e dei fraseggi a tutta velocità, capisce che il giocattolo è rotto. Va a Trigoria da Rosella Sensi e si dimette. Dimissioni irrevocabili che Spalletti spiega con queste parole: «Me ne vado perché non vedo più i comportamenti giusti». Il giorno prima, commentando a caldo la sconfitta con la Juve, aveva attaccato in modo frontale i suoi giocatori con il “famoso” discorso del “tacco punta”. Spalletti parlò di una squadra molle, che non fa contrasti e pensa solo a giocare “tacco-punta”. Ranieri subentrato a Spalletti ottiene un clamoroso secondo posto dopo aver sfiorato di vincere il campionato. La stagione successiva già al ritiro di Brunico, dopo un confronto con i giocatori, era stato il primo a dire alla stampa che sarebbe stato difficile ripetersi. Il tecnico romano il giorno dell’addio sottolineò che si era dimesso: «per dare una scossa al gruppo perché i giocatori non devono più avere capri espiatori». Non ha risparmiato neppure il capitano, quel Francesco Totti che anche a fine rapporto con Spalletti aveva avuto qualche scambio polemico a distanza: «Totti? È la bandiera della Roma, ma nello spogliatoio è molto più solo di quanto non appaia».
La Roma dopo una breve parentesi con Montella, l’anno successivo chiama Luis Enrique, il tecnico spagnolo alla fine dell’anno si dimette. E ancora una volta spiega: «Ho sempre detto che non mi sarei mai attaccato alla sedia e quando avrei visto che ero un peso per la squadra, sarei andato via. Me ne sono accorto dopo la gara di Firenze. Sono stanco». Stanco, ovvero logorato dopo un anno di pallone con una società che lo difende come se fosse una specie di messia (è di queste ore la notizia di Luis Enrique nuovo allenatore del Barcellona). Soprattutto stanco di sentirsi un peso per la sua stessa squadra. La traccia che lascia Luis Enrique non è indelebile, ma sta di fatto che è il terzo allenatore su quattro a lasciare soldi e squadra. Il resto è cronaca. Cronaca di una Roma che allora ricomincia da Zdenek Zeman, l’utopista del 4-3-3, l’uomo degli allenamenti massacranti, delle poche parole ma pesanti e dalla difesa (molto) leggera. Zeman inizia ad allenare nel solo modo in cui sa allenare, gradoni, doppie sessioni e scelte sul campo pensate sul “sistema” e non sul singolo. Ma la stagione, tra errori suoi ed errori di chi non gli ha consegnato una squadra adeguata, si trasforma in un calvario. S’inizia con la posizione di De Rossi che Zeman vede lontano dalla cabina di regia e talvolta lontano dal campo. Poi ci sono le discussioni con lo stesso De Rossi e con Osvaldo (tenuti fuori per scarsa professionalità), una discussione con Burdisso, una con Castan. Poi nell’ordine, al momento della sostituzione, contro la panchina inveiscono prima Miralem Pjanic e poi Marquinho. L’ultimo a parlare, lontano da Roma, è il portiere Stekelenburg, che se la prende con chi, Goicoichea, gli ha tolto il posto. Che la scelta del tecnico sia “stravagante” è cosa che mette d’accordo gran parte dei tifosi romanisti, gli stessi tifosi che a maggioranza sono favorevoli a tenere Zeman in panchina. Sta di fatto che le parole di Stekelenburg sono forse la goccia che fa traboccare il vaso. Zeman arriva in conferenza stampa e al contrario dei suoi predecessori non si dimette. Forse, come ha scritto Mario Sconcerti, si “autoesonera”. Forse, più semplicemente, fa solo Zeman. Ovvero dice quello che pensa, anche se ciò che pensa rischia di metterlo fuori dalla Roma: «Servono regole e disciplina. Senza queste componenti, non potrà mai esserci una squadra».
Le parole di Zeman si sommano a quelle dei predecessori. Per Spalletti i comportamenti erano scorretti. Ranieri si sentiva un capro espiatorio e voleva che la squadra avesse una “scossa”. Luis Enrique, dopo meno di un anno, si è sentito di troppo. Si è sentito un peso, come chi parla e viene ascoltato distrattamente. Ora Zeman parla di “regolamenti, discipline” e come Spalletti, di “comportamenti”. Quattro uomini e quattro allenatori troppo diversi perché vedano le cose in modo così simile senza che le cose siano davvero molto simili.
Perrotta ha lanciato l’allarme, io lo condivido perché questo finale di campionato della Roma non mi è piaciuto. La squadra con meno partite sulle gambe non è stata brillante fino all’ultimo, appena ha potuto, ha tirato i remi in barca, da qualche tempo gli allenamenti erano sempre più blandi.
Rudi Garcia al termine di questo bellissimo campionato, purtroppo macchiato dalle ultime tre sconfitte consecutive, tenga conto delle parole di Perrotta, in squadra ha giocatori che potrebbero giocargli brutti scherzi, meglio prendere le dovute precauzione ampliando la rosa in quantità e qualità.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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