Offensiva di Greenpeace contro la perforazione nell’Artico attacca Lego e Shell

Greenpeace continua la sua battaglia contro la perforazione nell’Artico, la sua ultima protesta è stata indirizzata a due aziende di successo: Shell e Lego.
Greenpeace ha lanciato una nuova offensiva contro la Lego, l’azienda di giocattoli più grande del mondo per spingerla a interrompere la sua storica partnership con la supermajor anglo-olandese Shell. L’organizzazione ambientalista sostiene che, dal 2012, 16 milioni di giocattoli marchiati Lego Shell, sono stati venduti o ceduti a stazioni di servizio in 26 paesi, un accordo commerciale tra le due aziende da 116.000.000 dollari, con un altro affare iniziato quest’anno.
Lego sostiene di aver costruito il suo marchio sulla costante promessa di lasciare un mondo migliore per i bambini, per Greenpeace la collaborazione con la Shell lo sta distruggendo.
Gli attivisti di Greenpeace in sei paesi in tutto il mondo hanno preso di mira il produttore di giocattoli danese Lego, noto a livello internazionale per la sua linea di mattoncini assemblabili, perché temono che il frutto della collaborazione che ha sottoscritto con l’industria petrolifera, in particolare Shell, stia danneggiando la percezione dei bambini sulla regione artica.
I manifestanti arrivati a Legoland nei pressi di Londra con messaggi contro la perforazione nell’Artico hanno deturpato le scene Lego del Parlamento inglese e quelle di una partita di calcio della Coppa del Mondo.
Greenpeace ha aperto la sua ultima campagna contro la perforazione nell’Artico con un messaggio diretto a Lego, ha detto:
«L’accordo che hai fatto con la Shell sta aiutando il gigante petrolifero a ripulire la sua immagine di uno dei più pericolosi trivellatori dell’Artico al mondo. Agli occhi di un bambino nell’Artico non ci sono piattaforme petrolifere, trasporti industriali e nessun politico in lotta per salvaguardarlo. Lego purtroppo racconti solo la metà della storia, ciò che non dici ai bambini è che stai aiutando la Shell a minacciare questo bellissimo e fragile posto».
Greenpeace ha fatto suo il pensiero di Susan Linn, psicologa dell’Harvard Medical School:
«Per molte ragioni dobbiamo proteggere dai marchi pubblicitari il gioco immaginativo dei bambini, compresa la loro importante necessità di esplorare le proprie idee e sviluppare la propria visione del mondo».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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