L’era dei social media potrebbe finire?

I social media sono diventati una parte onnipresente della nostra vita quotidiana, secondo alcune stime controlliamo i cellulari circa 80 volte il giorno o una volta ogni 12 minuti, in gran parte per interagire con Facebook, Instagram, Snapchat e altri siti di social media. E queste sono solo le medie. Molte persone trascorrono più tempo online. C’è una vera ansia di separazione quando non controlliamo il nostro cellulare o non vediamo quell’ultimo feed.
I social media ora fanno parte della nostra cultura, le persone guadagnano e perdono posti di lavoro tramite i social media, alcuni addirittura vincono le elezioni e, come il presidente degli Stati Uniti, usano i social media per guidare la loro agenda.
Considerando il posto di rilievo che i social media occupano nella nostra vita, possiamo immaginare che la loro era potrebbe finire?
Apparentemente alcune persone tra le più deluse dai social media sono quelle che l’hanno creato. Chamath Palihapitiya ex dirigente di Facebook recentemente alla CNN ha dichiarato di sentirsi in colpa per ciò che ha creato, specialmente alla luce di come Donald Trump è stato eletto presidente con l’aiuto di una campagna di disinformazione su Facebook da parte della Russia:
«Mi sento assolutamente in colpa, nessuno ha mai pensato che si potesse avere una manipolazione così massiccia del sistema. Puoi vedere la reazione delle persone che gestiscono queste aziende. Non hanno mai pensato che fosse possibile».
Sean Parker è un’altra persona che è stata vicino a Facebook, è molto diffidente nei confronti di ciò che è diventato. Imprenditore della Silicon Valley è stato tra i primi investitori della società, nonché il suo primo presidente, pensa che Facebook abbia influenzato negativamente la nostra mente, ha detto:
«Cambia letteralmente il tuo rapporto con la società, probabilmente interferisce con la produttività in modi strani. Dio solo sa cosa sta facendo al cervello dei nostri figli».
Esattamente per quanto riguarda ciò che Facebook sta facendo al cervello, abbiamo alcune risposte degli scienziati della Nottingham Trent University:
«L’uso dei social media può diventare una dipendenza, potrebbe essere plausibile parlare specificamente di disturbo da dipendenza da Facebook, può portare a trascurare la propria vita personale, evadere dalla realtà, avere alterazione dell’umore».
Lo studio del 2015 condotto da ricercatori dell’Università del Missouri ha rilevato che l’uso regolare di Facebook potrebbe portare a sintomi di depressione, mentre uno studio sugli adolescenti ha scoperto che Facebook può farli sentire più a disagio, diminuendo la loro soddisfazione della vita. Facebook invece di fornire l’impegno sociale che pretende di offrire, effettivamente può portare all’isolamento e ad altri negativi effetti psicologici.
Recentemente uno studio condotto nel Regno Unito ha rilevato che tra i 1.500 utenti di Facebook e Twitter che hanno partecipato, il 62% aveva sentimenti d’inadeguatezza, mentre il 60% si sentiva geloso dopo essersi confrontato con altri utenti dei social media.
I social media visto che in massa gli adolescenti stanno abbandonando Facebook, sono condannati? Gli adolescenti da poco sono passati a Snapchat e Instagram, ogni mese ci sono ancora più di due miliardi di utenti attivi su Facebook, quindi potrebbe passare un lungo periodo fino a quando sarà ufficialmente morto. D’altra parte, ricordate MySpace? Era per tutti gli italiani (e non solo) il social network per eccellenza. Crebbe molto in fretta, nel 2005 venne acquistato per oltre mezzo miliardo di dollari da Rupert Murdoch, ma altrettanto in fretta crollò, soppiantato da Facebook e Twitter.
Forse è più utile pensare ai singoli siti come alla tecnologia, oggi continua a cambiare e ad adattarsi alle nostre vite diventando rapidamente obsoleta.
Facebook e gli altri social network quando non saranno più con noi, sicuramente qualcos’altro occuperà il loro posto. Speriamo che “il nuovo” ci aiuti veramente a essere più sociali.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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