Panchine cinesi anche in Padania? Hanno un timer che attiva punte d’acciaio per far alzare chi è seduto da troppo tempo

Panchine cinesi anche in Padania? Hanno un timer che attiva punte d’acciaio per far alzare chi è seduto da troppo tempo

In Cina i responsabili dei parchi, hanno escogitato un modo sadico per impedire alla gente di monopolizzare l’uso delle panchine per troppo tempo: le hanno dotate di timer a gettone e spuntoni d’acciaio retrattili [vedi foto], le punte fuoriescono dal sedile quando il tempo d’utilizzo della panchina è terminato.
Le prime panchine a tempo si trovano nel Parco Yantai, nella provincia di Shandong, nella Cina orientale. I visitatori del parco per continuare a stare seduti sulle panchine quando il tempo è scaduto, devono inserire nuovi gettoni per non ritrovarsi con le natiche seduti su decine di spuntoni che escono dal sedile. Le punte d’acciaio, per fortuna, sono troppo corte per procurare danni, ma abbastanza efficaci per impedire alle persone (non tutti sono fachiri) di continuare a stare seduti comodamente.
Il direttore del Parco Yantai ha adottato l’idea prendendo spunto dall’opera d’arte esposta in Germania, quella dello scultore Fabian Brunsing. L’artista ha creato una panchina con spuntoni retrattili per protestare contro la mercificazione della vita moderna.
Un critico d’arte ha detto:
Fabian Brunsing pensava d’esagerare con la sua panchina, non aveva previsto che un paese molto pratico come la Cina l’avrebbe effettivamente utilizzata”.
In Cina i parchi durante il fine settimana soffrono di sovraffollamento per l’assalto di milioni di persone che fuggono dalle brulicanti città della Cina.
Un funzionario ha sottolineato:
“Abbiamo deciso di dotare le panchine di spuntoni a tempo per porre fine alle ingiustizie, impedire alle persone che arrivano all’alba di utilizzare le panchine per tutto il giorno“.

 

Panchine cinesi anche in Padania? Già fatto
[…] Il Comune di Trieste decise nel novembre 2006 di segare le panchine per impedire ai barboni di sedersi nel periodo natalizio. Il provvedimento suscitò una ferma reazione dei cittadini che scesero in piazza per protestare, scrissero lettere indignate ai giornali, e fermarono l’iniziativa. Nell’occasione alcuni uomini di cultura si unirono alle proteste in difesa delle panchine.
[…] La panchina di Verona
L’amministrazione comunale ha tolto le panchine dai giardini in cui erano soliti sostare anche stranieri. Tutti i sabati di maggio alle 12, portando le proprie sedie da casa un gruppo di cittadini si è riunito nel disadorno e indegno giardinetto di via Prato Santo semplicemente per stare assieme, offrendo a chiunque un aperitivo, una poesia, una lettura, uno spettacolo, a simboleggiare la possibilità di una città aperta, giusta, gioiosa. Il 9 luglio 2009 hanno «offerto» a quel giardinetto una verde e luccicante panchina che, certo, non era sufficiente a cancellare il degrado nel quale l’amministrazione lascia questo e altri luoghi pubblici: ma non era che l’inizio di una riqualificazione voluta e attuata direttamente dai cittadini e dalle cittadine. La panchina, ben confezionata con elegante fiocco rosso, è stata «scartata» e inaugurata, «a disposizione di chiunque voglia sedersi nei Giardini di Via Prato Santo», recita la targa affissa dal Comitato Verona città aperta.

 

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