Piera Aiello è diventata parlamentare senza mai mostrare la sua faccia

Piera Aiello in un’intervista esclusiva da una località sconosciuta, paragona la sensazione che prova in questi giorni al primo sorso d’aria che un subacqueo può apprezzare quando torna in superficie, dice: «E’ come essere sott’acqua e poter respirare di nuovo». Sta descrivendo il suo ritorno al mondo dopo quasi trent’anni di clandestinità, iniziati dal 1991 quando suo marito è stato ucciso di fronte a lei, è fuggita dalla mafia siciliana, vivendo sotto la protezione della polizia. Ha aggiunto: «E ‘difficile tornare alla vita normale».
E quella vita sta per cambiare radicalmente.

Ambizioni politiche
Piera Aiello recentemente per le elezioni politiche del 2018 è stata eletta deputata per il Movimento Cinque Stelle, in rappresentanza della città siciliana di Marsala: la cinquantenne (nata a Partanna il 2 luglio 1967), è  la prima testimone di giustizia a entrare in Parlamento. Ha ottenuto oltre il 51 per cento dei voti mentre il Movimento Cinque Stelle ha conquistato la Sicilia con promesse di combattere la corruzione, creare posti di lavoro e promuovere il cambiamento.
Piera Aiello in passato aveva rifiutato l’invito da parte dei partiti politici, ha abbracciato volentieri gli ideali espressi dal Movimento Cinque Stelle, ai suoi 2.0000 follower su Facebook, ha detto: «E’ l’unica parte che mi dà fiducia, ha i miei stessi ideali, rappresentati da verità, giustizia, legalità e trasparenza».
Conosciuta come “il candidato senza volto” (la sua identità era nascosta durante le interviste), in occasioni di eventi politici, ha chiesto ai sostenitori di non filmarla o fotografarla per paura che la mafia l’avrebbe trovata e uccisa.

Avvolta nel segreto
Piera Aiello ha detto che la sua prima vittoria è stata quella di tornare nella regione in cui è cresciuta, dopo aver trascorso gli ultimi 27 anni sotto una falsa identità. Ancora oggi, in occasione di una visita a Roma ha rifiutato un incontro diretto, il suo avvocato ha insistito su un’intervista telefonica per salvaguardare il suo luogo di residenza. Piera Aiello ha detto: «La mafia non dimentica mai. E’ difficile non avere paura». Viaggia ancora sotto una robusta scorta della polizia, non ha una fissa dimora.
Piera Aiello è nata nel piccolo paese di Partanna, vicino a Trapani, a 18 anni fu costretta a sposare Nicola Atria, figlio di un boss mafioso locale. Suo suocero è stato assassinato nel 1985, nove giorni dopo il loro matrimonio. Suo marito ha cercato vendetta. Ha detto:
«Ho sempre cercato di dissuadere mio marito, ma non c’era niente che potevo fare. Era immischiato nel narcotraffico, girava armato, quando ho cercato di dirgli di finire quella vita, mi ha picchiato».
Nicola Atria marito di Piera Aiello fu ucciso da due uomini armati, irruppero nella pizzeria che la coppia aveva appena aperto nella loro città. Riconobbe gli assassini di suo marito, erano stati mandati da un clan rivale in guerra di mafia.

In fuga
Piera Aiello ha detto: «Nicola è morto in pochi secondi, dopo la sua morte ero stata sorvegliata e seguita dai mafiosi coinvolti nel suo omicidio».
Decise di collaborare con la polizia in cambio della protezione di se stessa e di sua figlia (all’epoca aveva tre anni). Fuggita dalla Sicilia con la figlia, ottenne il sostegno di Paolo Borsellino, il magistrato antimafia ucciso nel 1992 in un attentato dinamitardo a Palermo.
Piera Aiello ricorda:
«Borsellino non era solo il magistrato che si occupava delle mie testimonianze, divenne amico, padre sul quale potevo contare in momenti di disperazione».
Rita Atria cognata di Piera Aiello, decise di rompere l’omertà mafiosa collaborando con i pubblici ministeri. Fu cacciata da casa quando nominò gli uomini che avevano ucciso suo padre e suo fratello. Si uccise una settimana dopo il brutale omicidio di Borsellino.

Lottando per sopravvivere
Piera Aiello nel corso degli anni si è sentita abbandonata dal governo, ha lottato per sopravvivere; nel 2015, ha combattuto per una legge regionale per consentire a chi vive come testimoni di stato di avere il diritto a un lavoro. Ha detto di non aver mai perso la fiducia nella lotta contro la criminalità organizzata, né il desiderio di contribuire a proteggere altri testimoni che vivono sotto protezione. Ora vuole portare questa lotta in Parlamento, ha detto: «Se puoi fare qualcosa, devi farlo per coloro che sono morti per la giustizia».
Giuseppe Gandolfo, da 15 anni avvocato di Piera Aiello, dice che è impossibile per la maggior parte delle persone valutare l’estrema pressione psicologica e l’isolamento che Piera Aiello ha dovuto affrontare:
«Le difficoltà spesso sembrano insormontabili. Le cose più piccole per il cittadino medio diventano enormi».
Il giornalista antimafia Lirio Abbate, sopravvissuto a un tentativo di omicidio e a molteplici minacce di morte, ha elogiato la vittoria elettorale di Piera Aiello, ha detto: «E’ un segnale importante da parte di tutti gli elettori siciliani che provengono dalla stessa regione dove si crede si nasconda il fuggitivo boss mafioso Matteo Messina Denaro».
La dottoressa Anna Sergi, esperta di mafia e docente di criminologia all’Università dell’Essex, per quanto riguarda il futuro, afferma che la decisione di Piera Aiello di intraprendere una carriera politica potrebbe salvargli la vita, spiega:
«C’è forza nel rifiutare pubblicamente la mafia, sarà più difficile per chiunque avvicinarsi a lei senza essere controllato».

Piera Aiello testimone di giustizia