L’Italia adotta nuove misure anti-pirateria

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom) in Italia, ha approvato una nuova serie di misure di lotta contro i siti pirata e i loro proprietari. Il nuovo sistema entrerà in vigore il 31 marzo 2014, consentirà anche la rimozione immediata dai siti di contenuti protetti da copyright e a livello ISP il blocco dei siti di file sharing. Coloro che caricano contenuti illeciti, così come i fornitori di servizi che non rispettano le disposizioni, potrebbero affrontare sanzioni fino a 250.000 euro (343.566 dollari).
Hollywood Studios ha puntato il dito contro l’Italia per non aver preso sufficienti azioni per combattere la pirateria, ora le autorità italiane stanno cercando di guadagnare il tempo perduto, seguendo gli ordini del tribunale diversi siti torrent, tra cui The Pirate Bay e KickassTorrents, sono già stati bloccati dai fornitori di servizi.
Le nuove norme consentono all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom) di ordinare il sequestro del dominio o il blocco ISP di un sito colpevole di non aver rispettato le leggi sul copyright.
Entriamo nel merito. Si parla di contenuti pubblicati o meno a scopo di lucro: ma l’intenzione di guadagnarci, con un contenuto piratato, non è per nulla obbligatoria ma si limita a essere aggravante, per l’avvio della procedura.
E, secondo l’avvocato Fulvio Scorza un utente deve “spendere 4.000 euro per difendersi al Tar” se inibiscono l’accesso al suo sito. Una spesa non certo alla portata di tutti, poiché l’utilizzo del termine “opera digitale” è quanto mai vaga e potrebbe comprendere l’intera Rete.
L’AgCom chiede la segnalazione all’autorità giudiziaria e il sanzionamento dei provider che non applicheranno la rimozione dei contenuti protetti dal copyright senza autorizzazione, con multe fino a 250mila euro.
Dopo la notifica dell’ordine di rimozione del contenuto, il presunto responsabile della violazione ha i tempi contati: appena 72 ore di tempo per rimuoverlo o approntare una difesa. A mediare è la direzione servizi media dell’Autorità, l’organismo collegiale che funzionerà da tribunale del copyright nazionale. Tre giorni sono un tempo sufficiente per un’azienda che si occupa professionalmente di Internet, ma sono un tempo scarso per chi tiene un sito a livello amatoriale. La delibera stabilisce che solo in certe condizioni i termini potranno essere prolungati, mettendo però a rischio siti che operano nell’economia digitale, già sottoposti allo stress della velocità della Rete.
Il procedimento si accorcia, passando da 45 a 10 giorni: in caso di scopo di lucro, messaggio ingannevole, od altri meno espliciti motivi (il fumosissimo “incoraggiamento”), la procedura può limitarsi a sole 24 ore.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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