Proteste per il test di verginità sulle donne soldato indonesiane

Human Rights Watch (HRW) ha pubblicato un rapporto per sollecitare le Forze armate indonesiane di abbandonare la prassi di sottoporre le reclute donne e le fidanzate di reclute di sesso maschile per i cosiddetti “test di verginità” al fine di garantire che siano in linea con i loro standard morali e sociali.
L’esercito indonesiano normalmente incarica i medici per effettuare sulle reclute donne il “test di due dita“, per valutare l’integrità del loro imene, presumibilmente per determinare la loro verginità. Il test secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha alcuna validità scientifica.
Il “test di verginità”, che Human Rights Watch (HRW) descrive come “trattamento disumano, degradante e crudele“, colpisce un numero significativo di persone. Fuad Basya portavoce dell’Esercito indonesiano, in difesa del test ha detto:
«Abbiamo bisogno di esaminare l’atteggiamento mentale di queste candidate. Se non sono più vergini, se sono disubbidienti, significa che la loro predisposizione mentale non è quella giusta per entrare nell’esercito. Continueremo su questa strada perché per intraprendere questa carriera, la cosa più importante è la predisposizione mentale. I requisiti fisici e intellettuali sono un aspetto secondario».

Umiliazione e violazione
Il rapporto di HRW contiene estratti di una serie d’interviste risalenti a trenta anni fa con testimonianze di donne costrette alla prova e quella di un medico indonesiano femminile. Tutti gli intervistati descrivono il test umiliante, un’esperienza di violazione, per alcuni è stata simile a stupro:
«Quattro anni dopo aver fatto il test, ho sposato il mio fidanzato», ha spiegato una donna ufficiale dell’aeronautica in pensione che ha subito il test nel 1984. «Come la maggior parte delle coppie sposate, abbiamo fatto un viaggio di nozze a Bali. Volevamo fare l’amore ma il mio corpo era rigido, non riuscivo ad aprire le gambe. Ho pianto tutta la notte. Abbiamo potuto avere rapporti sessuali per la prima volta solo due mesi dopo. E’ stato a causa del trauma che ho avuto con quel test di verginità».
Tra le interviste anche quella di un medico di sesso femminile in servizio per eseguire il test ha detto:
«Costringere le donne sulle staffe con le gambe spalancate era di là dall’umiliazione, l’equivalente alla “tortura“. Solo le donne che erano in grado di offrire tangenti o avere legami di carattere militare o politico sono state in grado di evitare il test».
Il più recente rapporto di HRW nel novembre 2014, ha rivelato che anche le candidate indonesiane per entrare nelle forze di polizia sono sottoposte allo stesso processo. Il “test di verginità” è un fenomeno globale, nel 2010 un rapporto di HRW ha evidenziato che in India il primitivo “test a due dita” è utilizzato come parte dell’esame forense per le vittime di stupro, “comporta da parte di un medico l’inserimento di dita in vagina di una vittima di stupro per determinare la presenza o l’assenza dell’imene e la cosiddetta “lassità della vagina“. Solo a marzo 2014 questa pratica è stata finalmente vietata in India.
Il “test a due dita” è utilizzato anche altrove. Le donne afgane che cercano di fuggire a relazioni violente o matrimoni forzati spesso sono arrestate per “crimini morali“. Al fine di ottenere prove che possono essere usate contro di loro in tribunale, sono sottoposte dalle autorità a un “test di verginità“.
Human Rights Watch (HRW) nel riferire anche di alcune donne in Brasile sottoposte a questi test per dimostrare la loro verginità dopo aver fatto domanda per svolgere determinati lavori statali, ha detto:
«Questa deplorevole pratica dovrà finire, inequivocabilmente questi “test di verginità” sono una violazione dei diritti dell’uomo e una misoginia istituzionalizzata. E’ opportuno a livello internazionale fare più pressione sui paesi che ancora li impiegano e implicitamente li usano come arma contro le donne».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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